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Marrazzo si è dimesso e si è ritirato in convento...

L'ex governatore della Regione Lazio: ''Troppa sofferenza, ora non sono più utile''

28 ottobre 2009

Piero Marrazzo ha rassegnato le dimissioni da Presidente della Regione Lazio, dopo lo scandalo che lo ha coinvolto. Lo ha comunicato una nota dell'ufficio stampa della Regione. Intanto Marrazzo avrebbe lasciato la sua casa romana per prendersi qualche giorno di riflessione in un istituto religioso.
"Le mie condizioni personali di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini del Lazio la mia permanenza alla presidenza della Regione Lazio - ha scritto Marrazzo, in una lettera inviata al presidente del Consiglio regionale Bruno Astorre e al vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino -. Comunico con la presente le mie dimissioni definitive e irrevocabili". "A tutti coloro che mi hanno sostenuto e a quanti mi hanno lealmente avversato - prosegue Marrazzo - voglio dire che finché mi è stato possibile ho operato per il bene della comunità laziale. Mi auguro che questo mi possa essere riconosciuto al di là degli errori personali che posso aver commesso nella mia vita privata".

A quanto appreso dall'Adnkronos, Marrazzo, dopo aver rassegnato le dimissioni ed essere era stato visitato al Policlinico Gemelli di Roma, si è recato  nell'Abbazia di Subiaco.
L'abbazia territoriale di Subiaco è costituita dal monastero di Santa Scolastica e dal monastero di San Benedetto e appartiene all'ordine dei Benedettini. E' un'abbazia territoriale del Lazio, sede della Chiesa ed immediatamente soggetta alla Santa Sede. Costituita nel XI secolo, conserva al suo interno importanti opere d'arte, tra le quali affreschi di scuola senese del 1300 circa e affreschi di scuola umbro-marchigiana del primo '400. Custodisce inoltre una importante statua di San Benedetto opera di Antonio Raggi, allievo di Gian Lorenzo Bernini, del 1657, e un affresco che raffigura San Francesco prima che ricevesse le stimmate, del 1223.

E nel frattempo prosegue il lavoro degli inquirenti. Nessun provvedimento dal punto di vista penale è stato preso nei confronti di Marrazzo che, contrariamente alle voci che circolavano ieri, non è stato nuovamente convocato a Palazzo di Giustizia nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere nei giorni scorsi quattro carabinieri. La precisazione è stata fatta in Procura dove è stato anche sottolineato che allo stato non è in programma alcun interrogatorio dell'ormai ex governatore. Neanche rispondono a verità, secondo quanto è stato precisato, ipotesi di peculato nei confronti di Marrazzo per l'uso dell'automobile di servizio e neppure di corruzione per avere offerto denaro, come emerge dalle lettura dell'ordinanza di custodia cautelare per i quattro carabinieri, per evitare che venisse messo in circolazione il video che lo ritrae in casa di un trans. Video che secondo la convinzione dei magistrati inquirenti è stato girato dai due carabinieri entrati nell'appartamento per l'ispezione.
I difensori dei militari hanno presentato al Tribunale del Riesame un ricorso per confutare le accuse e far ottenere loro la scarcerazione o un provvedimento meno pesante.
L'avvocato Luca Petrucci, legale del governatore del Lazio, ha avuto ieri un colloquio con il procuratore Giovanni Ferrara. Petrucci non esclude che in futuro il presidente non possa essere risentito dagli investigatori, ma, assicura, come parte lesa. L'avvocato ha inoltre precisato che da Silvio Berlusconi arrivò la segnalazione a Piero Marrazzo dell'esistenza del video, ma è stato lo stesso Marrazzo, dopo vari tentativi a scoprire che il filmato si trovava presso un'agenzia di Milano. Il penalista sottolinea che il governatore della Regione Lazio non ha preso contatti con l'agenzia per trattare l'acquisto del video ed impedire che venisse messo in circolazione, ma solo per conoscerne il contenuto. Inoltre, "il denaro che si trovava sul tavolo dell'appartamento di via Gradoli dove il governatore Piero Marrazzo è stato ripreso in compagnia di un trans non era del presidente della Regione Lazio" ma del transessuale. Secondo Petrucci, "i 3.000 euro indicati come compenso per la prestazione" non sono stati versati da Marrazzo. Come ha spiegato il legale, "Marrazzo aveva con sé 2.000 e non 5.000 euro e forse tra le banconote sul tavolo c'erano anche quelle pagate al trans per l'incontro".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

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28 ottobre 2009
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