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Massimo Ciancimino indagato per mafia

Da almeno un anno i pm di Palermo hanno riaperto l'inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa

27 ottobre 2010

Massimo Ciancimino è indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. L'avviso di garanzia, come hanno scritto oggi alcuni quotidiani lanciando la notizia che risale al gennaio scorso, gli è stato notificato lunedì durante l'ultimo interrogatorio dai pm Nino Di Matteo e Paolo Guido. Si tratta di un adempimento tecnico, in vista dei confronti a cui Ciancimino verrà chiamato nei prossimi giorni.
L'iscrizione del figlio dell'ex sindaco di Palermo sul registro degli indagati è conseguenza delle dichiarazioni rese dallo stesso Ciancimino junior negli ultimi mesi, anche attraverso la consegna di 'pizzini' e documenti.
Ciancimino jr è indagato, in particolare, per avere fatto da tramite tra il padre Vito, e alcuni boss mafiosi tra cui Bernardo Provenzano, come ammesso dallo stesso testimone in diversi interrogatori. Contestandogli il concorso esterno i pm palermitani mostrano di ritenere Massimo Ciancimino credibile, soprattutto nella parte che riguarda la cosiddetta 'trattativa' tra lo Stato e Cosa nostra dopo le stragi del '92.

La notizia dell'indagine sul figlio del politico corleonese era nota dall'inizio dell'anno, quando, su richiesta della Procura di Palermo il gip ha disposto la riapertura dell'inchiesta.
"Ho piena fiducia nei magistrati - aveva allora commentato l'indagato -. E' giusto che facciano luce sul ruolo che ho avuto in certe vicende. Non faccio parte di quelli che gridano al complotto: i pm lavorino serenamente, io sono tranquillo e dimostrerò che, dai primi contatti con i carabinieri fino ad oggi, ho sempre contrastato la mafia".
L'indagine, archiviata negli anni scorsi perché i pm sostennero che il figlio di don Vito agiva su indicazioni del padre e non era "pienamente consapevole che la sua attività si inserisse in quella più complessiva dell'associazione mafiosa", è stata riaperta a seguito delle nuove ammissioni del testimone. Massimo Ciancimino, infatti, ha raccontato, tra l'altro, di avere consegnato i pizzini scritti dal boss Bernardo Provenzano al padre e di avere custodito le lettere e altri documenti dell'ex sindaco in una cassaforte di casa. Ammissioni che potrebbero far pensare a un suo ruolo attivo nelle vicende di cui il padre era protagonista.

"Mi aspettavo quest'indagine. Era inevitabile viste le dichiarazioni che ho reso ai pm. Proprio per questo nel tempo ho esitato a consegnare tutti i documenti in mio possesso. La mia non è una situazione facile, ma forse in questo paese paga di più l'omertà", ha  detto Massimo Ciancimino. "Non sono comunque l'unico indagato del procedimento - ha aggiunto - Questo dimostra che, nonostante tutto, le mie dichiarazioni sono ritenute credibili visto che proprio in base a ciò che ho detto altri vengono inquisiti. Affrancarmi dall'eredità pesante del mio cognome non è facile  ma io andrò avanti. Ai pm ora ho dato tutti i documenti che avevo. Se in luoghi di cui non ho la disponibilità c'è altro non ne sono responsabile".

Rimangono ancora le ombre sull'identità del misterioso 'signor Franco', un uomo dei Servizi segreti che avrebbe fatto da tramite tra lo Stato e Cosa nostra. Proprio oggi Ciancimino verrà interrogato dai magistrati di Caltanissetta che indagano sulle stragi del '92 ma anche sull'attentato a Giovanni Falcone all'Addaura del 1989. Insieme a Ciancimino sono state indagate altre otto persone sulla cui identità vige però il 'top secret' della Procura.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it]

- Una conferma che per la Procura Ciancimino jr è credibile di Giovanni Bianconi (Corriere.it)

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27 ottobre 2010
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