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L'Uranio impoverito continua a mietere vittime, ma nessuno sa dire ancora nulla di certo

10 ottobre 2007

L'Uranio impoverito - L'Uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità in rocce, suolo, aria, acqua e cibi. Nella sua forma naturale, l'uranio è costituito da 3 isotopi, con una netta prevalenza (99.2745%) dell'isotopo 238. Tutti gli isotopi dell'uranio sono radioattivi, e hanno un tempo di dimezzamento mostrato nella Tabella. A causa della sua grande vita media (4.468·109 anni), il 238U ha una attività molto bassa. Per utilizzarlo nei reattori nucleari, o nelle armi nucleari, è necessario arricchire l'uranio naturale con gli isotopi fissili 235U e 234U. Il materiale che ne deriva è noto come uranio arricchito, e la sua concentrazione di 235U in peso varia fra il 2% ed il 90%. Il materiale di scarto di questo processo è noto come uranio impoverito (DU = depleted uranium), e contiene meno dello 0.7% di 235U. Il DU è meno radioattivo dell'uranio naturale di circa il 40%, e di circa un ordine di grandezza meno dell'uranio arricchito. L'uranio impoverito, che emette particelle alfa e beta, con una attività di soli 14.8 mBq/mg, il DU è classificato nella fascia più bassa di rischio fra gli isotopi radioattivi. Il DU possiede delle uniche proprietà fisiche quali la densità elevatissima (19 g/cm3, 1.7 volte maggiore della densità del piombo) ed una notevole duttilità. Inoltre, l'uranio è piroforico, e quindi delle piccole particelle prendono spontaneamente fuoco a contatto con l'aria. [www.uranioimpoverito.it]

I proiettili all'uranio impoverito -
All'interno di alcuni proiettili sparati durante la guerra in Kosovo (che si è consumata per tutti gli Anni '90), sono state trovate alcune tracce dell'isotopo u-236. Questo significa che l'uranio impoverito utilizzato non deriva solo dal processo di arricchimento ma anche dal riprocessamento del combustibile nucleare esaurito, cioè dalle scorie dei reattori nucleari, che per i motivi sopra-esposti, sono presenti in grandi quantità sul territorio americano e mondiale (si pensi che per smaltire le scorie fu proposto anche un improbabile lancio nello spazio; la quantità totale di scorie prodotte fino ad oggi e sparse chissà dove è di milioni di tonnellate). Le scorie nucleari prodotte dalle centrali nucleari contengono tutta una serie di radionuclidi non presenti in natura ed estremamente pericolosi per l'uomo e per l'ambiente (ad esempio il Plutonio). Questo rende ancora più pericolosi i proiettili all'uranio impoverito. L'ingestione di 0.5 grammi di Plutonio rappresenta una dose mortale. Nei proiettili sembra però stata trovata una dose molto bassa dell'isotopo u-236 (circa lo 0.0028% del peso del proiettile). Secondo uno studio, in prospettiva inalare una massa di circa 0.0001 milligrammi di Plutonio aumenta la probabilità di morte per cancro da 200 su 1000 (rischio di mortalità per cancro escluse cause non naturali) a 201.2 su 1000. Questo corrisponde a una diminuzione delle aspettative di vita media di circa 15 giorni. Per fare una comparazione, fumare un pacco di sigarette al giorno riduce la durata media della vita di circa 2250 giorni (più di sei anni). [www.uranioimpoverito.it]

Sindrome dei Balcani - L'hanno definita ''Sindrome dei Balcani'' e si è sempre sospettato che la causa delle malattie mortali potesse essere collegata al famigerato depleted uranium. In realtà non è stato mai possibile attribuire con certezza scientifica una completa responsabilità a questo metallo che era contenuto nei proiettili sparati dai caccia durante la guerra del Kosovo. Ne furono lanciati, come ha ammesso il Pentagono, ben 11 mila. Una commissione italiana, qualche anno fa, arrivò alla conclusione che il numero dei decessi era nella media nazionale. Tuttavia la lista delle malattie mortali e dei militari deceduti negli ultimi 5 o 6 anni si è allungata in misura allarmante. La ''Sindrome'', secondo alcuni esperti, potrebbe essere determinata da un insieme di cause, che vanno dall'ambiente in cui i militari operano, allo stress che le missioni all'estero comportano. Il Pentagono ha riconosciuto negli ultimi tempi che lo stress psicofisico dei militari può dare origine a patologie gravi, l'hanno chiamato battle fatigue, stress da battaglia. Sia colpa dello stress o dell'uranio impoverito, le ricerche comunque non dovrebbero limitarsi ai militari impiegati in Bosnia e Kosovo, ma andrebbero estese anche a quelli che operarono anche in Albania e soprattutto a quelli impegnati nella prima guerra del Golfo, che risale al 1991. Si sono verificati casi mortali sia tra i militari mandati a quell'epoca nel Kuwait sia fra quelli spediti in Somalia nel 1993. In entrambe le missioni potrebbero essere avvenuti contatti con l'uranio impoverito. [Corriere.it]

Abbiamo trovato necessario riportare le tre definizioni qui sopra prima di affrontare il tema dell'articolo, definizioni fondamentali per comprendere, almeno in parte, quanto è successo durante la Guerra nei Balcani e quanto è accaduto nel silenzio degli anni successivi.
La forza distruttrice della guerra stermina interi popoli e cambia i connotati del territorio, spostandone confini e deturpandone l'ambiente. Il conflitto dei Balcani ci ha ''insegnato'' pure che guerra può ammalare, e non soltanto la testa di chi si è trovato - costretto o meno - a combatterla, ma anche l'organismo. Qualcosa nell'aria del Kosovo, forse qualcosa che ha sporcato la sua terra, ha guastato la salute dei militari e alcuni di loro sono morti.
''Vedevamo i militari americani con divise che sembravano dover andare sulla luna... I loro volti erano coperti da maschere, i loro corpi avvolti da tute impenetrabili... Si muovevano come in assenza di gravità tastando il terreno con attenzione, mentre in pugno tenevano marchingegni gracchianti. Che siano dei rilevatori geiger? Iniziammo a chiederci noi militari italiani che pascolavamo tra le montagne in maniche di maglietta e cappellini alzati in fronte. Che ci sia qualcosa che non va nell'aria? Ma i nostri superiori ci tranquillizzavano dicendoci che gli americani, è cosa nota, sono fanatici...''.
Dopo quella guerra furono parecchi i soldati italiani a raccontare storie del genere. Questi uomini si sono visti troppo poco in televisione, e nelle rare volte che qualcuno si è interessato a loro, mentre alle telecamere spiegavano cosa avevano vissuto e visto nei Balcani, davanti a loro le cartelle cliniche messe in fila riportavano tutte la stessa, terribile diagnosi: cancro.

I militari italiani che si sono ammalati di tumore dopo aver prestato servizio all'estero, tra Balcani, Afghanistan, Iraq e Libano negli ultimi dieci anni sono 255, trentasette dei quali sono morti. Almeno stando ai dati ufficiali. A rivelarlo è stato ieri il ministro della Difesa, Arturo Parisi, nel corso di un'audizione davanti alla commissione d'inchiesta sull'Uranio impoverito del Senato. ''I militari che hanno contratto malattie tumorali, che risultano essere stati impiegati all'estero nei Balcani, Afghanistan, Iraq e Libano nel periodo 1996-2006 risultano essere un totale di 255. Di questi 161 appartengono all'Esercito, 47 alla Marina, 26 all'Aeronautica e 21 ai Carabinieri'', ha detto Parisi, precisando che la Direzione di sanità militare non è stata ancora in grado di fornire anche il numero di militari che si sono avvicendati nelle varie missioni in tale periodo e quindi un valore percentuale comparabile con la media nazionale.
I numeri forniti dal ministero della Difesa sono assai inferiori rispetto a quelli forniti dall'Osservatorio militare, l'associazione che assiste gli appartenenti alle forze armate e i loro familiari, che li contesta frontalmente. ''Evidentemente - ha detto Domenico Leggiero, dell'Osservatorio - ci sono interessi che vanno ben oltre quello che potevamo supporre''. Leggiero sostiene che i dati del ministero sono ''inferiori sia rispetto a quelli denunciati nella scorsa legislatura, sia rispetto ad un documento della sanità militare dello Stato maggiore della Difesa, di cui l'Osservatorio è in possesso'' in cui si parla di ''2.536 militari affetti da patologie tumorali, di cui 164 deceduti''. ''Ci dispiace, ma così anche Parisi perde credibilità. Avevamo riposto speranze in lui, ma queste cifre sono troppo lontane dalla verità''. Leggiero è pronto a mostrare altri dati ufficiali della Difesa che parlano di un numero di malati quasi decuplicati e di un numero delle vittime da moltiplicare per tre: ''Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), in Sicilia, si stanno svolgendo i funerali del carabiniere Giuseppe Bongiovanni, morto l'altro ieri per un tumore contratto durante una missione all'estero. Se andate a vedere, questa morte non risulta al ministero''.

Il ministro Parisi si è difeso affermando che ''non esiste alcun segreto di Stato sull'argomento'', ma il ''quadro di assoluta incertezza'' rimane: ''Vari fattori hanno impedito sinora di raggiungere una solida base informativa. Queste sono le cifre che risultano dalla raccolta dei dati in possesso del sistema sanitario nazionale, che possono variare di qualche unità dopo le ulteriori verifiche di dati clinici e libretti personali''. Per avere un quadro completo vanno aggiunti i dati che si stanno raccogliendo presso i disciolti ex distretti militari. ''Restano tuttavia fuori i casi di militari che si sono congedati da anni e che non hanno chiesto riconoscimento della causa di servizio. La loro malattia quindi potrebbe essere nota solo al Sistema sanitario nazionale e non anche a quello militare''. La Difesa italiana, ha ribadito poi il ministro, ''vuole giungere a una limpida e unica verità''.
Il ministro Parisi ha assicurato anche che nell'impiego di soldati ''in zone critiche'', la Difesa ''sta applicando ogni misura precauzionale. Non intendiamo in alcun modo sottovalutare il fenomeno e tanto meno dissimularlo''. Un'ammissione importante da parte di un ministro che comunque ha aggiunto: ''L'Italia non ha mai fatto uso di armamento ad uranio impoverito, né risulta che nel nostro poligono possa essere stato utilizzato da altri, a meno di dichiarazioni mendaci degli utilizzatori stranieri, che non voglio neppure ipotizzare''.
L'uranio impoverito è impiegato per la realizzazione di munizioni anticarro essendo molto efficace contro le corazzature. Si ritiene che possa provocare tumori ma non è dimostrato un nesso di causa-effetto, il che rende ''l'iter di riconoscimento (della causa di servizio) particolarmente complesso'', ha detto Parisi. Per questo il ministro ha deciso di istituire un Centro, attivo presso la Direzione generale di Sanità, che indaghi sulle cause non ancora stabilite con certezza e che possa ''stabilire se esistano altri fattori, oltre l'uranio impoverito, che possano causare danni ambientali''. Nuovi metodi di monitoraggio, dunque, che utilizzino ''criteri aggiornati anche per l'analisi delle nanoparticelle non precedentemente presi in considerazione''. Il Centro riceverà direttive da un Comitato scientifico formato dai maggiori esperti della materia e sarà finanziato con 10 milioni di euro già stanziati in Finanziaria. Intanto, il governo ha già stanziato 170 milioni di euro per risarcimenti alle ''vittime del dovere'': tra loro ci sono anche i militari italiani morti o malati per presunta contaminazione da uranio impoverito.

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10 ottobre 2007
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