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Me lo ha fatto diventare comunista...

Un 16enne catanese tolto alla madre e affidato al padre perché iscritto a Rifondazione comunista

21 agosto 2008

La storia che andiamo a raccontare è successa a Catania ed ha dell'incredibile.  M.P., 16 anni, è stato tolto alla madre ed è stato affidato alle cure paterne perché militante nelle fila di Rifondazione comunista.
La decisione di togliere l'affido alla madre è stata presa dai giudici del capoluogo etneo.
Uscita la notizia il presidente della prima sezione civile del Tribunale di Catania, Massimo Escher, ha però voluto fare alcune puntualizzazioni: "Nel mio provvedimento non esistono riferimenti diretti o indiretti all'appartenenza del ragazzo ad alcun partito o circolo. Non ho mai citato il Prc, né parlato di una sua militanza comunista. Non capisco come si possa montare una cosa simile".
Nell'ordinanza di due pagine il magistrato fa cenno alla relazione redatta dall'Unità Operativa di Neuropsichiatria della Usl3 di Tremestieri Etneo "laddove - scrive - si segnalano le carenze genitoriali della madre dei due minorenni e la vita 'sregolata' del 16enne". Nel provvedimento il giudice esemplifica citando "l'irregolare frequenza scolastica, i mancati rientri a casa, seppure con il beneplacito materno e la frequentazione di luoghi giovanili ove è diffuso l'uso di sostanze alcoliche e psicotrope".
"Dove è il cenno a Rifondazione?", si chiede il magistrato. "I luoghi a cui si fa riferimento potrebbero essere bar, discoteche. L'affido condiviso del ragazzo in questo caso è stato escluso perché la madre aveva difficoltà a gestire il figlio".

Eppure la fotocopia della tessara dei Giovani  comunisti del Circolo Tienanmen, trovata dal padre e fotocopiata dai servizi sociali, è stata allegata all'ordinanza del Tribunale di Catania proprio per dimostrare nella causa di affido che la madre non sa badare all'educazione del ragazzo il quale ha "la tessera d'iscrizione a un gruppo di estremisti".
Insieme a M. P. è stato tolto alla madre anche il fratello più piccolo. Nel provvedimento si stabilisce che la madre dei ragazzi, di professione medico, che vive con una terza figlia maggiorenne, debba concorrere al mantenimento dei due minorenni, versando 200 euro al mese al marito impiegato comunale, e si assegna la casa della donna all'ex marito.
Nel più pessimista dei suoi incubi, ha raccontato la madre di M.P., si aspettava un affido condiviso. Lei non è disposta a riconoscere argomenti e legittimità delle richieste paterne, che invece ci sono.

"Stiamo ancora cercando di capire i motivi che hanno spinto il tribunale a prendere questa decisione. Il ragazzo non si droga, non ha commesso reati. La cosa che ci ha colpiti è che viene citato come appartenente ad un gruppo estremista. Secondo noi è stato montato un caso sul nulla".
Questo è quanto ha affermato l'avvocato Mario Giarrusso, legale della donna.
Nelle relazioni dei servizi sociali e nell'ordinanza del Tribunale inoltre si rimprovera alla madre di aver nascosto al marito che il ragazzo ha avuto "una irregolare frequenza scolastica" e di avere dato il suo beneplacito a "mancati rientri a casa".
"Mio figlio va al mare e studia - dice la madre - ha avuto tre debiti al penultimo anno del classico in greco, latino e filosofia. Come può essere sereno con questa guerra in atto?".
La coppia ha altri due figli, una ragazza che ha appena compiuto i 18 anni, che viveva con il padre ma che ora dopo aver compiuto la maggiore età è andata a vivere con la madre, ed un maschio di 12 anni, che è stato assegnato anch'egli al padre ma che vuole andare a vivere con la madre.
"In questo momento il Tribunale per i minorenni di Catania sta decidendo se mandare il ragazzo in comunità, come richiesto dagli assistenti sociali. Con l'aiuto di alcuni consulenti - ha aggiunto il legale - stiamo cercando di preparare una richiesta al Tribunale per un riesame della vicenda".

Oliviero Diliberto: "Da quando siamo fuorilegge?" - "I comunisti sono un'organizzazione estremista solo perché fuori dal Parlamento? Ci vogliono fuori legge?". A chiederlo è il segretario del Pdci Oliviero Diliberto, commentando la vicenda del ragazzo siciliano non affidato alla madre perchè appartenente a Rifondazione comunista.
"Appartenere a un partito Comunista è motivo così disdicevole per un ragazzo tanto da accusare la madre e non fargli avere l'affidamento del figlio?", aggiunge Diliberto riferendosi al fatto che i servizi sociali si sarebbero pronunciati contro l'affidamento del ragazzo alla madre perché comunista. "Noi non siamo in Parlamento, ma siamo nel Paese a difendere i deboli e chi non ha voce", conclude il segretario del Pdc. [La Siciliaweb.it]

- "Papà vuol fare guerra a mamma" (Repubblica.it) 20/08/2008

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21 agosto 2008
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