Meduse
Un film poetico, blu come il mare di Tel-Aviv, un po' cronaca un po' favola urbana, un po' sogno
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MEDUSE
di Shira Geffen e Etgar Keret
Tel-Aviv, oggi. Al suo matrimonio Keren si rompe una gamba, e la luna di miele ai Caraibi salta. Una strana ragazzina venuta fuori dal mare segue Batya come un'ombra, fino a cambiarle la vita. Joy è una cameriera venuta dalla Filippine; lavora per una vecchia signora severa e inaspettatamente riesce a riconciliarla con la figlia. Un film composito, con tanti squarci di umanità come tanti messaggi in bottiglia, uniti dalla cifra dell'assurdo. Un ritratto del mondo di oggi, dove ognuno tenta di cavarsela come può.
Tit. Orig. Meduzot
Anno 2007
Nazione Francia, Israele
Distribuzione Sacher Distribuzione
Durata 78'
Regia Shira Geffen e Etgar Keret
Sceneggiatura Shira Geffen
Con Gera Sandler, Nikol Leidman, Noa Knoller, Sara Adler
Genere Drammatico
La critica
''Vale assolutamente la pena vederlo: pur lontano dalle implicazioni geopolitiche con cui siamo soliti pensare quel paese, 'Meduse' mette in scena personaggi che forse ci somigliano, di certo ci riguardano, con un tocco lieve ma ricco di senso. (...) Adagiato lungo il mare di Tel Aviv, un film poetico blu come il mare; un po' cronaca un po' favola urbana, un po sognato''.
Roberto Nepoti, la Repubblica
Meduse. Tel Aviv, realtà e favole sotto il mare
di Alessandra Miccinesi (www.cinespettacolo.it)
Sa di mare e d'aria salmastra, di gelati promessi (mai comprati) e navi in bottiglia, abbracci negati e solidi rimpianti. E' una moderna fiaba che parla al cuore di ogni uomo e donna, con immediatezza e ironia. Si intitola ''Meduse'' ed è un film sviluppato su tre piani narrative (tema dominante, l'abbandono) che analizza il concetto dell'incomunicabilità tra dolore filiale e inadeguatezza genitoriale, mescolando dolori e sorrisi con lancinante puntualità.
Ambientato in una solare Tel Aviv, per una volta città di mare e non teatro di guerra, il film è il felice risultato di una coproduzione Israele-Francia e di una doppia regia, poetica e visionaria. Quella dello scrittore Etgar Keret e di sua moglie Shira Geffen, i quali hanno girato il film nel tempo record di 27 giorni. Dal canto suo, ''Meduse'' ha già fatto incetta di premi, come la prestigiosa Caméra d'Or conquistata al Festival di Cannes come Migliore opera prima e sarà distribuito nelle nostre sale, dalla Sacher Distribuzione di Nanni Moretti, considerato dai due autori israeliani: ''un mito, continua fonte d'ispirazione e ammirazione''. E meno male che c'è lui perché se no avremo rischiato di non veder uscire nel nostro Paese questo piccolo gioiellino.
Il film parte da un banchetto nuziale funestato da un incidente. Keren (Noa Knoller), la sposa, si frattura una gamba e deve rinunciare alla luna di miele ai Caraibi con l'amato Micheal (Gera Sandler). Tra gli addetti al catering del matrimonio spicca l'ovale di Batya (Sarah Adler), cameriera dall'animo triste che ha appena rotto col fidanzato. I suoi genitori, separati con astio e impermeabili alle critiche, sembrano più interessati a fare del bene al prossimo che ad esserle vicini. La vita di Batya cambia quando sulla spiaggia trova una bimba dai capelli rossi (Nikol Leidman). La ragazzina, sperduta, non parla; ma sorride tenendosi stretto il salvagente alla pancia anche di notte. In un altro angolo della città, una badante filippina (Ma Nenita de Latorre) sgobba per il mantenimento del suo bambino in patria, e senza saperlo rinforza il legame tra un'anziana madre (Zharira Charifai) e sua figlia (Ilanit Ben Yaakov). Un girotondo allegro e disordinato questo in cui, tra lacrime e amarezze, abbandoni e rimpianti, ciascuno cerca il suo posto (e l'amore) a Tel Aviv.
Signor Keret, la sceneggiatura è stata scritta da sua moglie Shira: com'è nata? Pensavate già di girare il film in due?
''No - risponde Etgar Keret - quando Shira ha terminato di scrivere lo script l'ho letto e me ne sono subito innamorato, ma nessuno dei grandi registi israeliani sembrava comprenderlo fino in fondo. Ognuno voleva fare tagli e modifiche, così ho detto a mia moglie: lo faccio io. Lei ha accettato e questo è uno dei motivi che mi fanno amare così tanto Shira''.
''L'idea di Meduse è nata da un ricordo d'infanzia che mi ha segnato - aggiunge l'autrice -. Da piccola i miei genitori mi hanno portata al mare e deposta in acqua col salvagente, dopodiché si sono messi a litigare furiosamente dimenticandosi di me. E' per questo che i personaggi del film aspettano qualcuno che li venga a cercare. In me, da allora, è rimasto un sentimento di instabilità''.
Il film è ambientato in una Tel Aviv senza echi di guerra, perché?
''Perché volevamo rappresentare la guerra solo nell'animo dei personaggi. E' necessario ricordare che anche durante le ostilità per gli uomini contano sempre le stesse cose: i sentimenti. Qualcuno che amiamo e che ci lascia, per esempio, o il conflitto con i genitori. Abbiamo scelto il mare perché rappresenta una zona neutrale della città. Esso cancella le differenze, è l'irrazionale, rappresenta l'inconscio collettivo''.
''Meduse'' ha avuto un grande successo in patria, ne siete orgogliosi?
''Non so, non avevamo alcuna aspettativa. E' stato un sogno persino trovare i soldi per realizzarlo. Per noi è stata questa la grande vittoria''.
Avete avuto difficoltà a dirigere in tandem?
''No - spiega Keret - abbiamo fatto tutto in coppia. Durante le riprese, però, ho scoperto che è più facile stare sul set che vivere tutti i giorni insieme. Forse perché nella vita abbiamo obiettivi diversi: io scrivo e Shira lavora in teatro, e questo può complicare le cose. Sul set, invece, l'obiettivo era uguale per entrambi''.
''Qualche disaccordo c'è stato - puntualizza Shira - ma abbiamo trovato la strada per arrivare ad una soluzione perché ci completiamo a vicenda''.
Come avete selezionato il cast e chi sono i vostri personaggi?
''Il cast è stato fatto scegliendo grandi attori di teatro da affiancare a persone che non avevano mai recitato. La difficoltà è stata portare tutti allo stesso livello di recitazione. Ad esempio, nel caso di Joy, la filippina, più che una performance la sua è stata un'immersione nella realtà quotidiana perché lei è davvero una badante. I personaggi appartengono quasi al mondo delle fiabe per questo non sono tratteggiati in modo iperrealistico. E proprio come nelle fiabe ciascuno ha il suo doppio: la sposina e la scrittrice, infatti, sono due lati della stessa donna''.
Che effetto le fa dirigere un'attrice in un ruolo, Batya, che aveva scritto per sé?
''Non era scritto per me, ma scritto pensando a me - spiega la Geffen - e inconsciamente abbiamo scelto un'attrice che mi somigliasse anche fisicamente, comunque tutte e tre le donne del film rappresentano me''.
Qual è il segreto di "Meduse"?
''E' il suo ricollegarsi al mondo dell'infanzia. Chi coglierà questo aspetto amerà molto il film, perché è popolato di persone che cercano un contatto, un bacio, ma non lo trovano; è ambientato in una città che somiglia ad una nave in bottiglia, ma è in grado di gonfiare le proprie vele, ed è popolato da personaggi che riescono a vincere la corrente senza lasciarsi trasportare come fanno le meduse. Uomini e donne riusciranno a stare ritti in piedi in un posto chiaro e vero, e lì inizieranno a sperare''.
Caméra d'Or alla 46ma Semaine Internationale del la Critique (Cannes 2007), dove si è aggiudicato anche il Premio SACD.