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Meglio morire che vivere così...

Una decina di tunisini del Cpa di Lampedusa hanno tentato il suicidio mentre un centinaio hanno iniziato lo sciopero della fame

07 febbraio 2009

Un centinaio dei circa mille migranti del centro di prima accoglienza di Lampedusa hanno scelto di attuare uno sciopero della fame per protestare contro il rimpatrio, deciso dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, e la stessa permanenza nella struttura dell'isola. Alcuni di loro hanno addirittura tentato di suicidarsi, chi impiccandosi con dei vestiti, chi ingoiando lamette o bulloni.
E sono, infatti, una decina, tutti di origini tunisina, quelli ricoverati la notte scorsa al poliambulatorio dell'Isola. Tutti quanti avevano ingoiato lamette e bulloni oppure avevano tentato il suicidio impiccandosi con i propri indumenti. Uno degli stranieri è stato trasferito d'urgenza a Palermo in nottata con l'eliambulanza del 118 a causa di profonde ferite alla trachea.

Un'equipe, formata da prefetti e funzionari di polizia inviati dal Viminale, sta vigilando su quanto accade nel centro di accoglienza di Lampedusa.

"La situazione a Lampedusa è ormai insostenibile - ha detto il sindaco dell'isola, Dino De Rubeis -: per questo motivo giovedì sarò a Bruxelles, con una delegazione di amministratori, per incontrare il commissario europeo alla Giustizia, sicurezza e libertà, Jacques Barrot". Per De Rubeis "l'accanimento del governo nel volere trasformare il Cpa in un Centro di identificazione ed espulsione sta portando questi disperati alla morte. Noi vogliamo invece che all'interno della struttura via siano pace e serenità e soprattutto che vengano garantiti i diritti dell'uomo".
I problemi legati all'assistenza sanitaria dei tunisini che hanno compiuto gesti di autolesionismo vengono sottolineati dall'assessore comunale alla salute, Antonio Mirabella, che è anche un medico del poliambulatorio: "Ci siamo trovati in emergenza - spiega -; il 118 ha infatti trasferito in ospedale a Palermo solo uno dei feriti, che era in pericolo di vita. Gli altri sono stati nuovamente accompagnati al Centro, dove sono in osservazione in attesa di essere portati in un ospedale per una gastroscopia e l'estrazione dei corpi estranei"

"Lampedusa è un lager a cielo aperto. Ci sono uomini e donne che decidono di scegliere la morte per non subire più umiliazioni e costrizioni non degne di un paese che si dice democratico". Queste le parole del deputato regionale siciliano del Pd, Pino Apprendi, commentando la notizia del tentativo di suicidio compiuto dai migranti tunisini nel Cpa di Lampedusa.
"Non ci sono più parole. Se non interveniamo subito - ha detto ancora - non resterà altro che la vergogna del nostro silenzio. Mi rivolgo al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la speranza che le sue parole facciano tornare il buon senso nella gestione di una vicenda tragica".

E nella notte,  nel centro di accoglienza per immigrati in attesa dello status di rifugiati di Salina Grande a Trapani, è scoppiata una maxi rissa. Sono 20 le persone di diverse etnie ferite che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani. Nessuno, comunque, è in gravi condizioni. La polizia ha denunciato un centinaio di immigrati per rissa aggravata.

[Informazioni tratte da AGI, Apcom, Corriere.it, La Stampa.it, La Siciliaweb.it]

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07 febbraio 2009
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