Meglio salvare l'oro blu della Sicilia
Contro le trivellazioni in Sicilia, Greenpeace e WWF chiedono un tavolo tecnico a Crocetta
Salvare l’oro blu della Sicilia, il suo mare, dalle trivelle che cercano l’oro nero. Questo l’obiettivo di Greenpeace che nei giorni scorsi ha riunito un "tavolo tecnico" di manifestati davanti al Palazzo D’Orleans, per chiedere che il Governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, convochi il "Tavolo Tecnico" reale, che avrebbe dovuto attivarsi già da tempo, per attivare un confronto sulla tematica. Nel frattempo le trivelle che cercano l’oro nero potranno minacciare a stretto giro i mari del anale di Sicilia, secondo quanto riporta l’ong.
Greenpeace e WWF, con questa manifestazione, si sono unite in Sicilia per chiedere alla giunta regionale di convocare il tavolo tecnico di confronto sulle estrazioni petrolifere in Sicilia. La richiesta è già stata firmata grazie ad una petizione su Change.org da ben 36mila persone e le firme sono state inviate al governatore Crocetta, ma da questi, spiega Greenpeace, nessuna risposta. Le prospezioni e le trivellazioni minaccerebbero molto seriamente gli ecosistemi e la biodiversità della Sicilia, compromettendo l’economia legata al turismo e alla pesca.
Greenpeace denuncia che mentre la Regione non dà alcuna risposta alla richiesta di convocazione del Tavolo Tecnico, così come già accordato, "Edison e ENI stanno per essere autorizzati a trivellare fino a ventuno pozzi al largo di Pozzallo per l’estrazione di bitume con la piattaforma Vega b."
Secondo Greenpeace questo creerebbe un precedente in Sicilia che potrebbe attivare altre richieste da parte di altre aziende petrolifere decretando la fine per l’ambiente marino del Canale di Sicilia. "Una follia da fermare prima che sia troppo tardi", dice Greenpeace.
Durante la manifestazione Greenpeace e WWF hanno distribuito un documento che riassume compiti e obiettivi del tavolo tecnico: progetti legislativi, iniziative politico-istituzionali, collaborazioni scientifiche e progetti culturali.
Il mare siciliano è già minacciato dall’ingente traffico marittimo, spesso con trasporto di sostanze pericolose, la costruzione di piattaforme in una zona tanto trafficata sarebbe estremamente rischioso, come aveva già spiegato in passato il WWF.
Fra le specie protette più popolari che popolano il mare Siciliano ricordiamo le tartarughe, già spesso vittime dell’inquinamento da microplastica e di soffocamento con pezzi di plastica più grandi, oppure della pesca, che spesso vengono recuperate dai centri gestiti dai volontari, che ora subiscono anche i tagli della giunta Crocetta.
Negli ultimi anni è tornata nei mari siciliani anche la foca monaca, ma è il caso di dire che se la natura fa del suo meglio, le intenzioni della politica italiana restano opache, e se a parole, come nella conferenza sulla Natura d’Italia, tenutasi in dicembre, tutti concordano sul ruolo fondamentale dell’ambiente e dell’economia sostenibile nel nostro Paese, quando si passa ai fatti il disegno resta decisamente confuso. [Fonte: Gaianews.it]