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Meglio uomini che caporali

La proposta della Cgil sul 'caporalato': "Una legge per farlo diventare reato di violenza contro le persone"

25 gennaio 2011

Il caporalato è un fenomeno grave e in quanto tale deve essere contrastato con forza, inserendolo fra i reati previsti dal codice penale e punendolo con pene pesanti.
E' questo l'obiettivo principale della proposta di legge e della campagna nazionale "StopCaporalato" promosse dalle federazioni dell'edilizia e dell'agroindustria della Cgil - la Fillea e la Flai - con iniziative che andranno avanti per tutto l'anno o fino a quando la legge verrà approvata.
Il caporalato deve essere considerato come "un reato di violenza contro le persone", ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ieri alla presentazione della campagna, ricordando come invece oggi sia punito soltanto in caso di flagranza e con una sanzione amministrativa di appena 50 euro per ogni lavoratore ingaggiato.
"Si stima che l'apporto del lavoro sommerso al Pil italiano sia oltre il 17% - affermano i due sindacati -, contro una media dei paesi avanzati dell'Europa a 15 del 4%. L'agricoltura e l'edilizia, insieme al settore dei servizi sono i più colpiti dalla presenza di lavoro nero e grigio, di evasione ed elusione fiscale e contributiva e, non a caso, di una maggiore incidenza di infortuni gravi e mortali".

Per quanto riguarda l'edilizia, secondo Fillea e Flai, la crisi economica ha portato a un aumento dell'illegalità tra "evasione contributiva, utilizzo improprio dell'apprendistato, sottoinquadramento, fino all'utilizzo dei muratori-partita Iva ed al ricorso al lavoro nero". Le stime della Fillea parlano di 400 mila i lavoratori irregolari in un mercato dello sfruttamento che cresce in tutta Italia ed è spesso gestito dalla criminalità organizzata.
Le cose non sono molto diverse in agricoltura: "A distanza di un anno dalla clamorosa rivolta di Rosarno - dicono i due sindacati - siamo costretti a constatare che non è servita a modificare lo stato delle cose e che in Italia si continua a sfruttare quanto e come prima. Oggi come ieri, infatti, le aziende si servono di lavoro nero durante la raccolta del pomodoro nella Capitanata e in Basilicata, nelle grandi campagne orto-frutticole a Villa Literno, Castel Volturno e nella Piana del Sele, nell'agro-pontino, nella raccolta delle patate a Cassibile, ma anche nel profondo nord, nelle aziende della macellazione del modenese, nei campi di meloni nel mantovano, nelle aziende cooperative di Cesena, nei meleti in Trentino".
A poco è servito, secondo Fillea e Flai, il Piano straordinario di vigilanza per l'agricoltura e l'edilizia in Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, avviato l'estate scorsa dal governo. "Quel piano prevedeva controlli coordinati di forze dell'ordine, Inps e Inail - dicono i sindacati - ed aveva l'obiettivo di controllare un massimo di 10.000 aziende in territori dove solo di aziende agricole ce ne sono 600mila! I risultati di quel Piano sono giunti in questi giorni: in agricoltura irregolarità nel 44% delle aziende e il 49% dei lavoratori in nero; in edilizia irregolarità in oltre il 62% delle imprese e il 53% di lavoratori in nero".

Secondo il Ministero del Lavoro contro il caporalato ci sono già "sanzioni di carattere penale". Contestando le affermazioni della Cgil, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha detto: "Da quanto si apprende dalle agenzie di stampa coloro che sono intervenuti all'assemblea hanno denunciato l'assenza di adeguate sanzioni di carattere penale, evidenziando invece la sola applicabilità di una 'sanzione amministrativa di 50 euro al giorno per chi si dedica allo sfruttamento della manovalanza'. Quanto sostenuto non corrisponde alla realtà, in quanto proprio in tema di somministrazione e intermediazione illecita di manodopera è da ultimo intervenuto proprio il Decreto legislativo n. 276/2003 (la cosiddetta Legge Biagi ndr) che, all’art. 18 comma 1, prevede sanzioni di carattere penale anche e soprattutto per fronteggiare il fenomeno del caporalato". In particolare, la norma prevede "in caso di somministrazione illecita la pena dell'ammenda di 50 euro per ogni lavoratore occupato e per ogni giornata di lavoro". "Se vi è sfruttamento dei minori - ha chiarito Sacconi - la pena è dell'arresto fino a 18 mesi e l'ammenda è aumentata fino al sestuplo; in caso di intermediazione illecita la pena dell’arresto fino a sei mesi e dell’ammenda da 1.500 a 7.500 euro. Se non vi è scopo di lucro la pena è dell’ammenda da 500 euro a 2.500 euro. Se vi è sfruttamento dei minori la pena è dell’arresto fino a 18 mesi e l’ammenda è aumentata fino al sestuplo".

"Il ministro Sacconi, evidentemente con l'obiettivo di smentirci, ha confermato tutto quello che abbiamo detto nel corso della presentazione della proposta di legge per riconoscere al caporalato la natura di reato penale". Questa l'affermazione dei segretari generali di Fillea e Flai, Walter Schiavella e Stefania Crogi, che continuano: "Il decreto citato dal ministro, infatti, indica la sanzione amministrativa di 50 euro per ogni lavoratore reclutato e l'arresto in presenza di sfruttamento del lavoro minorile". "Ovvero, un caporale oggi può essere arrestato solo se gli vengono contestati altri reati, come lo sfruttamento del lavoro minorile, o la violenza e la riduzione in schiavitù", hanno aggiunto i due leader sindacali. "Questo conferma dunque - avvertono - la necessità di un testo di legge che colmi un vuoto, definendo il caporalato reato in quanto tale e introducendo sanzioni adeguate alla gravità sociale ed economica di questo crimine. Siamo certi - hanno concluso Schiavella e Crogi - che il ministro Sacconi sarà d'accordo con noi, una volta approfondita questa complessa e delicata materia".

Intanto i sindacati incassano il sì alla proposta di legge contro il caporalato da magistratura e politica. "Questa legge - ha spiegato Guido Calvi, del Consiglio superiore della magistratura - deve essere approvata perchè occorre offrire alla Magistratura lo strumento per colpire il caporalato. Dobbiamo vergognarci per l'assenza di questa norma, ben vengano dunque iniziative di questo genere".
"In tutti gli anni che ho fatto il magistrato - ha ricordato Pier Luigi Vigna procuratore generale onorario della Cassazione - ho maturato la convinzione che il lavoro legale è la migliore forma di prevenzione per combattere la criminalità organizzata". "L'onda costituzionale - ha continuato Vigna - non è riuscita a togliere certi 'detriti' come il caporalato. E' bene che si faccia una legge severa. E' essenziale tenere separato il lavoratore da chi approfitta di chi ha bisogno. E', inoltre, necessario prevedere le intercettazioni".
"C'è la politica che fa e quella che disfa", ha rimarcato Cesare Damiano ex ministro del Lavoro. "Come possiamo sconfiggere il caporalato - ha affermato - e la corsa al ribasso sui diritti e sulle paghe con un governo che ha distrutto la concertazione. Un governo che tra un po' presenterà uno Statuto dei lavori basato sulle deroghe". "Non possiamo avere - ha osservato Damiano - gare di appalto al maggior ribasso; deve essere ripristinata la responsabilità del committente. Nessuno poi nega la flessibilità a patto che non vada nella direzione del lavoro nero. Con questo governo in tema di lavoro di strada non se ne farà. Quando si attacca il contratto di lavoro si attacca il protocollo del '93 e non valgono più i diritti".
"La politica - ha aggiunto la senatrice Anna Maria Carloni - si deve occupare di questo problema. Sul tema non esiste una norma, ma solo una realtà drammatica. Bisogna fare molto di più. Il fenomeno è drammatico, non dimentichiamo lo sgombero dello scorso anno della Piana del Sele".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Labitalia]

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25 gennaio 2011
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