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Mentre i Paesi del nordafrica esplodono...

Continua a Lampedusa l'emergenza immigrati e aumenta il timore a Mineo dove il governo vorrebbe piazzare migliaia di persone

22 febbraio 2011

Nonostante le avverse condizioni del mare, proseguono gli sbarchi di migranti provenienti dalle coste della Tunisia verso Lampedusa. Questa mattina i carabinieri ne hanno bloccati 53, che erano riusciti ad approdare direttamente sulla terraferma. Altri due barconi carichi di migranti, in navigazione verso Lampedusa, sono stati avvistati da un aereo della Guardia di Finanza in servizio di perlustrazione. Le carrette si trovano ancora a circa 60 miglia dall'isola, in acque di competenza tunisina. Nel Canale di Sicilia sono in corso anche le ricerche di un altro barcone che sarebbe partito 36 ore fa da Sfax e di cui non si hanno più notizie. A dare l'allarme sono stati alcuni tunisini ospiti del Centro di accoglienza di Lampedusa, che hanno tentato inutilmente in queste ore di mettersi in contatto con l'imbarcazione attraverso il cellulare di alcuni loro conoscenti che li avevano avvisati prima della partenza. Il barcone in questione potrebbe essere uno dei due avvistati in acque tunisine, magari dopo essere stato costretto a fare rientro a causa delle cattive condizioni del mare.
Nel corso della giornata di ieri altri 197 tunisini avevano raggiunto l'isola su quattro barconi. In questo momento, nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa si trovano meno di mille immigrati, dopo i massicci trasferimenti avvenuti a partire dal pomeriggio di ieri con un ponte aereo verso altri Cpt di Sicilia, Puglia e Calabria.

"Non sappiamo se la protesta verrà recepita o repressa, tutto dipende dalla reazione del potere. Cedere subito all'allarmismo sarebbe sbagliato ma di certo è importante essere pronti con gli aiuti a fronteggiare un eventuale flusso". Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ha sottolineato in un'intervista l'imprevedibilità dell'impatto generato dalla crisi libica sui flussi migratori. "Se le proteste venissero ascoltate, ci sarebbero dei cambiamenti e i libici potrebbero aver interesse a restare in patria", ha osservato la Boldrini. "Ma se il potere non dovesse cedere, è ipotizzabile che i ragazzi protagonisti della rivolta cerchino la fuga". "L'immigrazione tunisina ha motivazioni economiche ed è possibile che quella libica ne avrebbe di diverse", ha spiegato la portavoce dell'agenzia Onu. "Lo scenario che si profila è nuovo: non facciamoci cogliere impreparati. Con questa crisi - ha aggiunto - l'Europa ha una chance di mettere in atto un maggior coordinamento, compresa la condivisione degli oneri nel caso si verificassero le peggiori previsioni e arrivassero decine di migliaia di persone".

Oggi si svolge a Palazzo Chigi una riunione con il premier Silvio Berlusconi per parlare di quanto sta accadendo in Nord Africa e per valutare i rischi per l'Italia sul fronte immigrazione, soprattutto alla luce della crisi in Libia. Al vertice, chiesto dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, partecipano anche i ministri degli Esteri, Franco Frattini, della Difesa, Ignazio La Russa e dello Sviluppo economico, Paolo Romani.
Intanto, il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), ha inviato una lettera al ministro Maroni, per esprime la sua preoccupazione per il piano annunciato dal governo di trasferire nel Residence degli Aranci di Mineo (CT), da trasformare in Villaggio della solidarietà, i migranti sbarcati a Lampedusa. A Mineo potranno essere ospitati fino a 7 mila extracomunitari. "Il concentramento di rifugiati o richiedenti asilo in una così grande struttura inficerebbe il sistema di accoglienza che l’Italia ha costruito negli ultimi dieci anni. Rappresenterebbe il contrario dell’attuale sistema SPRAR che garantisce il pieno rispetto dei diritti delle persone e fornisce loro i servizi previsti dalla normativa comunitaria e italiana", sottolineano nella lettera Savino Pezzotta e Christopher Hein, rispettivamente presidente e direttore del CIR. "L’ottima esperienza del Sistema di Protezione per i Rifugiati e i Richiedenti Asilo – SPRAR, coordinato dall’ANCI in accordo con il Ministero dell’Interno prevede, infatti, decentramento, ospitalità in piccoli centri, coinvolgimento degli enti locali e delle associazioni, approccio che è considerato un modello per altri paesi europei. Non ravvisiamo alcuna necessità di smantellare – anzi, ciò risulterebbe un’azione controproducente – l’attuale sistema di accoglienza e le procedure per il riconoscimento della Protezione Internazionale".
Il Consiglio Italiano per i Rifugiati ha voluto ricordare che già una volta, nella primavera del 1999, 5.000 sfollati kosovari furono ospitati nella ex base NATO di Comiso in Sicilia e inevitabilmente in poco tempo la situazione degenerò e divenne totalmente ingovernabile. Il CIR ha perciò chiesto al Ministro Maroni un "ripensamento sull’utilizzo del Villaggio degli Aranci di Mineo" che "potrebbe effettivamente servire come centro di smistamento e prima identificazione delle persone solo per un limitatissimo periodo di accoglienza in caso di arrivi massicci dal nord-Africa, caso che non è affatto da escludersi considerando anche l’attuale situazione in Libia".

Ieri il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo ha affidato al suo blog il no più risoluto al trasferimento di migliaia di immigrati a Mineo. "Gli immigrati? Sistemiamoli in Lombardia e Veneto" ha postato Lombardo, per il quale è "assurdo" portare i rifugiati in Sicilia: "Si può avere qualunque tipo di concezione razzistica contro quest'isola, ma qui di sicuro tutto si può tranne che l'integrazione in un tessuto lavorativo, economico e sociale tra i più deboli del nostro paese". E allora, secondo il governatore, i richiedenti asilo politico vanno ospitati "in un territorio e in un ambiente nel quale ci sono opportunità di lavoro. Come la Lombardia o il Veneto". "Come si può pensare di portare 5 o 6 mila persone a Mineo, in un posto dove vivevano 1400 americani? Grandi condizioni di disagio, ammassamento di persone, ricerca di una integrazione che il territorio non offre. Io sono per l'accoglienza e la solidarietà. Accogliere vuol dire che non bisogna sicuramente sparargli addosso come qualcuno ha ipotizzato".
In serata il governatore siciliano ha sentito al telefono il ministro Roberto Maroni, proprio per discutere della vicenda del villaggio degli Aranci, e i toni sono tornati concilianti. "Parlando con il ministro - ha detto Lombardo - ho spiegato il forte dissenso che sta montando in quel territorio, per l'ipotesi di far giungere in quell'area più di cinquemila persone. Ho spiegato al ministro che si tratta di una zona caratterizzata da gravi condizioni economiche e sociali, con un alto tasso di disoccupazione e redditi pro capite molto bassi. Inoltre, è difficile immaginare di stivare più di cinquemila persone in un villaggio che fino a poco tempo fa ne ospitava, a pieno regime, soltanto 1.400. Sono problemi che non si possono sottovalutare, quando si prendono queste decisioni". "Maroni ha assicurato - ha aggiunto Lombardo - che al villaggio di Mineo non saranno destinati gli immigrati giunti nelle ultime settimane sulle sponde siciliane. Si prevede, invece, di ospitare i richiedenti asilo, per il tempo necessario alla valutazione dell'istruttoria". "Il ministro dell'Interno - ha detto ancora il presidente della Regione - ha confermato che per Mineo verrà seguito un percorso condiviso con gli enti locali del territorio, e proprio per questo incontrerà il sindaco della cittadina siciliana, Giuseppe Castania. Un passo importante per avviare quel dialogo che sinora è mancato e che é necessario per giungere a una soluzione".

Missione Frontex a Lampedusa: così la Ue affianca l'italia - E' cominciata ieri a Lampedusa la missione di tre delegati di Frontex, l'Agenzia europea che avrà il compito di fornire assistenza tecnica per rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri cui è ancora deputata la sorveglianza delle loro frontiere esterne.
La missione Frontex, denominata 'Hermes', ha la finalità di assistere le autorità italiane nella gestione dell'afflusso di immigrati arrivati dall'Africa del Nord, in particolare dalla Tunisia, sull'isola di Lampedusa. Altre azioni, ha spiegato l'altro ieri il commissario europeo agli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, "includono la cooperazione con le autorità tunisine, l'identificazione delle dotazioni finanziarie di emergenza e l'assistenza dell'Ufficio europeo di polizia (Europol)". La missione 'Hermes', ha chiarito ancora Malmstrom, fa parte di una serie di misure decise dalla Commissione europea "per gestire questi eccezionali flussi migratori" e sottolineando come si tratti di "un chiaro segnale della solidarietà europea" all'Italia. Frontex ha ricevuto una richiesta formale di assistenza il 15 febbraio dal ministero degli Interni italiano in merito alla situazione straordinaria migratoria nelle isole Pelagie. Il governo ha chiesto l'assistenza per il rafforzamento della sorveglianza delle frontiere esterne dell'Unione europea, sotto forma di un'operazione congiunta. Inoltre, l'Italia ha sollecitato un'analisi mirata dei rischi sui possibili scenari futuri della maggiore pressione migratoria nella regione, alla luce dei recenti sviluppi politici in Africa del Nord e la possibilità dell'apertura di un fronte ulteriore migratorie nel Mediterraneo centrale.
La Frontex ha seguito da vicino la situazione in Nord Africa ed i suoi effetti sulle tendenze migratorie nelle ultime settimane e continuerà ad aggiornare il quadro della situazione presso le frontiere esterne dell'Ue. L'Agenzia dell'Unione europea con sede a Varsavia di cui è direttore esecutivo Ilkka Laitinen Pertti Juhani, è stata creata come un organismo specializzato e indipendente con il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri nel settore della sicurezza delle frontiere. L'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne è stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004 (GU L 349 del 25.11.2004) e ha iniziato ad operare il 3 ottobre 2005.
Frontex ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne. Sotto la scritta Frontex si leggono le parole 'Libertas, Securitas, Iustitia'. Nella sua missione anche assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l'evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un'assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte.
Organismo comunitario con personalità giuridica e autonomia opertiva e di bilancio. E' disciplinato dal proprio consiglio di amministrazione, composto da responsabili operativi dei servizi nazionali di controllo delle frontiere e rappresentanti della Commissione europea. Frontex promuove un modello pan-europeo di gestione integrata delle fontiere. Opera in stretto collegamento con altri organismi comunitari e dell'Ue responsabili in materia di sicurezza alle frontiere esterne, come Europol, Cepol, Olaf, e di cooperazione nel settore delle dogane e dei controlli fitosanitari e veterinari, al fine di garantire la coerenza complessiva del sistema. Frontex aumenta la sicurezza alle frontiere, assicurando il coordinamento delle iniziative degli Stati membri intese ad attuare le misure comunitarie per la gestione delle frontiere esterne.
Sul fronte dell'analisi dei rischi, Frontex ha un sistema di raccolta delle informazioni per monitorare la situazione alle frontiere esterne dell'Ue. Tali informazioni vengono poi analizzate per ottimizare l'allocazione delle risorse. L'Agenzia assiste inoltre gli Stati membri nello sviluppo di standard comuni di formazione per le autorita' di frontiera, tra cui un Common Core CUrriculum, al fine di attuare una politica di gestione integragta delle frontiere. Ma non tutti gli sviluppi possono essere previsti attraverso un monitoraggio costante dei rischi e la loro analisi. Per questo motivo, l'Agenzia europea ha creato un pool di risorse sotto forma di squadre di intervento rapido alle frontiere (Rabit), integrazione di risorse specialistiche tecniche e umane di tutta l'Ue.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Aise, Lasiciliaweb.it]

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22 febbraio 2011
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