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Mentre i soldati s'ammalano e muoiono. La cautela dei politici sul pericolo dell'uranio impoverito

12 novembre 2007

''Siamo determinati a sostenere ogni azione d'indagine, innanzitutto quella del Parlamento, finalizzata a definire il se, il quanto e il come di questa problematica''. Questa l'affermazione del ministro della Difesa, Arturo Parisi, parlando nei giorni scorsi dei militari italiani morti o malati in seguito a presunta contaminazione da uranio impoverito.
Il ministro Parisi ha ricordato che la Difesa sta conducendo un'indagine su questa materia: ''se individuassimo - ha affermato - anche un solo caso come riconducibile a fatti che sono nell'ambito della nostra responsabilità, noi dovremmo intervenire, perché l'azione militare è già di per sé portatrice di lutti e di sangue'', che non si sente certo il bisogno di ''fatti aggiuntivi per nostra negligenza''.

Tra il Ministero della Difesa, la Commissione parlamentare d'inchiesta e le associazioni, continua però ad esserci contrasto sul numero di morti e degli ammalati. ''Siamo a 161 decessi e 2.536 ammalati dal 1996 ad oggi - sostiene l'Osservatorio Militare - contro i 37 decessi e 254 ammalati riconosciuti dal Ministero della Difesa''. Non ha fornito cifre invece la Commissione d'inchiesta che dovrebbe finire le proprie indagini il prossimo 31 dicembre, e che molto probabilmente chiederà una proroga. ''Sono quasi certa che ci sarà la richiesta della messa fuorilegge dell'uranio impoverito - ha detto la presidente della Commissione Lidia Menapace -. Visto l'orientamento del gruppo di lavoro, credo che sarà così, ma qualora così non fosse  sarò io a presentare una proposta di legge in questo senso''. Secondo la senatrice la prima cosa da garantire a tutti i militari e alle famiglie dei militari morti in seguito alle missioni all'estero per malattie è dare un risarcimento. La proposta di legge prevederà che tutti coloro che hanno ''sviluppato entro 10 anni da una missione in un teatro di guerra una patologia, abbiano automaticamente diritto al risarcimento. Il diritto sarà esteso anche alla popolazione civile che risiede intorno ai poligoni di tiro''.

Sull'entità del fenomeno, il ministro Parisi ha risposto con cautela: ''C'è un turbinio di numeri ed è facile fare confusione''. Facendo comunque riferimento ai militari impiegati nelle missioni all'estero, Parisi ha affermato che ''i morti associati nell'immediato (ad una presunta contaminazione da uranio impoverito, ndr) sono qualche decina, mentre qualche centinaio sono quelli che al momento risultano affetti da patologie tumorali''. ''Per il momento - ha detto ancora il ministro rispondendo ad una domanda sulle cause delle malattie - bisogna stabilire quali e quanti dei militari che hanno prestato servizio in zone in cui sono stati utilizzate munizioni all'uranio impoverito hanno contratto i tumori; dopodiché sono gli organi tecnico-scientifici ad approfondire l'esistenza di una relazione causale, perché cittadini affetti da tumori sono presenti purtroppo in tutti gli ambiti''.
Ma per Lidia Menapace non si possono aspettare i tempi della scienza che ''al momento afferma che non è possibile stabilire un rapporto di causa-effetto tra patologie e uranio impoverito. Gli scienziati sono possibilisti. Noi lavoriamo sulla probabilità - ha concluso Menapace - e non sulle certezze e a noi basta che il rapporto malattie-uranio impoverito non possa essere escluso''.
Il maresciallo Domenico Leggiero dell'Osservatorio militare è decisamente contrario, invece, non solo alla proroga, ma anche all'esistenza stessa dalla Comissione. ''In Italia - ha detto - si stanno sperperando soldi su soldi soltanto per accertare qualcosa di cui già il mondo intero è a conoscenza. L'uranio impoverito è pericoloso e l'unica cosa opportuna da fare sarebbe utilizzati i 170 milioni di euro per il risarcimento delle vittime''.

- ''Ignoti caduti dell'uranio impoverito'' di Mimmo Càndito (La Stampa)

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12 novembre 2007
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