Mentre il Papa grida "Mai più guerra!"...
L'attacco Usa alla Siria sembra inevitabile e, molto probabilmente, questo partirà dalla Sicilia
"Mai più la guerra". Lo ha detto Papa Francesco nell’Angelus di domenica dedicato al possibile conflitto in Siria. "Tutti noi dobbiamo impegnarci a costruire una politica della pace". E per Sabato 7 settembre ha proclamato un giorno di preghiera e di digiuno per la pace e una notte di veglia, dalle 19 le 24. Un appello rivolto anche ai non credenti e ai fedeli delle altre religioni.
Forte la presa di posizione del pontefice: "Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza - ha ripetuto più volte il papa - Esiste un giudizio universale di Dio sulle nostre azioni in Terra". "Non è mai l'uso della violenza che porta la pace", ha ripetuto, invitando le parti in conflitto in Siria a "non chiudersi nei propri interessi", ma a "intraprendere con coraggio e decisione la via dell'incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione".
Ma le parole di papa Francesco, accolte con favore anche dal Gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, leader spirituale dell'islam nel Paese, rimangono lettera morta per gli Stati Uniti, dove la commissionedel Senato ha raggiunto il primo accordo sulla bozza di risoluzione che autorizza l'intervento militare in Siria.
Così come è più facile che sia il digiuno di sabato che il lucchetto politico a tenere lontano il conflitto siriano dalla Sicilia. In caso di attacco Usa, ormai imminente, l'Isola diventa la piattaforma militare avanzata, e quindi un bersaglio per eventuali ritorsioni.
Le basi della Marina militare Usa dislocate in Sicilia saranno utilizzate sin dal primo giorno. Il loro utilizzo non dipenderà dalle decisioni del governo italiano o dall'Europa.
L'Italia ha dei vincoli, di cui oggi si parla poco o niente. Esistono, infatti, accordi bilaterali fra Usa e Italia, che contengono clausole limitative, che non possono essere prese in considerazione quando la sicurezza americana, quindi dei mezzi e dei soldati Usa, è a rischio.
In concreto, dunque, l'uso delle basi siciliane di Sigonella non dipende né dalla risoluzione dell'Onu, da una decisione della Nato o del governo italiano, che può pertanto esprimere legittimamente la sua posizione, ma niente di più. L'Italia è ostaggio degli Usa per sua scelta, non ha una pistola puntata alle sue spalle, ma ha stipulato giudicati vantaggiosi, a suo tempo, dai governanti del nostro Paese.
Emma Bonino ha riferito con chiarezza la posizione italiana sull'intervento: la Siria non deve rimanere impunita, ma l'intervento punitivo è troppo pericoloso, potrebbe provocare un conflitto di proporzioni mondiali, in ogni caso causare la deflagrazione della polveriera araba. Quindi, meglio niente.
Avrebbe dovuto aggiungere che questa scelta non ci pone al riparo del tutto dalle conseguenze di un intervento deciso dagli Stati Uniti d'America: saremmo coinvolti comunque. La Sicilia, prima di ogni altra area del Paese, perché è geograficamente la più vicina al medio Oriente e perché ospita le basi americane con maggiore potenza di fuoco.
Potrebbe toccare agli aerei spia dislocati a Sigonella, addirittura, sparare il primo colpo: i droni nella base aerea siciliana saranno sicuramente in prima linea fin dalla prima ora. Sigonella, inoltre, ha il comando del trasporto aereo verso il Medio Oriente; le sono affidati i rifornimenti in volo oltre che i Global Hawk, gli aerei spia. Il comando della Marina militare Usa, è bene ricordarlo, è stato trasferito da Londra a Napoli proprio a causa del crescente interesse strategico di questa area del mondo.
Gli esperti, infine, ricordano che le basi siciliane, ivi compreso il MUOS (il sistema globale di trasmissione satellitare di dati per il comando dei mezzi militari nel mondo) della sughereta di Niscemi, costituiscono bersagli di possibili ritorsioni, a prescindere dall'operatività. La "risposta" del nemico all'attacco Usa può coinvolgere il Libano (dove ci sono mille soldati italiani nella forza d'interposizione Unifil), "assediati" da hezbollah filosiriani, e israeliani filoamericani, Israele, la Turchia e, con attentati terroristici, anche le basi americane dislocate nel Mediterraneo, a cominciare dalla Sicilia.
Per questa ragione il digiuno voluto da Francesco per scongiurare la guerra conta di più del "no" di Emma Bonino, che al digiuno partecipa, tenendosi fuori dal resto.
[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, GdS.it, Repubblica.it, SiciliaInformazioni.com]