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Mentre la Fiat si mostra interessata al gruppo Bertone...

Il leader della Fiom-Cgil: ''Certe operazioni alimentano confusione e tensioni tra i lavoratori''

15 luglio 2009

Sciopero di due ore ieri mattina alla Fiat di Mirafiori promosso dalle rsu di Fim, Fiom, Uilm a sostegno della richiesta dei sindacati che il conguaglio del premio aziendale che deve essere corrisposto entro luglio non sia inferiore agli 800 euro.
Un corteo di un migliaio di lavoratori, hanno riferito fonti sindacali, è uscito dallo stabilimento e si sono diretti verso il Motor village mentre le linee di produzione si sono fermate. "E' uno sciopero riuscito - ha sottolineato il segretario provinciale della Fiom, Giorgio Airaudo - a dimostrazione che non si può non dare sicurezza ai lavoratori non si può non dire quale futuro avrà la Fiat in Italia a Mirafiori, e non si possono non dare i soldi ai lavoratori che stanno pagando un prezzo molto alto per una crisi che non hanno voluto. Se qualcuno pensava che questa crisi spaventasse solo i lavoratori si sbagliava".

A parlare dell'attuale situazione di Fiat, da Termini Imerese è stato ieri anche il leader della Fiom-Cgil, Gianni Rinaldini, nella città in provincia di Palermo per l'attivo provinciale del sindacato. "La Fiat è nel caos, il suo gruppo dirigente è in stato confusionale, continua a fare negli stabilimenti operazioni che alimentano le tensioni tra i lavoratori. Ma cosa sta succedendo? La situazione non è per niente chiara rispetto a ciò che appare all'esterno".
"Si ha la forte impressione - ha sostenuto Rinaldini - di un gruppo dirigente che si muove per creare tensione, non si spiegherebbe altrimenti il motivo per cui non risponde alle richieste sul premio di risultato che scade a luglio e determina una situazione tale da costringere gli operai a mobilitarsi persino a Melfi, la fabbrica che ha beneficiato di più degli ecoincentivi".

Intanto i vertici del Lingotto hanno confermato le indiscrezioni che in questi giorni hanno parlato della volontà dell'azienda torinese di voler presentare una manifestazione d'interesse per la Carrozzeria Bertone. "L'offerta - hanno detto i commissari - dovrà essere presentata entro giovedì (domani dunque, ndr) alle 12.30".
La Carrozzeria Bertone, che ha ancora 1.137 dipendenti, è in crisi dalla fine del 2005. Le linee, da cui sono uscite vetture storiche come la mitica Alfetta Cabrio degli anni '60, la X1/9 e la vecchia Punto Cabrio, ma anche le Opel Cabrio e Coupé, sono quindi ferme da quattro anni. L'azienda è in amministrazione straordinaria dall'8 febbraio 2008, procedura voluta con forza anche dai sindacati per evitare il fallimento. La gara è stata aperta quest'anno e finora erano state presentate quattro offerte, tre per gli impianti e una per il marchio da Lilli Bertone, moglie del fondatore dell'azienda Nuccio. Le offerte per il complesso industriale sono state presentate dal finanziere torinese Domenico Reviglio (riguarda anche il marchio), dall'ex manager Telecom e Zanussi Giandomenico Rossignolo, dalla stessa Lilli Bertone. Si è parlato anche di una manifestazione d'interesse di una società cinese.

"Nessuno contrapponga la Bertone a Termini Imerese o a Pomigliano. E ci deve essere spiegato come Mirafiori e Bertone possano convivere", ha affermato il segretario Fiom torinese Airaudo. "Se alla dichiarazione d'interesse seguirà un'offerta - ha detto - mi sembra una buona notizia. E' positivo che, per salvare un'azienda storica come la Bertone, ci sia più di un concorrente senza seguire sogni cinesi e speculazioni. A questo punto, però, è indispensabile che il governo e la Fiat ci dicano quali impegni si prendono per tutti gli stabilimenti italiani". Airaudo ha spiegato che gli impianti Bertone hanno "una potenzialità tecnica di 150.000 vetture all'anno e da Mirafiori nel 2008 ne sono uscite 140.000. La Fiat deve spiegare quanti prodotti è in grado di fare nell'area torinese, su cosa specializzerà eventualmente la Bertone visto che tutti i nuovi progetti sono bloccati e che non vi sono nuovi prodotti per Mirafiori. Vorremmo evitare che vista l'elevata anzianità dei lavoratori di Mirafiori si usassero gli operai Bertone come vivaio". "Marchionne - ha concluso il segretario della Fiom torinese - non può giocare a nascondino con i lavoratori Fiat e Bertone, prenda impegni anche in Italia e non solo negli Stati Uniti e il governo garantisca impegni per tutti i lavoratori".

"L'interesse della Fiat per la Carrozzeria Bertone evidenzia che il cosiddetto piano industriale che è stato presentato nei giorni scorsi è tutt'altro che definito. Chiediamo quindi di tornare a Palazzo Chigi per proseguire il confronto con la Fiat". Queste le parole di Rinaldini a commento della manifestazione d'interesse della Fiat nei confronti del gruppo Bertone. "Se si salva la Bertone - ha detto il leader della Fiom-Cgil - non possiamo che essere felici, si tratta di un gruppo storico con oltre 1.500 lavoratori impegnati in una produzione medio-alta. E' necessario però conoscere i termini della proposta della Fiat che, se da un lato fa intendere di volere acquisire la Carrozzeria Bertone, dall'altro pensa di chiudere lo stabilimento della Cnh e di cessare la produzione di auto a Termini Imerese: vogliamo capire qual è la strategia della Fiat, per questo è necessario che il governo ci convochi a Palazzo Chigi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Ansa.it]

Salvatore D'Anna intervista Giovanni Condorelli (Ugl)
ECCO LA FINE CHE FARANNO I LAVORATORI DELL'INDOTTO
[SiciliaInformazioni.com, 10 luglio 2009]

Sono giornate calde a Termini Imerese. Scioperi, produzione ferma. I lavoratori della Fiat non si arrendono e continuano a protestare contro il piano del Lingotto che prevede la riconversione dello stabilimento termitano. Lì, a partire dal 2012, non si produrranno più auto. I dipendenti della casa automobilistica torinese non sono soli, accanto a loro protestano anche quelli delle aziende dell'indotto. Abbiamo sentito Giovanni Condorelli, segretario generale Sicilia della Ugl, uno dei sindacati più rappresentativi tra i metalmeccanici. In questo settore un operaio su cinque ha la tessera dell'Unione Generale del Lavoro.

A che punto è la vertenza con la Fiat?
"L'ultimo incontro mercoledì al ministero dello Sviluppo economico si è risolto con un nulla di fatto. Purtroppo il Gruppo Fiat conferma quello che ha detto in queste settimane, cioè che dal 2012 Termini Imerese non produrrà più auto. Marchionne parla di riconvertire lo stabilimento per la costruzione di materiali e prodotti di supporto alla produzione automobilistica. È un problema serio, però, perché lì ci sono già molte aziende dell'indotto che lavorano per Fiat. Se lo stabilimento venisse riconvertito ci chiediamo cosa andrebbe a fare l'indotto che adesso produce proprio quel materiale."

La Fiat cosa dice su questo punto?
"Loro continuano a dire che problemi di occupazione non ce ne sono. Probabilmente la Fiat come gruppo industriale problemi non ne avrà, ma venendo meno la necessità delle aziende dell'indotto il problema occupazionale ricadrà sicuramente sugli operai delle aziende che per il Lingotto lavorano."

La Sicilia come sta rispondendo?
"Devo dire che a livello sindacale c'è una certa unità nell'affrontare queste problematiche, in questi giorni stiamo attivando forme di protesta forti, con scioperi, picchetti, assemblee. Sembra però che la Fiat non tornerà indietro, nonostante la Regione si sia mossa con una proposta di 150 milioni di euro e il Cipe abbia deliberato il piano su Termini Imerese. Ci sono oggi concretamente dei progetti per rendere appetibile la Sicilia per il gruppo Fiat, ma evidentemente ci sono delle strategie che vanno oltre. Noi chiediamo chiarezza, vogliamo capire come stanno le cose. Non ci spaventa il fatto di non fare più automobili. Se il lavoro è tanto e tale da consentire occupazione, allora a Termini Imerese si farà altro. Noi siamo per il lavoro e per la salvaguardia dei posti di lavoro. La prossima settimana ci sarà un tavolo tecnico nel quale si comincerà a parlare di che cosa vuol dire riconversione. Finalmente capiremo che cosa significa in termini strategici, di produttività e occupazione. Soprattutto capiremo che fine faranno le centinaia di lavoratori dell'indotto. Chiediamo un piano industriale chiaro, dove si indichi che cosa verrà fatto."

Termini Imerese è l'unico nervo scoperto della Sicilia?
"No, purtroppo. Sempre rimanendo nel campo del metalmeccanico a Palermo c'è un altro problema che presto scoppierà, e cioè la Fincantieri che a settembre metterà in cassa integrazione buona parte dei lavoratori. Quello dei metalmeccanici rimane un settore in grossa difficoltà."

Quale ricetta proponete?
"Uno dei punti della nostra piattaforma rivendicativa regionale è la cosiddetta fiscalità di compensazione o di vantaggio sulla quale puntiamo molto non solo per la Fiat ma anche per altri grandi gruppi come la Stm di Catania, che ha circa quattromila dipendenti più duemila di indotto. La fiscalità potrebbe essere uno strumento per dire alle fabbriche rimanete, investite, perché noi vi tuteleremo per cinque-dieci anni e non vi faremo pagare le tasse, un po' come accade in Irlanda. Abbiamo sottoscritto un protocollo con il quale si condivideva l'idea con il governo regionale. Secondo l'Ugl lo strumento della fiscalità di vantaggio, in un momento particolare di crisi come quello che stiamo vivendo, permetterebbe di rivedere l'intera politica industriale."

La politica sembra però immobile. All'Ars non si riesce ad approvare il ddl sugli aiuti alle imprese, ed è fermo anche il pacchetto anti-crisi.
"Noi rimproveriamo la politica. Il non voto è una risposta intelligente dei cittadini che si chiedono perché un governo eletto con il 75% dei consensi si sia fermato a causa di beghe interne ai partiti. Tutto questo inevitabilmente si riversa in maniera negativa sui reali bisogni dei siciliani. Avevamo già pronto un accordo su 39 milioni per gli aiuti da destinare alla cassa integrazione, ma tutto si è bloccato a causa della crisi politica. Abbiamo perso da due mesi e la possibilità di erogare subito i finanziamenti a quelle imprese che stanno licenziando. Paghiamo il prezzo di una classe dirigente che si è dimostrata poco responsabile. I fondi Fas non arrivano perché il governo nazionale vede una situazione instabile in Sicilia e non si fida di noi. Il Lombardo bis lo dobbiamo vedere all'opera. È un governo che può riprendere la strada e dare risposte alla crisi arginandola con rimedi adatti o ricadremo in situazioni che potrebbero portare a una delegittimazione della giunta? Mercoledì la prima verifica all'Ars non è andata bene. La politica deve rispondere alla crisi con atti forti e concreti."

Siete pronti al dialogo o pessimisti?
"Noi siamo disponibili a condividere tutto quello che comunque va nella direzione di un risanamento e di una maggiore professionalità. I cambiamenti si fanno tutti insieme, convinti che facciamo parte di un sistema. Tagliamo con un passato che ci ha da sempre penalizzato. Allora probabilmente potrà nascere qualcosa di positivo. In questo senso, anche se non siamo totalmente d'accordo con la riforma della sanità, l'assessore Massimo Russo ha dimostrato una cosa, che gli sprechi esistono. Critichiamo fortemente il fatto che si perderanno posti di lavoro nella sanità, questo è vero, ma non c'è dubbio che questa linea di individuazione di sprechi e di risparmio la apprezziamo. Se questo modello sarà applicato anche agli altri settori, allora in Sicilia potremo veramente cominciare a migliorare dal punto di vista della vivibilità e del sostegno al reddito alle persone che soffrono, della professionalità, della competenza e dell'innovazione. Ma il cambio o lo si fa tutti insieme o staremo a parlare della cosiddetta 'questione meridionale' per tutta l'eternità."

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15 luglio 2009
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