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Metodo Stamina, sì pure dal tribunale di Catania

Emessa un'ordinanza per far somministrare le cure a due bimbe malate. Ora l'ospedale di Brescia deve trovare medici disposti a praticare le infusioni

25 giugno 2014

Anche il tribunale di Catania, dopo quelli di Pesaro e Venezia, ha emesso un'ordinanza per far somministrare agli Spedali civili di Brescia le cure su due pazienti con cellule staminali secondo il metodo Stamina. L'ospedale bresciano ha così avviato una ricerca di medici disposti a praticare le infusioni.
"Eventuali dichiarazioni di disponibilità dovranno pervenire alla Direzione sanitaria dell'azienda corredate di curriculum comprovante titoli ed esperienza pregressa, oltre che, del nulla osta dell'azienda di appartenenza", si legge sul sito internet degli Spedali civili di Brescia. Si tratta, in particolare, di tre infermieri, due anestesisti, un infusore e un chirurgo ortopedico.

La decisione del tribunale del lavoro di Catania riguarda Smeralda, che ha tre anni, in coma dalla nascita per problemi durante il parto, che ha già fatto cinque infusioni, e Maria Vittoria, 4 anni, affetta da Sma1, una forma di sclerosi multipla, alla sua prima terapia. Secondo il loro legale, gli ospedali Civili di Brescia non hanno ancora ottemperato alla decisione del tribunale emessa nelle scorse settimane.


Marino Andolina e Davide Vannoni

"La mia stima nei giudici aumenta di giorno in giorno. Si stanno rivelando persone di buon cuore e alta professionalità. Purtroppo però difficilmente troveremo qualche martire che vorrà aiutarci a riprendere le infusioni", dice Marino Andolina, il medico di Stamina Foundation. "Sono ordinanze interlocutorie - sostiene il numero due di Stamina -, un passaggio necessario, sia queste che quella di Venezia per Celeste Carrer. Esattamente come è accaduto per Rita che mentre aspettava che da Brescia si trovassero dei medici è venuta a mancare".
Andolina si riferisce al caso della piccola Rita Lorefice, la bambina di due anni e otto mesi di Modica affetta dal morbo di Niemann Pick, deceduta il tre giugno scorso (LEGGI). "Un fatto gravissimo - commenta Andolina - che i genitori di Rita non lasceranno passare come se niente fosse. La famiglia, infatti, - sostiene il medico triestino - si sta muovendo per denunciare la struttura di omicidio perché non ha rispettato tre ordinanze, né seguito il decreto Balduzzi (che prevede la prosecuzione del trattamento per chi è già in cura, ndr)".

L'ennesima decisione pro Stamina da parte della magistratura è stata commentata con dichiarazioni dure dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, anche se più tardi i toni sono stati attenuati dalla nota ufficiale diffusa dall'ufficio stampa del ministero: "Ribadisco che da parte della magistratura ci sono decisioni in contraddizione tra di loro una con l'altra - si legge nella nota - che la volontà del legislatore non era questa ma un intervento, caritatevole, nei confronti di chi aveva già cominciato le infusioni, prendendo atto che non ci si trova di fronte a cure compassionevoli poiché il metodo non è brevettato né ha avuto alcuna sperimentazione. Se dovessimo dar retta al buon senso - afferma il ministro - attenderemmo prima che si creino situazioni difficili le decisioni del Comitato scientifico lasciando alla scienza e non alla magistratura l'ultima parola su questo caso".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]

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25 giugno 2014
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