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Mi chiamo Cicala Sergio...

Scade oggi l'ultimatum di Al Qaida per il rilascio dell'ostaggio siciliano Sergio Cicala e la moglie Philomene Kaborè

01 marzo 2010

AGGIORNAMENTO
Sergio Cicala e la moglie, gli ostaggi italiani in Mali, "non saranno uccisi. Abbiamo avuto delle garanzie", ha affermato un negoziatore. "Anche se - ha aggiunto - la sorte della coppia tenuta prigioniera dall'Aqmi (Al Qaida per il Maghreb islamico) nel nord del Paese è preoccupante". "La loro sorte è preoccupante, perché i sequestratori rischiano di non avere ciò che chiedono - ha continuato - ma sappiamo che allo scadere dell'ultimatum (oggi,ndr) la loro vita non sarà in pericolo".
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"Mi chiamo Cicala Sergio, sono nato a Carini, 8/12/1944. Dal 18 dicembre sono prigioniero dei combattenti di Al Quaeda e ho un appello da fare al governo italiano, al presidente della Repubblica e al governo Berlusconi. La mia libertà e quella di mia moglie dipende dalle concessioni che il governo è disposto a fare. Quindi io spero che al più presto il governo si interessi della nostra situazione e, di conseguenza, delle nostre vite. Aspettiamo fiduciosi che tutto ciò possa al più presto possibile concludersi nel migliore dei modi, naturalmente con la liberazione sia mia che di mia moglie. Il governo Berlusconi… il presidente Berlusconi è sempre stato rinomato per la sua grande generosità, spero tanto che mi possa aiutare e possa aiutare mia moglie".

Scade oggi l'ultimatum di Al Qaida nel Maghreb islamico per il rilascio dell'ostaggio italiano Sergio Cicala, rapito in Mauritania lo scorso 18 dicembre insieme alla moglie Philomene Pawelgba Kaborè.
Quello che avete letto all'inizio è la trascrizione del messaggio audio diffuso su un sito web islamico dall'organizzazione terroristica.
Cicala ha chiesto aiuto al governo di Silvio Berlusconi, invitandolo a fare delle "concessioni" per ottenere la liberazione degli ostaggi. I terroristi hanno chiesto la liberazione di loro compagni detenuti in Mali.
Il messaggio è accompagnato da una foto nella quale l'uomo appare in ginocchio, sorvegliato da sei militanti armati e mascherati. Insieme alla registrazione - datata 24 febbraio e letto in italiano - che dura poco più di un minuto, un breve comunicato dell'organizzazione terroristica che ricorda la scadenza dell'ultimatum lanciato nel messaggio precedente, quello del 6 febbraio scorso, prevista per oggi, ed accusa l'esecutivo italiano di non aver fatto abbastanza per salvare le vite di questi suoi cittadini. "Nonostante siano passati due mesi dal rapimento dei due italiani - si legge nel comunicato diffuso in lingua araba - e nonostante l'avvicinarsi dell'ultimatum dato dai mujahidin al governo Berlusconi, in vero quest'ultimo è rimasto in silenzio finora e non si è sforzato per salvare la vita dei suoi cittadini mentre ha mentito all'opinione pubblica parlando del suo impegno. Ripetiamo il nostro appello alle famiglie degli ostaggi e all'opinione pubblica italiana: se vi preme la sicurezza degli ostaggi, fate pressioni sul vostro governo e chiedetegli di rispettare le legittime richieste dei Mujaheddin".

Questa nuova registrazione audio viene diffusa a pochi giorni di distanza dalla liberazione di Pierre Carmatte, l'ostaggio francese finito in mano ad al-Qaeda prima del sequestro di Cicala. La sua liberazione ha scatenato forti polemiche in nord Africa, ed in particolare in Algeria e Mauritania, perché avvenuta in seguito alla scarcerazione di quattro terroristi islamici da parte delle autorità maliane, così come richiesto nel comunicato diffuso dai terroristi il 6 febbraio. Nel comunicato l’Aqmi precisava di aver chiesto, come contropartita, il rilascio di suoi detenuti "i cui nomi sono già stati dati al negoziatore italiano". Secondo altre fonti, l’Aqmi chiedeva la liberazione, oltre a quella dei quattro islamici rilasciati, di altri prigionieri in Mauritania.
Proprio alla luce del rilascio dei quattro terroristi, che tra gli internauti islamici viene considerato come un grosso successo del gruppo armato, Al Qaeda nel Maghreb islamico cerca di fare pressione sul governo italiano per intavolare una nuova trattativa.
Intanto la Farnesina "mantiene il silenzio stampa". Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva parlato al telefono con il presidente del Mali, Amadou Toumani Toourè, e si era detto "fiducioso" sul lavoro di "un mediatore del Mali". Il ministro aveva sottolineato che "per i nostri connazionali non c'è mai stata alcuna richiesta di riscatto".

E da Caltanissetta arriva l'accorato appello della figlia di Sergio Cicala, Alexia, 30 anni, avuta dall'ostaggio dal suo primo matrimonio. Alexia ha lanciato un appello al governo affinchè nulla sia lasciato "intentato" per la liberazione del padre e di sua moglie.
La donna ha affidato il suo appello, rivolto "al ministro degli esteri Franco Frattini ed al premier Silvio Berlusconi", alle parole del fidanzato. Lei - che si trova a casa della madre a Caltanissetta - preferisce infatti rimanere in silenzio: il suo telefono squilla a vuoto. E non vuole commentare l'ultimatum imposto dai rapitori per la liberazione del padre, nè il video diffuso dai sequestratori.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, ANSA, Rainews24.it, La Siciliaweb.it]

Il sequestro Cicala su Guidasicilia.it:
- Forse in mano dei terroristi di Al Qaida (Guidasicilia.it, 21/12/09)

- Al Qaeda si rifiuta di trattare (Guidasicilia.it, 24/12/09)

- Al Qaeda rivendica il sequestro della coppia italiana (Guidasicilia.it, 28/12/09)

- Al Qaeda contro i "crociati" (Guidasicilia.it, 29/12/09)

- L'Italia insieme a Francia e Spagna per liberare i coniugi Cicala (Guidasicilia.it, 30/12/09)

- L'ultimatum di Al Qaeda per il Maghreb islamico (Guidasicilia.it, 06/02/10)

- Attesa e speranza per i coniugi Cicala (Guidasicilia.it, 20/02/10)

- Si aspetta ancora per il rilascio dei coniugi Cicala (Guidasicilia.it, 22/02/10)

- L'Aqmi ha liberato l'ostaggio francese Pierre Camatte (Guidasicilia.it, 24/02/10)

 

 

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01 marzo 2010
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