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Million dollar baby

Una donna pugile costringe un vecchio allenatore a riaprire il match con la vita

25 febbraio 2005


 




Noi vi segnaliamo
MILLION DOLLAR BABY
di Clint Eastwood

Non pugili ma uomini e donne messi alle corde dalla vita. Se credete che questo sia semplicemente un film sulla boxe, sbagliate.
Sì c'è un ring, in una scalcinata palestra di un quartiere malfamato di Los Angeles, c'è un uomo che è stato campione per un round prima che un destro fatale gli togliesse la vista (Morgan Freeman), c'è una ragazza che vuole indossare i guantoni (Hilary Swank) per fuggire al suo destino da cameriera, e c'è un ex allenatore, un cut-man, l'uomo d'angolo, quello che cura le ferite del pugile durante l'incontro, per consentirgli di continuare a combattere.
Frank Dunn (Clint Eastwood) ha scelto di stare all'angolo e in questo il destino lo ha favorito. Tutti i giorni da 23 anni va a Messa in cerca di risposte e di un perdono che non riesce a darsi. Ogni settimana scrive una lettera a sua figlia che immancabilmente torna indietro con la scritta "Rispedire al mittente". La sua casa è Hit Pit (buca da botte), una palestra di pugilato della vecchia scuola di cui è proprietario. Il suo unico amico è Scrap Iron (ferro vecchio) Dupris (Morgan Freeman). Loro sono come una vecchia coppia sposata: litigano in continuazione ma non potrebbero fare a meno l'uno dell'altro. La loro amicizia è radicata nel ricordo di un evento doloroso, quando Scrap perse la vista da un occhio durante un incontro. Quella sera Frank era il suo cut-man e anche se non aveva tecnicamente l'autorità per interrompere il match si è sempre sentito responsabile dell'accaduto. Ciò non gli ha impedito di continuare ad allenare altri pugili ma mentalmente Frank si è già ritirato: troppe delusioni, troppi errori, troppa paura, troppe responsabilità. Perciò quando nella sua palestra si presenta la trentunenne Maggie Fitzgerald in cerca di allenatore, lui a brutto muso le risponde di no. A fargli cambiare idea sarà la disperata determinazione della ragazza…
Tratto da una raccolta di racconti di F.X. Toole ("Lo sfidante", ed. Garzanti), ruvido, asciutto, sporco e tagliante come un hardboiled, il film n. 25 di Clint Eastwood, a detta di molti, è il suo migliore. Profumo di Oscar?
Quel che è certo - dopo il Golden Globe per la miglior regia e ad Hilary Swank per la migliore interpretazione - è che il vecchio Clint è il migliore 'incassatore' nel ring di Hollywood.

Distribuzione 01 Distribution
Durata 137'
Regia Clint Eastwood
Con Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman
Genere Drammatico


La critica

"Il più bel film di Clint Eastwood comincia con un'inquadratura che trasforma subito il ring in qualcos'altro, un luogo al di là del tempo e della storia, un'arena in cui ci si gioca ben altro che un titolo o un premio. Ma il vecchio Clint è l'ultimo cineasta classico d'America e non sta certo a ricamarci sopra. Secco, diretto, brutale come i suoi protagonisti, 'Million Dollar Baby' si fa allegoria restando saldamente ancorato alla vita. La vita balorda di un vecchio allenatore di periferia; di una ragazza così testarda che riesce a farsi allenare da quel professionista contrario alle pugilatrici e già segnato dalla fine del rapporto con sua figlia; e di un ex-pugile di colore che commenta il tutto dall'esterno, da narratore. (…) 'Million Dollar Baby', per quanto laico, moderno, razionale, è a suo modo un martirologio. La storia di un Padre chiamato a soccorrere un Figlio agonizzante (qui una figlia, letteralmente ri-messa al mondo) cui resta solo lui. O se vogliamo la 'Passione' di una lottatrice che tenta un impossibile riscatto ma viene messa a morte dai filistei. Con un'insistenza sul male, inteso proprio come dolore, che può ricordare un'altra Passione. Anche se Gibson con tutti i suoi effettacci, resta epidermico e profano. Mentre Eastwood dà ai misteri della fede, di cui il suo personaggio fra l'altro discute spesso col parroco, un'evidenza fisica che vale un K.O."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 febbraio 2005

"Mirando al cuore del sottobosco dello sport più frequentato dal cinema, la boxe, Eastwood fa uno dei suoi film più scarni, amari, puri, senza dar conto né far sconti. Un classico, alla Hawks, in cui l'azione non ha luogo né tempo: siamo nell' eternità dei primari sentimenti (americani). (...) Film di poche, essenziali parole, compresa quella, non sempre ascoltata, di Dio: un ritratto impietoso di un angolo sperduto del Grande Paese, in cui Morgan Freeman fa la voce della coscienza e Hilary Swank è ancora sorprendente. Clint ormai è di misura essenziale, gli basta uno sguardo, dentro c'è tutto."
Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 19 febbraio 2005

"Che grande, struggente, magnifico film è 'Million Dollar Baby'. (...) Clint ci parla di gente vera, che non cerca un posto al sole ma si accontenterebbe di un posto nel mondo. Un'autentica lezione d'economia poetica, dove la macchina da presa (degna di John Ford) indugia su quel che vuole mostrare esattamente per il tempo necessario: non un istante di più. Del personaggio di Frankie, basta dire che non poteva interpretarlo altri che Clint; Freeman è la migliore delle spalle. Quanto a Swank, se non le danno l'Oscar siamo già pronti alla protesta civile."
Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 febbraio 2005

Sette candidature agli Oscar 2005: Migior Film, Miglior Attore Protagonista (Clint Eastwood), Miglior Attrice Protagonista (Hilary Swank), Miglior Attore Non Protagonista (Morgan Freeman), Miglior Regia (Clint Eastwood), Miglior Sceneggiatura non originale (Paul Haggins), Miglior Montaggio (Joel Cox).

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25 febbraio 2005
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