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Mills, Berlusconi e i nemici comunisti...

Continua a tener banco la polemica sulla condanna di David Mills che mentì per salvare il Cavaliere

21 maggio 2009

Continua a tenere banco la polemica scatenata dalla deposizione della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha motivato la condanna dell'avvocato David Mills, condannato per corruzione perché, secondo i giudici, avrebbe mentito al fine di proteggere Silvio Berlusconi.
Mentre la maggioranza parla dell'uscita delle motivazioni come "un attacco politico a orologeria a due settimane o poco più dalla data di scadenza delle elezioni", l'opposizione va all'attacco sull'annuncio del Premier di voler intervenire in Parlamento per denunciare i comportamenti di "certa magistratura" (LEGGI).

L'Associazione Nazionale Magistrati, in relazione alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza sul caso Mills, ha ritenuto "inaccettabile che da parte di esponenti politici e di rappresentanti del governo vengano rivolte invettive e accuse di carattere personale nei confronti dei componenti del collegio del tribunale di Milano ed in particolare del suo presidente". "La critica dei provvedimenti giudiziari è sempre legittima, ma - ha proseguito la Giunta Esecutiva Centrale dell'Anm - è grave che vengano messi in discussione, e con questi toni denigratori utilizzati nelle ribalte mediatiche, non il merito del provvedimento, ma l'indipendenza e l'imparzialità dei giudici. In questo modo si minano fondamentali principi costituzionali posti a garanzia del corretto equilibrio tra poteri dello Stato. Sorprende, ancora una volta, il ''garantismo a corrente alternata'' utilizzato come chiave di lettura di vicende giudiziarie che riguardano esponenti del mondo politico-imprenditoriale a fronte del disinvolto giustizialismo con cui si commentano fatti di criminalità diffusa". "Ogni giorno i tribunali della Repubblica decidono della libertà e della responsabilità di persone accusate anche di gravi delitti. La credibilità di tali provvedimenti è un pilastro irrinunciabile del sistema democratico e del corretto vivere civile. E dovrebbe stare a cuore in primo luogo a chi ha responsabilità nel governo del paese. Esprimiamo solidarietà e vicinanza ai colleghi Gandus, Caccialanza e Dorigo", ha concluso la Giunta Esecutiva Centrale dell'Anm.

Ma al presidente del Consiglio poco importa quanto detto dall'Anm, ed è tornato sulla vicenda attaccando il giudice milanese, che ha inflitto al legale 4 anni e 6 mesi per falsa testimonianza, e definendola "un palese nemico politico".
L'attacco a Nicoletta Gandus, presidente del collegio giudicante nel caso Mills, è contenuto in un'anticipazione del prossimo libro di Bruno Vespa. "E' curioso sostenere, come ha fatto la Corte d'Appello, che la Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d'imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudicie non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale". "I nostri avvocati - insiste il Cavaliere - vennero a sapere che la Gandus era ed è un'attivissima militante della sinistra estrema".
E il premier sembra proprio non aver dubbi: "E questo è soltanto l'ultimo dei processi che mi sono stati cuciti addosso. In totale - insiste Berlusconi - più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti".

Quanto ai suoi rapporti con il legale britannico il premier spiega: "l'avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all'estero si era servito occasionalmente il gurppo Fininvest. Io non ricordo di averlo mai conosciuto".
Berlusconi ricostruisce punto per punto i rapporti con Mills: "A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l'avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore, oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari come ulteriore compenso professionale. Tale somma non fu dichiarata per evitare di pagare le imposte al fisco inglese e di dover dividere questo denaro con i colleghi del suo studio, visto che aveva condotto tutte le relative operazioni all'estero e personalmente". "Con i soci e il fisco inglese - prosegue il premier - Mills inventò la storia che quei 600 mila dollari non erano frutto di un'attività professionale, ma di una donazione. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si inventò che quei soldi erano una donazione di Bernasconi. Perché proprio di Bernasconi? - si chiede il Cavaliere - perché lui nel frattempo era morto. E perché Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perché Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi - assicura il premier - è risibile". "Le mie società né tanto meno io - assicura Berlusconi - avevamo ragioni per fare quel versamento a Mills che proprio con le sue dichiarazioni era stato il principale responsabile di una sentenza di condanna. Davvero un'assoluta assurdità!". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

- Stop di Bossi: "Silvio sui pm non ti seguiamo" di Claudio Tito

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21 maggio 2009
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