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Mills mentì per Berlusconi

Il premier: ''E' uno scandalo! In Parlamento dirò quello che penso di certi giudici''

20 maggio 2009

L'avvocato inglese David Mills "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico".
E' questo uno dei passaggi delle motivazioni (circa 400 pagine) della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha condannato il legale a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Dal medesimo procedimento la posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano, riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso.

Piccolo riassunto delle puntate precedenti... - Al centro del procedimento che riguarda Mills c'è l'accusa secondo cui il legale inglese tra il 1996 e il 1997 avrebbe incassato da Silvio Berlusconi 600.000 dollari come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza, con Mills in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla), le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri.
Si legge in un passaggio delle motivazioni: "Il fulcro della reticenza di David Mills in ciascuna delle sue deposizioni sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off-shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti". E poi ancora: "David Mills ha ricevuto enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali, da Fininvest e da Silvio Berlusconi, fin dagli anni 1995 - 1996, e quindi da un'epoca anteriore a quella delle sue deposizioni nei procedimenti tenuti a Milano" che vedevano imputato il premier. [Leggi la sentenza Mills]

L'ira del Cavaliere... - Per il presidente del Consiglio si tratta di una "sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà, come sono certamente sicuro sarà accertato in appello per quanto riguarda il signor Mills". "La verità emergerà. Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice e io sono sereno. Se c'è un fatto indiscutibile è che non c'è stato alcun versamento di nessuno al signor Mills", ha ripetuto Berlusconi. "Da questi giudici - ha aggiunto il premier riferendosi al giudice Nicoletta Gandus - non mi farò processare. Quando il processo riprenderà con altri giudici dimostrerò la mia totale estraneità" ha chiarito il premier. "Durante il processo è stato spiegato chi aveva dato i soldi, è stato individuato il tragitto dei soldi, sono state individuate le azioni fatte da Mills su questi soldi e il fisco inglese ha costretto il signor Mills a pagare imposte, considerando questa entrata un suo compenso professionale. Se fosse stata una donazione, il signor Mills non avrebbe dovuto pagare alcuna imposta. E se questo non vi basta..." ha anche spiegato il Cavaliere.
Berlusconi ha quindi confermato l'intenzione (già annunciata ieri mattina) di riferire in Parlamento sulla vicenda. "In quella sede - ha spiegato il Cavaliere - dirò finalmente quanto da tempo penso a proposito di certa magistratura".

Anche per Federico Cecconi, difensore di David Mills "non c'è nessuna prova di accordi illeciti né di flussi finanziari. Mills non ha ricevuto somme illecite mai e tantomeno dal gruppo Fininvest o da Silvio Berlusconi". "La sentenza solo apparentemente e agli occhi di chi non conosce gli atti fornisce risposte alle domande emerse in aula al processo", ha aggiunto Cecconi, che adesso si prepara a scrivere i motivi di quel ricorso in appello già annunciato il 17 febbraio scorso, subito dopo la lettura del verdetto di condanna.

Silvio Berlusconi, che del caso Mills ha parlato mentre era in conferenza stampa all'Aquila, ha colto l'occasione per attaccare l'opposizione e alcuni organi di stampa (in particolare con 'La Repubblica'). "Sul presidente del Consiglio sono state scritte cose inventate di sana pianta", ha sottolineato Berlusconi riferendosi al "caso veline" e a Noemi Letizia. Poi ha avuto un duro scontro con la cronista dell'Unità Claudia Fusani. La giornalista ha chiesto a Berlusconi se, dopo le motivazioni della sentenza Mills, non sia il caso di farsi processare e quindi di congelare il lodo Alfano. "Con questi giudici non si può fare" è esploso Berlusconi. "Il processo c'è ed è a Mills. Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice ed io sono sereno. Quando il processo riprenderà ci sarà una assoluzione assoluta". La giornalista ha insistito: "Si faccia processare". Berlusconi a quel punto ha iniziato ad urlare: "Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi".

Le reazioni politiche - Le 400 pagine scritte da giudici di Milano sul caso Mills, ovviamente, tengono banco nel dibattito politico. Per Antonio Di Pietro "la sentenza dice che Berlusconi ha fatto operazioni illecite, ha pagato la corruzione di Mills, e che quindi Berlusconi, se non ci fosse stato il lodo Alfano, sarebbe stato condannato anche lui per questi reati". "Ecco la ragione - conclude l'ex pm - per cui quella legge che si è fatto Berlusconi come primo atto appena andato al Governo, dimostra che se l'è fatta fare per sé". Poi l'invito a Berlusconi a rinunciare all'immunità del lodo Alfano e a farsi processare, altrimenti, secondo il leader dell'Idv, dovrebbe dimettersi subito.
Stessa esortazione anche dal segretario del Pd, Dario Franceschini: "Berlusconi venga in Parlamento, ma venga a dire: io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini".
"Non capisco perché Silvio Berlusconi abbia scelto di andare in Parlamento. Sarebbe dovuto andare in tribunale per accettare di essere processato e chiarire le accuse che gli vengono rivolte. A questo punto sono preoccupato che la seduta in Parlamento diventi una gazzarra contro la magistratura. Questo sarebbe intollerabile" rincara la dose Massimo D'Alema. "Ora si capisce il motivo del Lodo Alfano" ha aggiunto l'esponente del Pd.

Contro l'opposizione, ha puntato il dito il coordinatore del Pdl Sandro Bondi: "Si tratta ancora una volta di teoremi giudiziari tanto infondati quanto perseguiti con ostinazione, specialmente alla vigilia di appuntamenti elettorali, a condizionare e turbare pesantemente la vita politica italiana. Tutto già visto, compresa la solita, immancabile strumentalizzazione da parte della sinistra".
Niccolò Ghedini (Pdl), ascoltato consigliere giuridico del premier, ha detto che Berlusconi non rinuncerà all'immunità, altrimenti "per un anno anziché stare a governare dovrebbe stare in aula a difendersi".
Infine, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, intervenendo stamane ad una trasmissione televisiva, ha così affermato: "A due settimane dalle elezioni il Presidente del Consiglio si vede attaccato con un attacco politico ad orologeria". Bonaiuti stigmatizza il fatto che, sulla sentenza Mills, Pd e Idv si siano riavvicinati. "Abbiamo sentito tanti distinguo - ha detto Bonaiuti - ma quando arriva la sentenza politica, il Pd si dimostra giustizialista come Di Pietro. Dio li ha fatti e poi li accoppia".
Bonaiuti giudica infine "importante" che Berlusconi sottoporrà al Parlamento il fatto della sentenza Mills. "Saranno comunicazioni del Presidente del Consiglio". [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]

Lodo Alfano, lo "scudo" delle polemiche (Ansa, 19 maggio 2009) - Sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il "lodo Schifani", vale a dire lo "scudo" processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo "lodo", ribattezzato col nome del Guardasigilli Alfano.
I tre ricorsi arrivati alla Corte saranno presi in esame dopo la pausa estiva, probabilmente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, secondo alcune indiscrezioni. Il presidente della Consulta, Francesco Amirante, che nel 2004 scrisse le motivazioni della sentenza di illegittimità del lodo Schifani, non ha ancora fissato la data dell'udienza. La prima questione di legittimità del lodo Alfano è stata sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati. Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito l'Alta Corte, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier, per corruzione in atti giudiziari.

La terza causa è arrivata alla Consulta dal gip di Roma Orlando Villoni nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura. Tutti e tre i ricorsi muovono rilievi sostanzialmente simili: innanzitutto che il lodo Alfano, nel sospendere i processi penali per reati extrafunzionali commessi dalle quattro più alte cariche (presidente della Repubblica, presidenti di Senato e Camera, presidente del Consiglio), viola l'articolo 138 della Costituzione perchè introduce con una legge ordinaria e non costituzionale una "garanzia aggiuntiva" "in deroga alla generale disciplina in vigore per tutti i cittadini". E ancora: il 'lodo' viola l'art 3 della della Carta, vale a dire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla giurisdizione penale, nonché i principi dell'obbligatorietà dell'azione penale (art.112) e del giusto processo (art.111).

Nel ricorso alla Consulta presentato dal collegio presieduto dal giudice Nicoletta Gandus, ricusata dal premier, è inoltre aggiunto che il lodo, per la sua "generale e automatica" sospensione del procedimento penale per reati extrafunzionali di cui il premier è imputato, comporta una violazione dell'art 96 della Costituzione: se infatti per i reati commessi nell'esercizio delle funzioni il presidente del Consiglio e i ministri sono accomunati dalla necessità di una preventiva autorizzazione delle Camere, ciò non vale per i reati extrafunzionali dal momento che il 'lodo' tutela solo il premier. La bussola della prossima decisione della Corte sarà senza dubbio la sua precedente pronuncia del 2004: allora la Consulta bocciò la legge perché "generale, automatica e di durata non determinata". Tuttavia la Corte indicò come "un interesse apprezzabile" quello di "tutelare il sereno svolgimento delle funzioni" delle alte cariche dello Stato; interesse che, si sottolineava, "può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale". Come dire: l'obiettivo non era censurabile ma il "lodo Schifani" era scritto male.

- "Silvio si sente «braccato»" di Francesco Verderami

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20 maggio 2009
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