Miral
Dalla storia d'amore tra Julian Schnabel e Rula Jebreal un film riuscito poco tutto votato al 'politicamente corretto'
Noi vi segnaliamo...
MIRAL
di Julian Schnabel
La giovane palestinese Miral cerca nell'istruzione la possibilità di sfuggire all'emarginazione cui il suo popolo è condannato nella sua stessa patria. Accolta nell'orfanotrofio di Hind Husseini - benefattrice appartenente a una delle più importanti famiglie palestinesi di Gerusalemme, che dal 1948 decise di prendersi cura di coloro che gli esiti cruenti della nascita dello Stato d'Israele avevano lasciato senza genitori né mezzi di sussistenza, ponendo la sua attenzione soprattutto sulle nuove generazioni di donne che, più istruite e consapevoli, rappresentavano per lei la speranza della futura nazione palestinese - si troverà a dover combattere un grave conflitto interiore che la porterà ad abbandonare la sua terra...
Anno 2010
Nazione Israele, Francia, Italia, India
Produzione Pathè, Er Productions, Eagle Pictures, India Take One Productions, Canal+, CinemaCinema
Distribuzione Eagle Pictures
Durata 112'
Regia Julian Schnabel
Tratto dal romanzo "La strada dei fiori di Miral" di Rula Jebreal (ed. BUR)
Soggetto Rula Jebreal
Sceneggiatura Julian Schnabel e Rula Jebreal
Con Hiam Abbass, Freida Pinto, Alexander Siddig, Omar Metwally, Yasmine Al Masri, Ruba Blal, Willem Dafoe, Vanessa Redgrave, Stella Schnabel
Genere Drammatico
In collaborazione con Filmtrailer.com
La critica
"Julian Schnabel è un artista sessantenne molto grasso che ha appena perduto sette chili (e almeno altri sette dovrà perderne), di origini, spirito, cultura, amore per le tribù parentali ebraiche. Ha avuto due mogli e cinque figli. È molto simpatico. Vive a Montauk, luogo di vacanze degli eleganti di New York, insieme con una giovane donna palestinese, Rula Jebreal, 37 anni, la bella intelligente combattiva giornalista vista in tv nella trasmissione 'Annozero'. Lei è autrice de 'La strada dei fiori di Miral' (Rizzoli), romanzo autobiografico in cui Israele viene vista con lo sguardo di una ragazzina palestinese. Lui è autore del film che ne è stato tratto e che susciterà magari vane polemiche. Non vale la pena. 'Miral' ha un tema originale, non è fatto male, ma incoraggia un sospetto di furberia che non è mai mancato nel lavoro di Schnabel. Se la sua arte voleva irritare (ci riuscì benissimo usando cocci di piatti rotti), il suo cinema s'è guadagnato giudizi di astuzia mediatica: il film su Basquiat, primo graffitaro di colore assunto tra gli artisti americani, provocò accuse di operazione commerciale a vantaggio del biografato; il film sul poeta incarcerato a Cuba Reynaldo Arenas 'Prima che sia notte', generò accuse di anticastrismo; 'Lo scafandro e la farfalla', storia d'un uomo paralizzato che comunicava con il battito delle ciglia, si guadagnò critiche di sensazionalismo. 'Miral' sembra inattaccabile; ma, come capita, troverà magari i suoi polemisti. Non vale la pena. La furberia non è un reato, né un delitto culturale. E se Willem Dafoe è il solito pesante esibizionista, Freida Pinto è molto brava."
L'espresso
"(...) Hind Husseini è interpretata da Hiam Abbass, la stupenda attrice del 'Giardino dei limoni': ammirarla in azione è l’unico motivo per vedere il film, mentre la prova dell’indiana Freida Pinto (quella di The Millionaire ) nei panni della giovane Miral/Rula è veramente imbarazzante. Ma è difficile biasimarla: come tutti gli attori, deve pronunciare dialoghi impossibili che tentano di riassumere in modo meccanico e didascalico la storia di Israele e della Palestina. Scritto malissimo, il film è girato forse peggio, con stile inutilmente «poetico» e sfondoni clamorosi. (...) Miral è un film in cui la correttezza politica e la predicazione ideologica, per quanto nobile, si traducono in colonialismo hollwyoodiano della peggior specie."
Alberto Crespi, 'l'Unità'
"Con le consuete camere a mano e la sua poetica un po' naif, Schnabel ('Basquiat', 'Lo scafandro e la farfalla', 'Prima che sia notte') questa volta affronta qualcosa che lo tocca profondamente. Ebreo newyorkese, di tendenze decisamente liberal, da alcuni anni vive una storia d'amore con la giornalista palestinese Rula Jebreal a lungo attiva in Italia, dove è giunta con una borsa di studio dopo la fine dei corsi all'Al Tifi. Dal libro in gran parte autobiografico di Rula 'La strada dei fiori di Mirai', Schnabel ha elaborato un film non perfetto, certo, spesso semplicistico, ma di grande passione. Dove emergono figure magnifiche di donne e la grande, illuminante, idea che solo l'istruzione - la più estesa possibile - può aiutare a risolvere i conflitti. (...) Che sia un racconto di donne, ovviamente non è un caso. (...) E' vero, i difetti di 'Miral' sono infiniti (il più brutto, l'uso della lingua inglese anche nei dialoghi tra arabi) e il punto di vista ebraico è di debole entità, tanto da rendere squilibrata la relazione nel conflitto. Ma non bisogna dimenticare che il film narra di una vita, della vita di una piccola donna che può essere la stessa Jebreal, ma non solo. Come lei, intorno a lei, migliaia di bambine in ogni parte del mondo vivono destini più grandi di loro. Il film dice anche che a volte, per cambiare il destino di un essere umano, basta che qualcuno ti allunghi una mano, che qualcuno non volti lo sguardo davanti alla tua disgrazia. La tolleranza e l'amore possono tutto questo. Ed entrambi i sentimenti vengono amplificati da una buona istruzione. Un concetto tanto semplice, quanto vero. Miral lo trasforma in una bella storia che sboccia nel cuore del conflitto israelo-palestinese. Sarà banale, ma a noi ha profondamente commosso."
Roberta Ronconi, 'Liberazione'
"Se i grandi temi facessero le grandi opere, 'Miral' sarebbe un'impresa eroica. Se le buone cause facessero i buoni film sarebbe anche un capolavoro perché tutto ciò che afferma e ribadisce scena dopo scena è vero, giusto, sacrosanto. Con le armi non si risolve niente. L'unica libertà è nell'istruzione. Fra israeliani e palestinesi ci sono più somiglianze che differenze, eccetera. Lo diceva il libro della Jebreal da cui è tratto il film, 'La strada dei fiori di Miral'. (...) Eppure proprio questa disinvoltura rende il film sommario e insoddisfacente anche quando mostra la brutalità della polizia israeliana, le lotte fratricide in seno all'Olp, il vicolo cieco del terrorismo. Dopo tutti i grandi film israeliani di questi anni, un vero passo indietro."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'
"Julian Schnabel riuscì a farci palpitare noi cinici a tendenza ipocondriaca, con un debole per 'Le invasioni barbariche' di Denys Arcand: una festa con canne, amici e champagne, poi staccatemi la spina per la sorte di un giovanotto che muoveva solo la palpebra sinistra e con quella scrisse 'Lo scafandro e la farfalla'. Non commuove con 'Miral'. Colpa della musica, melensa come in una soap. Della fotografia sfumata alla David Hamilton. Della sceneggiatura di Rula Jebreal, scritta con il senno di poi. 'Miral', all'idea di due popoli due stati commenta: «Perché noi palestinesi e gli ebrei non possiamo vivere d'amore e d'accordo in un solo stato, come a New York?»."
'Il Foglio'
In concorso alla 67ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (2010)