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Monocromo. L'Utopia del colore

Al Convento del Carmine di Marsala una mostra che svela l'importanza del 'colore unico' nell'Arte del Novecento

14 luglio 2009

Monocromo. L'Utopia del colore
Marsala, Convento del Carmine, Piazza Carmine
Fino al 18 ottobre 2009


"Giardino carminio", Pietro Consagra (1965). Ferro, lastra tagliata e dipinta (Milano, Collezione privata)

Nel corso dell'arte del Novecento il motivo del Monocromo ha svolto un ruolo centrale: talmente rilevante che, secondo alcuni studiosi, la sua importanza nel XX secolo è stata analoga a quella della pittura di paesaggio nell'Ottocento. Partendo dalle prime codificazioni delle avanguardie storiche, in particolare del Suprematismo e del Costruttivismo russo, il Monocromo nella seconda metà del secolo scorso si è caricato di esigenze tra loro diverse e anche contraddittorie, tutte legate tuttavia a una idea di assoluto, di purezza elementare, di riduzione al grado zero dei codici espressivi in cui il valore simbolico del colore risaltava come fulcro del nuovo orizzonte del tempo. Non a caso, in Europa come negli Stati Uniti, la fortuna del Monocromo coincide con il superamento del clima legato all'informale e con la esplorazione di una diversa consonanza con lo spazio dell'uomo e dell'architettura.

In Italia, la grande stagione del Monocromo, non a caso praticato da alcuni tra i maggiori artisti del tempo, è legata così alla nuova fisionomia del paese ricostruito nei decenni del dopoguerra: l'ipotesi di una diversa relazione dell'arte con la tecnologia e con il pensiero scientifico, l'esigenza di confrontarsi con un paesaggio di materiali, procedimenti e immagini tipici di una realtà industriale,vanno in questo modo di pari passo con la ricerca di una spiritualità contemporanea di cui il colore, nella sua intatta dimensione simbolica, è insieme veicolo e attore. [Nella foto a sinistra: "Achrome", Piero Manzoni (1960 circa). Cotone idrofilo a quadri (Milano, Archivio Opera Piero Manzoni)] Il valore evocativo e la realtà concreta del colore monocromo hanno così assunto, di volta in volta, declinazioni diverse: allusione alla spazialità infinita come nelle opere di Lucio Fontana, evocazione ironica di un silenzio rarefatto come negli "Achrome" di Piero Manzoni, ricerca di un sistema di variazioni numeriche e musicali come nelle opere di Castellani; ma anche attenzione al dato specifico dello spazio architettonico come nei lavori di Bonalumi e Scheggi, riutilizzo di materiali umili sottratti al fluire del tempo quotidiano come in Burri, Scarpitta o Uncini (rispettivamente cellotex, bende, cemento), suggestione della nuova iconografia dello schermo televisivo come in Schifano o Mauri.

La mostra "Monocromo. L'Utopia del colore", organizzata dall'Ente Mostra di Pittura "Città di Marsala" e curata da Sergio Troisi, intende ripercorrere quel tema analizzando le differenti implicazioni della situazione italiana in un arco temporale compreso tra il dopoguerra e agli anni Settanta, durante il quale il motivo del Monocromo è stato esplorato in un'ampia gamma di declinazioni: dalle proprietà di una spazialità dinamica ai rapporti con l'architettura, dalla analisi dei valori percettivi e sensoriali ricondotti alle loro dinamiche elementari al dato di materiali quotidiani presentati nella loro immediata evidenza. Un ampio ventaglio di poetiche, in cui la forza espressiva del colore assume su di sé il compito di riassumere la memoria e il destino dell'arte in un costante dialogo con l'assoluto e l'utopia.

La mostra espone oltre sessanta opere di, fra gli altri: Vasco Bendini, Alberto Burri, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Pier Paolo Calzolari, Piero Dorazio, Ettore Colla, Pietro Consagra, Dadamaino, Tano Festa, Lucio Fontana, Jannis Kounellis, Elio Marchegiani, Piero Manzoni, Gastone Novelli, Claudio Olivieri, Giuseppe Penone, Mimmo Rotella, Paolo Scheggi, Sal Scarpitta, Turi Simeti, Ettore Spalletti, Claudio Verna.
[Nella foto a destra: "Senza titolo (5)", Jannis Kounellis (1959). Tecnica mista su tela (courtesy Claudia Gian Ferrari, Milano)]


Ente Mostra Pittura Contemporanea: il fulcro è il Novecento
L'attività espositiva promossa dall'Ente Mostra di Pittura Contemporanea ha inteso privilegiare in questi anni alcuni momenti fondamentali della storia artistica sia regionale che nazionale del Novecento, in un filo conduttore che dal periodo tra le due guerre giunge sino agli anni Sessanta e Settanta. L'attenzione dedicata a periodi e figure dell'arte siciliana, o che con la Sicilia hanno intessuto rapporti importanti, ha voluto leggere la cultura dell'isola in una più ampia rete di temi e problematiche, mettendone in luce la cruciale vocazione moderna. [Nella foto a sinistra: "Ferro trasparente fucsia", Pietro Consagra (1966). Ferro dipinto, lastre tagliate, curvate, saldate e dipinte (courtesy Archivio Pietro Consagra, Milano)]

Il Carmine e le Collezioni dell'Ente
Ruolo di importanza primaria nella storia della città di Marsala ha svolto il complesso del Carmine insieme alla piazza antistante. Quest'ultima è stata a lungo uno dei luoghi catalizzatori della città con il quale solo le piazze del Castello, della Chiesa Madre e di S. Francesco erano degne di competere per vastità. Il complesso del Carmine fu fondato quasi certamente nel XIII-XIV secolo, sebbene la tradizione locale insista sull'arrivo dei Carmelitani a Marsala nel 1154-1155, attestati con sicurezza invece a Trapani solo nel 1224. I Carmelitani si insediarono, come di solito avveniva per gli ordini mendicanti, in un settore della città  piuttosto periferico, dove il costo dei terreni fabbricabili era di gran lunga inferiore rispetto al cuore della città, che gravitava intorno alla Chiesa Madre e alla sua piazza (odierna Piazza Fratelli Maggio) e lungo la platea judeorum, l'asse dell'odierna Via Frisella. La piazza antistante il convento è caratterizzata dalla presenza di due monumenti oggi intimamente legati al presente e al futuro dell'Ente Mostra di pittura: la casa di Jo[anne] Cappasanta e il monastero del carmino.

Il primo edificio, realizzato nel XIV-XV secolo, come attesta la presenza di una finestra sovrastante il basamento, era nel 1584 proprietà di Giovanni Francesco Cappasanta, membro di una nobile famiglia trapanese del 1400 che ebbe notevole fortuna a Marsala. Il Magnifico Signor Joanne Francesco Cappasanta, che nel 1572 si oppose all'enfiteusi delle terre comuni della città, trascinando con sé il consiglio civico, fu nominato tre volte Capitano tra il 1566 e il 1574 e quattro volte Giurato tra il 1576 e il 1590. Con quest'ultima carica egli viene ricordato nel 1577 in una lapide che attesta il completamento del corpo principale del Quartiere militare, oggi sede del Municipio. Il palazzo Cappasanta, caratterizzato da un grande giardino meridionale oggi ancora in parte esistente, venne in possesso della nobile famiglia Grignani, cui certamente si deve l'ammodernamento in forme barocche. Il palazzo Cappasanta-Grignani, acquistato dalla Regione Siciliana alla fine del XX secolo, è stato recentemente affidato al Comune di Marsala che, una volta completati i lavori di restauro, lo destinerà alla collezione permanente di arte moderna, gestita dall'Ente Mostra. [Nella foto: "Curva n. 59", Ettore Spalletti (1968). Bifacciale, legno e plexiglas lavorato all'interno (collezione Carola Pandolfo Marchegiani)]
L'Ente custodisce la Pinacoteca Comunale che, inaugurata nel 1988, conta oggi oltre 750 opere di artisti di prestigio nazionale ed internazionale fra i quali Cagli, Cantatore, Cassinari, Conti, Gentilini, Maccari, Marchegiani, Pomodoro, Sassu, Sironi, Tosi, Tozzi.

INFO
Apertura al pubblico: tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 19 alle 21 (Chiuso il lunedì)
Biglietto d'ingresso: €. 2,00
Tel. 0923/711631; 0923/713822 fax
e-mail:
info@pinacotecamarsala.it
Web: www.pinacotecamarsala.it

[ALCUNE DELLE OPERE IN MOSTRA]

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14 luglio 2009
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