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Mostruoso indulto

L'indulto grazia il ''mostro di Foligno'' scontadogli di tre anni la sua pena detentiva

04 ottobre 2006

Un vero problema il sovraffollamento delle carceri. Una punizione eccessiva, forse, per chi aveva perso la libertà e si ritrovava a dover spartire il poco spazio che la legge gli aveva concesso, con tanti, troppi detenuti. E allora è arrivato l'indulto. Non un magnanimo gesto rivolto ai carcerati, ma la maniera più facile per cercare di risolvere un gravoso problema.
Inutile inventarci scuse, questo è stato l'indulto concesso dal governo l'agosto scorso. Poche accortezze, troppe insensatezze. La Legge che umilia la Giustizia. Si sono aperte le celle e chi è stato colpevole si è visto 'sfrattato' in anticipo.
E sono state molte le scarcerazioni discutibili e i reati che sono stati ingiustamente graziati dall'indulto. Molte le persone che dalla galera non sarebbero dovute uscire.

Con la concessione dello sconto di pena a Luigi Chiatti, il ''mostro di Foligno'', l'uomo che 15 anni fa uccise barbaramente Simone Allegretti di 4 anni e Lorenzo Paolucci di 13, ci si rende conto che l'Italia continua ad essere un Paese che non riesce ad imparare alcuna lezione. Eppure la vicenda di Angelo Izzo, tra i colpevoli del 'massacro del Circeo' e che decenni dopo è ritornato ad uccidere mentre si godeva il suo regime di semilibertà concessogli dalla legge, sembrava avesse sottolineato con un grosso pennarello indelebile quali errori non si sarebbero più dovuti commettere, e invece, ecco che che un uomo... ma diciamolo pure ''un mostro'', condannato a 30 anni per aver ammazzato senza remore due bambini che precedentemente aveva violentato e seviziato, e che con molta probabilità potrebbe ritornare ad essere pericoloso per la comunità, viene rilasciato prima di avere scontato la propria pena.

Luigi Chiatti è in cella dall'agosto del 1993. Il geometra umbro fu infatti tratto in arresto subito dopo il secondo delitto, con una condannato in primo grado all'ergastolo, pena ridotta a 30 anni di reclusione in appello dopo il riconoscimento della seminfermità mentale e confermata in Cassazione.
Il geometra, che subito dopo il primo efferato omicidio si autodefinì ''Il Mostro'', si trova attualmente recluso in una delle centonovantotto celle della sezione del reparto di media sicurezza del carcere La Dogaia di Prato. Chiatti, oggi trentottenne, venne arrestato il 7 agosto del '93 subito dopo l'assassinio del tredicenne Lorenzo Paolucci, l'amico d'infanzia che accoltellò brutalmente, gettando poi il corpo esanime del piccolo in una scarpata. ''Continuava a vincere a carte'', avrebbe detto in un primo momento l'omicida, salvo poi confessare il raptus. ''Non avevo più davanti a me Lorenzo ma i miei problemi'', aveva spiegato lo stesso Chiatti subito dopo l'assassinio del bambino, ammettendo d'essere stato preda d'una rabbiosa furia omicida. Già dieci mesi prima, il 10 ottobre del '92, Chiatti aveva seviziato e ucciso Simone Allegretti, quattro anni, liberandosi poi del corpo del bambino gettandolo in un dirupo e facendo infine ritrovare il cadavere con una telefonata anonima da una cabina.

Fino a ieri, i giudici si erano sempre opposti alla possibilità di concedere a Chiatti persino un permesso-premio, negandogli la possibilità di uscire anche per un giorno, anche per qualche ora, dalla sua cella nel penitenziario di Prato.
Fino a ieri, infatti, fino a quando i giudici della Corte d'assise d'appello di Perugia non hanno accolto la richiesta di indulto avanzata dai legali di Chiatti. La richiesta dei suoi legali non si tradurrà comunque nell'uscita dal carcere ma in uno sconto di pena, da 30 a 27 anni.
In base alla sentenza d'appello, prima del rilascio dovrà essere valutata la pericolosità sociale di Chiatti, che potrebbe essere eventualmente ricoverato in una casa di cura per almeno due anni come misura di sicurezza.
La Procura generale di Perugia ha annunciato di aver intenzione di valutare nei prossimi giorni la possibilità di impugnare il provvedimento emesso dalla Corte d'Assise d'Appello.

Alla notizia della richiesta di sconto sulla pena, Giovanni Picuti, legale della famiglia Allegretti, aveva dichiarato: ''Voglio proprio vedere chi si prenderà la responsabilità di far tornare effettivamente libero Chiatti''. Oggi i parenti delle vittime sono increduli. ''Non riesco a crederci ma la realtà è questa...'', ha commentato Luciano Paolucci, padre di Lorenzo, che aveva già annunciato di aver perdonato Chiatti, ma che non ha comunque cambiato la propria posizione. ''Sono ancora più disposto ad aiutarlo - ha detto - perché lo stanno per mettere in una condizioni nella quale per lui non ci sarà avvenire. Anziché curarlo si fa di tutto per farlo uscire''. Luciano Paolucci, ha infatti voluto evidenziare il pericolo che Chiatti possa tornare a colpire. ''Lo ha detto lui stesso'' ha affermato. Paolucci, da anni impegnato per la tutela dei più piccoli, ha infine annunciato che il 18 novembre prossimo a Foligno sarà presentato il Movimento per l'infanzia del quale è uno dei promotori.

Le reazioni - La decisione dei giudici ha riaperto la polemica politica sull'indulto. Si è detto scandalizzato il parlamentare di An Maurizio Gasparri. ''E' una vergogna inaudita che anche il mostro di Foligno esca dal carcere grazie all'indulto - ha dichiarato -. Chi ha votato questo provvedimento e soprattutto il governo e il ministro che lo hanno perorato con convinzione dovrebbero chiedere scusa a tutti gli italiani''.
''I membri di questo governo non hanno nessun rispetto per vittime e cittadini - ha aggiunto l'ex guardasigilli Roberto Castelli, della Lega Nord -. Provo una grande pena per le vittime e per le loro famiglie''.
Toni perentori quelli di Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa Sociale e segretario nazionale di Azione Sociale: ''E' una delle aberrazioni dell' indulto. Mi vergogno di un Parlamento che ha saputo regalare alle famiglie delle vittime una così atroce ricompensa e mi auguro il travaglio delle coscienze per chi ha votato a favore del provvedimento''.
Replica il ministero della Giustizia, Clemente Mastella: ''Sul caso Chiatti allarmi ingiustificati. Chiatti sarebbe dovuto uscire dal carcere nel 2023, uscirà tre anni prima. Ma cessata l'espiazione della pena, in quanto mentalmente seminfermo, sarà sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario, che non potrà essere revocata finché Luigi Chiatti sarà riconosciuto pericoloso socialmente''.

Al di la dalle reazioni di stampo politico, don Fortunato Di Noto, presidente dell'Associazione Meter e strenuo lottatore della pedofilia, a proposito dell'indulto concesso al ''mostro di Foligno'', si è detto ''profondamente combattuto e amareggiato e con me tutti coloro che si occupano di abusi sessuali sull'infanzia''. ''Chiedo chiarimenti al ministro Mastella, chiedo di informarsi su questa vicenda che sembra rasentare il paradosso e alimentare ulteriori insicurezze nei riguardi della repressione e prevenzione contro la pedo-criminalità. Il mio animo di parroco e di pastore invoca sicuramente misericordia, ma la misericordia è legata anche alla giustizia'', ha concluso Don Di Noto.

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04 ottobre 2006
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