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Mozzati i ''tentacoli'' della mafia dagli appalti messinesi

Fermato il nuovo clan dei ''mazzarroti'' affiliato alla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto

11 aprile 2008

Le cosche mafiose operanti nella provincia tirrenica di Messina e collegate agli esponenti di spicco della criminalità organizzata catanese hanno subito ieri un duro colpo inferto dai carabinieri.
Quindici le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Messina Alfredo Sicuro su richiesta dei sostituti della Dda Ezio Arcadi e Giuseppe Verzera, eseguite a Messina, Catania ed Ancona. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamenti, detenzione illegale di armi. Altre 30 persone sono indagate a piede libero, nell'elenco ci sarebbero alcuni nomi eccellenti.
Le indagini, condotte dal Ros sin dal 2006, hanno documentato le infiltrazioni del gruppo criminale dei «mazzarroti», clan affiliato alla famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, che aveva fatto fortuna con l'attività vivaistica (da qui il nome "Vivaio" dato all'operazione antimafia) ma che presto aveva cominciato a riciclare i proventi delle estorsioni reinvestendo nel movimento terra ed in altre attività edilizie e in alcuni appalti pubblici nel Messinese. Tra questi lavori quelli per la metanizzazione e per il raddoppio della tratta ferroviaria Messina-Palermo, l'indotto relativo alla gestione delle due discariche più importanti dell'area che smaltiscono rifiuti solidi urbani e speciali dell'intera provincia di Messina.

I Ros hanno documentato - attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche - l'ascesa del pregiudicato Tindaro Calabrese che, insieme a Carmelo Salvatore Trifirò, ha gradualmente estromesso dal "business" legato alla gestione delle discariche e del raddoppio ferroviario Messina-Palermo il boss storico che lo aveva iniziato, Carmelo Bisognano, considerato dai Carabinieri legato al clan Santapaola di Catania. Approfittando del fatto che il vecchio boss era in carcere dal 2003, incastrato dall'inchiesta "Icaro", Calabrese - sostengono gli investigatori - ha cominciato a contravvenire agli ordini che gli arrivavano dal carcere ed ha imposto il pizzo, anche con attentati intimidatori, alle imprese che non si piegavano. Il nuovo boss avrebbe poi cominciato ad imporre imprese controllate dal gruppo criminale nei subappalti e a esercitare ritorsioni contro chi non lasciava campo libero. Nel giugno del 2005 - è emerso dalle indagini - avrebbe così incendiato sette betoniere aalla società "Mediterranea costruzioni srl" impegnata nella realizzazione dei lavori di consolidamento della galleria Valdina lungo la tratta ferroviaria Messina-Palermo. L'impresa era protetta da Bisognano ma Calabrese si sarebbe alleato con il clan catanese dei Santapaola per estrometterla da quell'appalto che faceva gola a lui. Tra gli appalti finiti nel mirino dei "nuovi mazzarroti" anche quello per la posa di fibbre ottiche in alcuni Comuni con imposizione delle ditte per il movimento terra o la fornitura d'inerti o conglomerati bituminosi.

Tindaro Calabrese avrebbe poi completamente spodestato Bisognano dalla gestione delle discariche di rifiuti solidi urbani di Mazzarrà Sant'Andrea e Tripi, da oltre dieci anni secondo gli inquirenti appannaggio ad imprenditori legati boss storico della mafia barcellonese. A questa estromissione sarebbe legato l'omicidio dell'imprenditore Tindaro Rottino, avvenuto il 22 agosto 2007 per mano di Aldo Nicola Munafò ritenuto killer di Calabrese.
Altro business del gruppo criminale quello dello smaltimento dei rifiuti speciali derivanti dalla lavorazione degli agrumi, il cosiddetto "pastazzo", attraverso autotrasportatori amici che ne certificavano falsamente proprio lo smaltimento ed invece lo scaricavano in aree demaniali o addirittura lo rivendevano come fetilizzante.

Nel blitz di ieri i carabinieri hanno eseguito 27 perquisizioni col sequestro di computer e documentazione ritenuta interessante per lo sviluppo dell'inchiesta. L'operazione "Vivaio" è il naturale seguito di alre inchieste antimafia come la "Icaro", la "Montagna" e la "Batana" contro i clan mafiosi del Barcellonese.
"Questo procedimento - ha spiegato in conferenza stampa il sostituto Ezio Arcadi - lo possiamo considerare come una sorta di atto risarcitorio nei confronti di quegli imprenditori costretti dalle intimidazioni del clan dei 'mazzarroti' a rinunciare ai subappalti di opere pubbliche".

Questi gli arrestati nell'operazione: Carmelo Bisognano, 41 anni, Santi Bonanno, 42 anni, Tindaro Calabrese, 35 anni, Agostino Campisi, 47 anni,  Alfio Giuseppe Castro, 55 anni, il cittadino albanese Zamir Dajcai, 35 anni, Enrico Fumia, 42 anni, Enzo Marti, 47 anni, Roberto Martorana, 38 anni, Aldo Nicola Munafò, 40 anni, Michele Rotella, 68 anni, Stefano Rottino, 36 anni, Nunziato Siracusa, 36 anni, l'imprenditore Carmelo Salvatore Trifirò 36 anni. 

[Informazioni tratte da Corrire.it e La Sicilia.it]

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11 aprile 2008
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