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Nascerà a Palermo l'Istituto di Biotecnologie e Biomedica. Sarà punto di riferimento nell'area mediterranea

07 aprile 2006

Cinque anni di lavoro per la costruzione e 330 milioni di euro già assegnati: prende il via così l'Istituto di Biotecnologie e Biomedicina di Palermo, destinato a diventare un punto di riferimento nell'area del Mediterraneo e sede di lavoro per 600 ricercatori in settori di frontiera come quelli che applicano lo studio della funzione dei geni alla ricerca di nuovi farmaci, alla sperimentazione di nuovi vaccini e alla comprensione di malattie.
E' una scommessa per favorire il rientro in Italia di tanti ricercatori andati all'estero per specializzarsi, ha detto il ministro per lo Sviluppo e la coesione territoriale Gianfranco Micciché, presentando l'iniziativa nei giorni scorsi a Roma con il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, il presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) Fabio Pistella, e il presidente dell'University of Pittsburgh Medical Center (UPMC) Jeffrey Romoff.

Al via i lavori - E' previsto nella legge finanziaria il maxi-stanziamento da 300 milioni di euro per la realizzazione del centro e i fondi sono già stati assegnati alla Fondazione che gestirà l'istituto, presieduta da Paolo Pucci di Benisichi e formata da Governo italiano, Regione Sicilia, CNR e UPMC. L'area destinata all'istituto si estende per circa 130 mila metri quadrati nella zona compresa fra Carini e Cinisi, a pochi chilometri dall'aeroporto 'Falcone e Borsellino' di Palermo. Una squadra di architetti, scienziati e amministratori é al lavoro per delineare il progetto preliminare. Per il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, si tratta di ''un'operazione straordinariamente importante per lo sviluppo del Mezzogiorno'', da realizzare ''con velocità e prontezza degne di essere ricordate''.

Ricercatori reclutati da subito - Nell'istituto lavoreranno almeno 600 ricercatori, che saranno reclutati da subito. ''Immediatamente - ha detto il rappresentante in Italia della UPMC, Bruno Gridelli - cominceremo a utilizzare i fondi per assumere ricercatori italiani, che nel frattempo potranno lavorare presso l'università di Pittsburgh, in modo che fra cinque anni avremo una squadra pronta a lavorare''.

Cinque linee di ricerca - Sono cinque le linee di ricerca che l'Istituto di Biotecnologie e Biomedicina di Palermo intende seguire e consistono nello sviluppo delle tecniche di molecular imaging, che permettono di visualizzare il funzionamento dei geni responsabili delle malattie; un programma di medicina rigenerativa basato sull'utilizzo di cellule staminali adulte; lo sviluppo di nuovi farmaci sulla base dei dati della genomica; la produzione di nuovi vaccini e lo sviluppo della metodologia chiamata computational biology, che studia il funzionamento delle molecole attraverso simulazioni al computer.

Attrarre ''cervelli'' -  ''In Sicilia - ha detto Micciché - si stanno facendo i conti con l'emigrazione, compresa quella dei cervelli che vanno fuori per avere maggiori opportunità di crescita''. Perciò, ha aggiunto, l'istituto nasce anche con l'obiettivo di ''ottenere il ritorno a casa dei ricercatori italiani andati fuori per specializzarsi''. E' dello stesso parere il presidente della UPCM, Jeffrey Romoff, per il quale l'istituto offre ''l'opportunità per riportare in Italia scienziati italiani, così come di portare in Italia scienziati americani e provenienti da tutto il mondo''.

Favorire la competitività - Per il presidente del CNR, Fabio Pistella, favorire la ''competitività del sistema produttivo'' é un obiettivo importante dell'istituto, accanto a quello della ricerca sulla salute. Il nuovo istituto, ha aggiunto, rappresenta un'opportunità per i giovani ''all'insegna dell'alta formazione, della ricerca e dell'attività nelle imprese''.

Apertura internazionale - L'iniziativa, è importante anche ''per ragioni internazionali - ha concluso Paolo Pucci di Benisichi - sia per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, sia per la centralità dell'istituto nell'area del Mediterraneo''. [NUN]

Fonte Agenzia Giornalistica Europea

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07 aprile 2006
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