Nascere e morire in mare...
Un'altra donna è morta su barcone di migranti durante la traversata del Canale di Sicilia
La distanza che intercorre tra le coste nordafricane e la Sicilia è diventata il simbolo dell’esistenza di interi popoli in fuga dalle guerre. Lungo il tragitto del Canale di Sicilia si nasce e si muore, mentre nella memoria di chi riesce a sbarcare dall’altra parte, dopo aver percorso un’inferno fatto d’acqua, rimane impresso il film della propria intera vita. La paura. La disperazione. Il coraggio e l’incoscienza. La vita e la morte.
C’è chi nasce e chi muore lungo quella porzione di mare e noi oggi, purtroppo, andiamo a raccontare di un ennesimo dramma...
Si chiamava Izdihar Mahm Abdulla, aveva 22 anni ed era siriana. Izdihar non è riuscita a concludere il suo viaggio. È morta prima di raggiungere le coste siciliane e la salvezza. E in Italia, dove verrà sepolta, non comincerà la nuova vita per cui aveva scelto di prendere il mare fuggendo dalla guerra civile che nel suo paese sta mietendo migliaia di vittime.
Il carro funebre, fermo sulla banchina del porto di Siracusa, ha atteso che gli uomini della Guardia Costiera, portassero a terra il suo corpo. Il medico legale, Francesco Coco, chiarirà le cause della morte nelle prossime ore, ma, secondo quanto ha riferito il padre, che era a bordo dell'imbarcazione la giovane soffriva di diabete. Due giorni fa si sarebbe sentita male e sarebbe morta. I primi accertamenti sul cadavere confermerebbero il racconto dell'uomo: la morte risalirebbe almeno a due giorni fa. Trasportato sulla banchina a bordo di una motovedetta, il cadavere è stato portato all'obitorio dell'ospedale di Siracusa.
La ragazza viaggiava insieme ad altri 339 migranti su un barcone egiziano in metallo di 15 metri. Molti, come Izdihar, sarebbero profughi siriani ed egiziani; alcuni hanno raccontato di essere palestinesi. Tra i migranti 138 tra donne e bambini. L'imbarcazione sarebbe partita dall'Egitto una settimana fa.
E questa mattina, un altro barcone con a bordo 115 migranti, tra i quali 25 bambini, è stato soccorso dalle motovedette della Guardia costiera a circa 35 miglia da Portopalo di Capo Passero, al largo delle coste siracusane. Il vecchio peschereccio, in precarie condizioni di navigazione, imbarcava acqua e pertanto i militari hanno trasbordato i migranti sulle motovedette che fanno rotta su Portopalo, nuova frontiera da raggiungere scappando dalla disperazione.