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Nascono i carabinieri anti-stalking ma cresce la violenza sulle donne

Cresce l'attenzione verso le vittime di una violenza che si nasconde sempre più tra le mura domestiche

18 marzo 2009

La violenza nei confronti delle donne, non solo fisica, ma anche psicologica, continua a crescere e si configura come un problema che sempre più si concretizza drammaticamente tra le mura di casa. La denuncia è dell'associazione di volontarie Telefono Rosa sulla base dei dati delle richieste di aiuto da parte delle donne vittime illustrati nei giorni scorsi in occasione del ventennale dell'Associazione.
Continua a crescere anche nel 2008, rileva l'associazione, il numero di vittime di violenza che decidono spontaneamente di rivolgersi al Telefono Rosa, in cerca di un aiuto o di specifiche consulenze. Se, infatti, nel corso del 2007 si sono registrati 1.492 casi di richieste di aiuto, il numero di testimonianze di violenza, nel 2008, raggiunge i 1.744 casi, 1.457 dei quali provenienti da cittadine italiane e i restanti 287 da donne straniere.

Per le vittime italiane è possibile notare una maggiore concentrazione di contatti all'interno delle fasce di età comprese tra i 35 e i 54 anni.
Sempre più spesso, rileva ancora l'organizzazione, la violenza sulle donne assume i lineamenti dei partner, la quotidianità delle abitudini devianti dei familiari, la reiterazione di gesti e minacce a cui, con ogni probabilità, le vittime sono esposte per anni. Il fenomeno della violenza sulle donne incontra come principale ostacolo proprio quello di restare sommerso. Le vittime di violenza conoscono perfettamente i loro persecutori, spesso, come si è potuto notare, nell'impossibilità di adottare soluzioni valide o in uno stato psicologico che non consente loro di trovare la forza per reagire, vivono a stretto contatto con il violento, esponendosi quotidianamente a un nuovo rischio di violenza. Ed è proprio questa prossimità a rendere difficile la denuncia dei maltrattamenti e delle molestie subite. L'autore della violenza nel 53% dei casi è il marito o il partner, ciò significa che nel 2008 ci sono state 1.430 donne che hanno subito/subiscono violenza all'interno di una relazione affettiva, all'interno delle mura domestiche; è evidente che a perpetrare la violenza è l'uomo di cui si sono fidate, che hanno amato e che dice di amarle. A questi dati, spiega Telefono Rosa, è necessario aggiungere il 9% di quante dichiarano di subire violenza dal proprio convivente (il dato raggiunge il 15% nel caso delle cittadine straniere) e il 2% di coloro che patiscono maltrattamenti da parte del fidanzato.

E' dunque, paradossalmente, la propria casa il luogo meno sicuro per le donne che subiscono violenze ed è all'interno di quelle mura che esse subiscono violenze e maltrattamenti, mettendo spesso a rischio la propria vita e quella dei propri figli. Per quanto riguarda le caratteristiche socio-demografiche degli autori della violenza, Telefono Rosa sfata un luogo comune evidenziando come il possesso di un elevato livello di scolarizzazione non esenti i soggetti dal commettere atti violenti. Ad avvalorare questa tesi vi sono i dati sulla condizione professionale dei soggetti che hanno agito violenza: in essi non si evincono particolari segni di difficoltà lavorativa. Accanto alla maggioranza di quanti si configurano come impiegati od operai, si riscontrano significative percentuali di liberi professionisti, imprenditori, commercianti e alti funzionari. Si riduce al 7% la quota di disoccupati. Sembra cadere, inoltre, il giustificazionismo attraverso cui spesso si tende ad attribuire la messa in atto di comportamenti violenti all'abuso di sostanze stupefacenti o alcoliche: nel 69% dei casi l'autore della violenza non era dedito né all'uso di alcolici né a quello di droghe. La percentuale rileva un aumento rispetto ai dati relativi alle testimonianze del 2007.

Nel 48% delle vittime che hanno contattato il Telefono Rosa, evidenzia ancora l'organizzazione, la violenza ha iniziato a manifestarsi nel corso del matrimonio, ma è da notare come spesso queste donne non riescano a liberarsi della violenza anche in assenza di vincoli matrimoniali: accanto all'11% di quante subiscono maltrattamenti durante la convivenza (la percentuale raggiunge il 16% tra le vittime straniere) vi è un significativo 12% di vittime che hanno iniziato a subire atti violenti già nel periodo del fidanzamento. Dai dati emerge, inoltre, come, spesso, gli autori della violenza pongano in essere personalità duplici e comportamenti che tendono a separare e distinguere l'atteggiamento tenuto all'interno delle mura domestiche da quello agito negli spazi pubblici: la violenza è privata, non sconfina al di fuori dell'ambito familiare. Questo rende complesso agli occhi degli estranei intuire il disagio che colpisce queste donne. Alla domanda "Il comportamento violento di esprime solo in famiglia?" risponde "Sì" il 69% delle vittime italiane.
La provenienza familiare delle violenze porta, inoltre, con sé l'allarmante conseguenza della reiterazione dei maltrattamenti: raggiunge l'83% dei casi il numero di vittime italiane costrette a sottostare quotidianamente agli atti violenti. Alla violenza fanno da sfondo particolari condizioni che spesso rendono difficile alle donne uscire dalla loro pesante situazione, come la presenza di figli piccoli, o l'impossibilità di sostentamento economico.

Nell'Arma è nata una speciale 'Sezione Atti Persecutori' - Nascono i carabinieri anti-stalking: l'Arma ha istituito una speciale 'Sezione Atti Persecutori', inserita nel Reparto Analisi Criminologiche del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. Si tratta, spiegano all'Adnkronos fonti dell'Arma, di una struttura composta da undici investigatori specializzati che si occuperanno dello studio della materia e della formazione del personale per dare ai colleghi che operano sul territorio gli strumenti per prevenire e contrastare il fenomeno.

La neo-istituita, ma già operativa, 'Sezione Atti Persecutori' sarà presentata domani a Roma, presso il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri. Sarà il Comandante Generale dei carabinieri, Gianfrancesco Siazzu a presentare al Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, la nuova struttura.
La sezione, specializzata dell'Arma, rientra tra le iniziative di collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità in materia di prevenzione e repressione del reato di stalking. L'iniziativa è stata promossa in virtù di un protocollo d'intesa siglato a gennaio tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa e il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, a cui era seguita una convenzione tra il comando generale e il dipartimento per le Pari Opportunità.

Da una ricerca, condotta dall'Osservatorio nazionale sullo stalking (Ons) di Roma su 800 giovani di 16 Facoltà dell'ateneo capitolino 'La Sapienza' risulta però che il 71% degli intervistati non ne conosce il significato. "E' allarmante - commenta Massimo Lattanzi, psicoterapeuta e fondatore dell'Ons - il gap fra la portata del fenomeno e il suo grado di conoscenza, soprattutto fra le nuove generazioni. E' un problema che coinvolge anche i più giovani, ma di cui proprio loro hanno poca consapevolezza: a seguito di chiarimenti sulle forme dello stalking, infatti, il 12,7% degli studenti intervistati si è riconosciuto vittima, il 4% autore". Fra chi dichiara di essere vittima di stalking, il 16% ha subito un grave trauma come la perdita di un familiare (33%) o la separazione dei genitori (28%). Il trauma da 'abbandono', dunque, sembrerebbe inibire o ridurre la capacità, fra le vittime, di riconoscere l'atteggiamento dello stalker o di intraprendere comportamenti difensivi adeguati. E questo anche in virtù del rapporto di familiarità spesso esistente fra stalker e vittima: in otto casi su 10 i due si conoscono.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing]

 

 

 

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18 marzo 2009
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