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Naturalia /Artificialia

Al Museo Civico di Castelbuono un'interessante personale del fotografo Sandro Scalia

13 febbraio 2015

La collezione #1
Sandro Scalia
Naturalia /Artificialia
Fino al 22 marzo 2015
Ex-Scuderie Castello dei Ventimiglia, Museo Civico di Castelbuono

Il Museo Civico di Castelbuono è lieto di presentare la mostra naturalia/artificialia, personale di Sandro Scalia, prima di una serie di approfondimenti sugli artisti presenti all’interno della collezione permanente del Museo.
La mostra naturalia/artificialia è un progetto inedito di Sandro Scalia, realizzato a seguito di una residenza alla scoperta dei beni artistici, architettonici e paesaggistici di Castelbuono e del suo territorio. Una ricerca visiva, che utilizza il linguaggio del video e della fotografia, condotta su alcuni luoghi specifici, seguendo richiami botanici, fenomeni luminosi e sonori: il bosco di agrifogli monumentali, la Torre dell’Orologio, e dettagli di alcuni siti suggestivi, in continuità con l’indagine sul paesaggio siciliano che l’artista conduce da oltre un decennio, con il progetto Letture siciliane. Scalia è un conoscitore esperto del territorio del Parco delle Madonie, essendo esso stato oggetto di suoi numerosi lavori, da A20, dedicato alla realizzazione dell’autostrada Palermo-Messina, con i suoi viadotti monumentali, alla serie di scatti dei "gitanti della domenica" sulla neve di Piano Battaglia, solo per citarne alcuni.

Le stampe fotografiche e i video in mostra - l’audio di uno di questi è stato realizzato in collaborazione con il compositore e performer Alessandro Librio - ci danno una nuova lettura del paesaggio contemporaneo, in continuità con la ricerca sull’identità del territorio condotta dal Museo Civico di Castelbuono. L’idea è di approfondire la conoscenza, da diverse prospettive, dell’ambiente che ci circonda, uno scenario di grande bellezza su cui il nostro sguardo si sofferma sempre più distrattamente.
L’obiettivo di Sandro Scalia e il formato panoramico delle immagini, allungate in orizzontale - secondo il taglio preferito dall’artista - ci spingono dentro l’immagine e ci seducono attraverso il linguaggio cromatico, l’elegante scelta dei contrasti di luce e nella messa in scena costruita con cura, o trovata per caso. Emerge lo sguardo del fotografo, che ci coinvolge tutti come spettatori: con l’intento di elaborare un discorso più ampio sulla nostra relazione personale con l’orizzonte, con lo spazio che abitiamo, e soprattutto con l'immagine, fermata in un gesto che sospende un attimo per sempre. Al termine dell’esposizione Sandro Scalia donerà un lavoro fotografico, risultato del progetto condotto in occasione della mostra, al fine di implementare la collezione permanente del Museo Civico di Castelbuono con la nuova commissione di una nuova produzione artistica.

Landscape learning di Salvatore Davì
Sembrerebbe scontato che l’uomo abbia una predilezione per gli elenchi. Le liste non sono solo cataloghi mnemonici, ma sono strutture cognitive capaci di ordinare il cosmo. L’uomo, insomma, tende a pensare classificando, ma questa tendenza è problematica perché si sviluppa contestualmente tra l’ossessione tassonomica e la libertà immaginativa. Gli elenchi producono archivi che hanno la prerogativa di essere utili è anche inutili, perché non sono mai completi e perché, come suggeriva George Perec, sono macchine fatte per ricordare e dimenticare allo stesso tempo. Il lato oscuro dell’archivio è, dunque, il piacere di sapere che dentro c’è tutto, ma manca qualcosa, e quindi è sempre aperto. Ma aperto a cosa? Nel caso della produzione estetica, ad uno sguardo nuovo che crei un’anafora visiva.

Naturalia/artificialia è un progetto mosso dall’immaginario di Sandro Scalia che riconsegna l’immagine di Castelbuono, come la costruzione di un vero e proprio archivio, con una visione lontana da ogni forma di giudizio anodino. L’analisi dell’artista è precisa: le esplorazioni nel reticolo botanico del paesaggio; le ricerche sugli studi fitonomici di Francesco Minà Palumbo, naturalista e agronomo, attivo nel territorio madonita a metà dell’Ottocento; i ritratti della fauna concepiti sulla base dei principi di etnobiologia che sfociano in ranghi di classificazione legati alla tassidermia; la relazione tra il paesaggio urbano e la wilderness; la manifattura dei paramenti sacri che rimanda a forme fitomorfe e la produzione artistica locale di pitture e affreschi che sembra non rappresentare più solo santi e notabili, ma riproporre una mitologia legata all’etno-specie. Gli strumenti dell’artista sono i suoi occhi e un banco ottico che utilizza per sezionare il suo sguardo e dunque, l’immagine fotografica. Bisogna ricordare, però, che la scienza naturalistica, a cui fa riferimento Sandro Scalia, è fondamentalmente una scienza ottocentesca, ancora quasi esclusivamente legata a strumenti come la opsis (la vista) e la akoé (l’udito) e di conseguenza ancora non del tutto aderente al metodo scientifico che trasferisce su un piano irraggiungibile l’osservazione dell’uomo non scienziato. Un tunnel di agrifogli secolari che, congiuntamente ai due video e all’audio creato insieme al compositore Alessandro Librio, formano le pareti simboliche di una sorta di camera del tempo, in cui le immagini della natura dialogano con quelle dell’artificio umano. Nella traccia audio si avverte il suono dell’ingranaggio dell’orologio, presente nella torre di Castelbuono, che scandisce il tempo dal 1885; un battito costante che preme sulle immagini e amplifica il senso di continuità compiendo esercizi semiotici di interazione tra naturale e artificiale.

Intervista a Sandro Scalia di Valentina Bruschi

VB: Quando prepari un lavoro parti sempre da un'idea precisa o segui un’intuizione suggestiva e la approfondisci in un tuo personale processo di ricerca?
SS: La fase d’inizio di un progetto è un momento molto importante e contiene le idee, le tecniche di rappresentazione legate al proprio metodo di lavoro. In genere ho un “canovaccio” mentale su quello che voglio creare. La documentazione nel mio lavoro ha un ruolo fondamentale e molto mi si rivela, mano a mano, che mi addentro nel progetto. Spesso accade che le immagini, passo dopo passo, te le trovi davanti e non aspettano altro che tu possa realizzarle. É accaduto a Castelbuono.

In questo progetto si mescolano altre sfere percettive e altri linguaggi oltre a quello fotografico, che è il tuo principale mezzo espressivo. Come interagiscono tra loro?
L'uso della fotografia come mezzo d'espressione ha anche in questa ricerca un ruolo fondamentale e come accade da molti anni amo utilizzare linguaggi diversi, necessari affinché il progetto possa essere più chiaro e facilmente decodificato dai fruitori dell’opera. Ogni mostra ha un'anima diversa e in naturalia/artificialia era essenziale narrare le emozioni che ho vissuto durante questa breve residenza. Mi occupo di lettura del paesaggio e lo faccio anche attraverso l'audio e il video. In questo caso era essenziale che il sonoro del battito meccanico dell'orologio, che pulsa dal 1885 (ma conosciuto da pochi), diventasse il cuore della mostra e quindi  - simbolicamente - della comunità di Castelbuono.
Come nel video della colonia monumentale degli Agrifogli giganti, già da molti anni oggetto di alcune mie ricerche, ho ripreso gli effetti di luce creati dal passaggio dei raggi solari tra le nuvole. Questa sequenza sarebbe stata impossibile da comprendere con le sole immagini fisse. Gli effetti della luce hanno inaspettatamente colpito la scena che stavo filmando, creando l’effetto che cercavo: un video-mapping assolutamente "naturale".

Il paesaggio siciliano, tematica nella quale ti sei addentrato molto negli ultimi anni e a cui hai dedicato una larga parte della tua più recente ricerca visiva, rappresenta un territorio remoto e isolato o è portatore di valori che ci insegnano a guardare più profondamente la nostra realtà contemporanea?
Le letture del paesaggio sono il mio modo preferito di guardare la realtà. Amo annotare con immagini ciò che è positivo e, soprattutto, analizzare quello che non lo è. Nelle fotografie appare la drammaticità con cui queste problematiche si pongono oggi alla nostra attenzione, sono la relazione fra la natura e l'uomo. Il tentativo continuo è quello di risvegliare il torpore che è in noi.

Quali sono le immagini che ti interessano oggi e che diventeranno i lavori di domani?
Con il passare del tempo le immagini diventano sempre più intense e rappresentano la sintesi del mio pensiero. A volte può accadere che alcune di esse diventino troppo astratte e corro il rischio di non essere compreso, ma questo non mi preoccupa. I miei progetti si susseguono e rivelano sempre nuovi percorsi ma l’intenzione estetica rimane la stessa. Anche a Castelbuono si sono verificate queste condizioni, che mi hanno permesso di approfondire la mia ricerca, che porterò in altri luoghi ancora.

Biografia: Sandro Scalia (Ragusa, 1959. Vive e lavora a Palermo) ha studiato fotografia all’Umanitaria di Milano e si è diplomato in Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Palermo e in Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Catania. Inizia a collaborare con riviste e case editrici nel 1988 a Milano e nel 1990 torna a vivere a Palermo dove è docente di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1995 in occasione dei "Rencontres de la Photographie di Arles" viene premiato alla Galeria d’Essai e nel 1996 vince il Premio Portfolio a Modena Fotografia.
Per maggiori informazioni: www.sandroscalia.com

INFO
Museo Civico di Castelbuono, Castello dei Ventimiglia, P.zza Castello - Castelbuono (Palermo).
Telefono: 0921.671211
Orari: ma-do dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00
Biglietto: intero € 4,00; ridotto € 2,00 (adulti oltre i 65 anni e ragazzi dagli 8 ai 18 anni, scolaresche e gruppi superiori a 12 persone); omaggio per bambini di età non superiore a 7 anni.
Web: www.museocivico.eu

Al Museo Civico di Castelbuono è inoltre in corso la mostra fotografica Lipadusa, storie di vita e di mare di Calogero Cammalleri, realizzata in collaborazione con Fabrica (fino all’8 marzo 2015).

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13 febbraio 2015
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