Neanche i saldi riescono a muovere l'economia siciliana
A distanza di due settimane dall'inizio dei saldi nelle vendite si conta una flessione del 30 per cento
La caccia all'affare è partita, ma gli addetti ai lavori mostrano pessimismo. Sono partiti in sordina i saldi estivi in Sicilia, dove le vendite di fine stagione rischiano di diventare un flop. Le scritte sulle vetrine, che annunciano a caratteri cubitali un taglio dei prezzi dal 30 al 50% non sono bastate a riempire negozi sempre più vuoti. Il calo nelle vendite è generalizzato. Dai piccoli esercizi a conduzione familiare ai grandi centri commerciali.
"Rispetto allo scorso anno - ha spiegato all'AdnKronos Julo Cosentino, coordinatore regionale di Confcommercio Sicilia - si registrano flessioni nelle vendite oscillanti tra il 30 e il 40%". A soffrire maggiormente è il comparto dell'abbigliamento. "I consumatori sempre più spesso - dice Cosentino - aspettano questo periodo per fare i loro acquisti. E' chiaro che non bastano le vendite promozionali a risollevare l'economia. Anche perché il comparto è in crisi da tempo. L'incertezza sul futuro incide sulla propensione alla spesa e la gente preferisce non spendere troppo per i capi di vestiario ed aspettare che le percentuali di sconto aumentino". E poi c'è l'effetto psicologico, che è "ancora più dannoso della crisi" giura Casentino.
Il rischio, neanche poi tanto lontano, per molti commercianti è la chiusura. "Dal 2008 - dice Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio Palermo - registriamo trend negativi. Per tutta la prima settimana di saldi c'è stato un calo del 30%. Non è esagerato dire che la situazione è devastante". A preoccupare non sono solo le minori presenze nei negozi, ma anche la tendenza all'acquisto di un solo capo, mentre nel 2009 la media era di tre. "Il prodotto alto regge il mercato - ha proseguito Di Dio - anche perché ha un target, che risente meno degli effetti psicologici della crisi. Ma per i capi non griffati il calo è evidente. La gente non si lascia trasportare più dall'euforia per un'alta percentuale di sconto, ma acquista solo quello che ritiene necessario".
Insomma poche vendite e pochi incassi nelle prime giornate di saldi. E nemmeno l'ombra di una fila fuori dai negozi. "I clienti entrano, danno un'occhiata, si informano sui prezzi ed escono quasi sempre senza aver acquistato niente" dice Giusy, 27 anni, commessa in un piccolo negozio di abbigliamento in pieno centro a Palermo. A fare la parte del leone sono i turisti, "anche se - dice Marcello, 41 anni, titolare di un negozio di scarpe - almeno finora si è venduto meno degli altri anni e le spese sono più oculate e con un occhio al portafoglio".
Secondo le stime del Codacons solo un cittadino su due potrà approfittare degli sconti e, nonostante il miglioramento nelle vendite nelle prossime settimane, non si registreranno impennate negli acquisti. Per l'Osservatorio nazionale Federconsumatori "solo il 40% delle famiglie approfitterà della stagione dei saldi estivi, con una spesa totale di un miliardo e 400mila euro, vale a dire, in media, 146 euro a famiglia".
Per il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, "se davvero si vuole risollevare il settore e consentire ai piccoli negozi di sopravvivere è necessario liberalizzare i saldi, lasciando ai commercianti la possibilità di scegliere quando scontare la merce". Non la pensa così Di Dio: "Il problema non sta nelle offerte e nelle promozioni, come dimostra questo avvio a rilento dei saldi - ha spiegato la vicepresidente di Confcommercio Palermo -. Ricette anti-crisi immediate non ce ne sono. Si potrebbe, però, mettere a reddito il patrimonio turistico-culturale delle nostre città per attrarre maggiori turisti e dare una boccata di ossigeno alla nostra economia". "In Sicilia nel solo settore del commercio lo scorso anno - ha concluso Di Dio - si sono persi 19mila posti di lavoro con un saldo negativo nella sola provincia di Palermo tra le imprese nate e morte di 216 aziende. Il fatto grave è che a chiudere spesso sono imprese storiche e a nascere sono micro aziende". "La bacchetta magica non c'è - fa eco Casentino -, ma sarebbe utile incentivare il meccanismo della spesa ed intervenire per alleviare la forte pressione fiscale e previdenziale a carico del settore".
Intanto ai commercianti non resta che essere ottimisti. "Speriamo nel cattivo tempo - dicono alcuni scherzando -, magari invece che alla tintarella qualcuno penserà agli acquisti''. [Adnkronos/Ing]