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Negli ultimi 10 anni l'occupazione in Sicilia è aumentata, ma i ''soggetti deboli'' rimangono in difficoltà

26 febbraio 2007

L'occupazione in Sicilia è aumenta di 162 mila unità negli ultimi dieci anni (1996-2006). Resta però il fianco scoperto sul fronte dei ''soggetti deboli'': donne, giovani con meno di 35 anni, ultracinquantenni, precari.
A dirlo è la Cisl, che ha reso noto venerdì scorso i dati di un ''primo monitoraggio in Sicilia, del mercato del lavoro e dei call center'' in particolare. Il sindacato ha messo a confronto analisi ed elaborazioni con quelle illustrate da Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro, e colto l'occasione, presente Giorgio Santini della segretaria confederale nazionale, per sollecitare ''il varo all'Ars di una legge per il lavoro che tenga conto delle novità della recente Finanziaria nazionale e colleghi occupazione e formazione professionale''. A fornire l'occasione alla Cisl, l'esecutivo allargato svoltosi a Palermo, aprendo il quale Paolo Mezzio, segretario generale, ha informato che ''abbiamo accertato che nell'Isola operano almeno 39 call center con 3.184 occupati; di essi - ha precisato - 1.251 sono lavoratori a progetto, 141 gli interinali''.

L'analisi del sindacato, condotta anche alla luce di informazioni ottenute dal Ministero del Lavoro, rivela che a Palermo sono in attività dieci call center che impegnano complessivamente 1.499 persone (595 a progetto, 69 interinali). A Catania i 13 call center occupano 1.372 lavoratori, 557 dei quali hanno un lavoro a progetto mentre sono 72 gli interinali. Messina conta anch'essa dieci call center ma per un totale di 278 occupati: 93 con lavoro a progetto, nessun interinale, sono 185 i dipendenti a tempo indeterminato.
Insomma, secondo Paolo Greco, della segreteria della Cisl Sicilia, ''è necessario che la Regione introduca misure di contrasto come l’indice di congruità tra manufatti e forza lavoro delle aziende, e come il Durc, il documento che accerta la regolarità dei versamenti contributivi delle società che intendano avvalersi di contributi pubblici''. Strumenti del genere, ha puntualizzato Mezzio, possono dare un ''impulso al mercato occupazionale, ad esempio a favore delle donne che pagano un prezzo alto''.

Sul tema si è soffermato Forlani, spiegando che ''nonostante i sintomi di risveglio'' il tasso di occupazione nella regione si attesta sul 44%, con 1.499.951 posti di lavoro contro la media nazionale del 57,5%. La distanza rilevante, ha rimarcato l'ad, è dovuta soprattutto alla ''incidenza negativa del tasso di occupazione femminile'', che in Sicilia è fermo al 28,5% contro la media Italia del 45,3%. ''L'abisso - ha commentato - emerge in tutta la sua drammaticità se riferito alla realtà dell'occupazione maschile'': 60,5% in Sicilia, 69,7 nella media nazionale. Ed è particolarmente preoccupante per le donne d'età compresa tra i 25 e i 34 anni: è 33,3% nell'Isola nella fascia d'età, supera quota 58% nel resto del Paese. La situazione non cambia se si guarda al tasso di disoccupazione che, secondo Italia Lavoro, in Sicilia è, complessivamente, del 16,2%, ''più alto della media nazionale di 7,7 punti''. Per le donne è però, in generale, del 21,6%: per quelle con meno di 24 anni del 52%, per le altre del 17,8%. E' anche per questo che l'esecutivo Cisl ha insistito sulla ''necessità di agevolare al massimo il part time, che è una forma di lavoro di cui le donne sono, solitamente, interessate''.

Inoltre, ancora troppi gli infortuni sul lavoro e, dato ancora più preoccupante, l'altissimo numero di casi di morte. Soltanto nel corso del 2005 (ultimo dato disponibile) in Sicilia sono stati denunciati 33.756 infortuni. ''Servono subito - ha commentato Antonio Ferro, responsabile Industria della Uil-Sicilia - azioni coordinate e controlli più efficaci sulle condizioni di sicurezza in tutti gli ambienti lavorativi per prevenire nuovi casi. Con l'aiuto della Regione chiediamo che si riesca a sensibilizzare maggiormente anche i datori di lavoro a un impegno ulteriore per raggiungere standard migliori di prevenzione e sicurezza''.
Le altre richieste del sindacato, con riferimento alla crisi di governo, hanno riguardato poi ''un interlocutore istituzionale che dia risposte al mondo del lavoro e stabilità al Paese''. Per il segretario confederale Santini, ''siamo lontani anni luce dal 70% di tasso di occupazione stabilito dalla Ue a Lisbona''. Pertanto, occorrono iniziative in tre direzioni: di lotta al lavoro nero e sommerso; di miglioramento della legge Biagi; per una riforma degli ammortizzatori sociali che assicuri ''protezione nel corso della vita lavorativa anche attraverso politiche di reimpiego rapido'' nelle attività dell'economia.

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26 febbraio 2007
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