Nei salotti buoni, Cosa nostra...
Il procuratore aggiunto di Palermo Antonino Ingroia sull'ultima trasformazione della mafia
"La mafia è entrata nei salotti buoni di Palermo". Così il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha commentato l'arresto dell'architetto Giuseppe Liga, presunto nuovo capo mafia del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo.
L'arresto del professionista, che per anni ha ricevuto commesse pubbliche per lavori ed è stato direttore di numerosi cantieri per la realizzazione di complessi residenziali in città, secondo il pm è la prova che Cosa nostra è si è ormai infiltrata nella cosiddetta buona borghesia palermitana. Liga, al quale gli inquirenti hanno sequestrato documenti e pc, era stato segretario del Movimento Cristiano lavoratori.
"Siamo in presenza di un processo di finanziarizzazione della mafia. Ne è prova il fatto che al comando, sempre più spesso, si trovano personaggi che un tempo erano 'consulenti' finanziari dei boss e ora li hanno sostituiti alla guida delle famiglie e nelle attività di controllo del territorio", ha proseguito il procuratore aggiunto.
"Nel '98 - ha aggiunto - i pentiti lo indicavano come consigliere finanziario dei Lo Piccolo. Ora ha preso il controllo del clan e gestisce anche le attività di cassa della cosca come le estorsioni: ciò conferma il ruolo ormai direttivo della mafia finanziaria". Secondo il pm è proprio quello della criminalità finanziaria il fronte di indagini su cui puntare.
Nei giorni scorsi Ingroia, a margine della manifestazione per ricordare le vittime della mafia organizzata da Libera a Milano, ha parlato dei successi importanti sul versante della cattura dei latitanti, sottolineando però che l'Italia resta indietro nelle misure contro il riciclaggio.
Il procuratore aggiunto di Palermo, ha sottolineato i "successi importanti, merito soprattutto delle forze dell'ordine, sul fronte della cattura di latitanti", ma evidenzia che "siamo molto indietro, e non c'è sufficiente impegno della politica, sulle misure antiriciclaggio. La mafia è sempre più un potere finanziario, servono strumenti nuovi e aggiornati". Discorso che si collega perfettamente al raggionamento fatto da Ingroia sull'arresto di Liga.
"Se l'antimafia fallisce nei suoi obiettivi primari per motivi di spazio non c'è da perdere altro tempo. Bisogna chiedere con forza degli interventi. Non penso a cose particolari, che necessitino una pronuncia legislativa. Basterebbe un provvedimento amministrativo. Penso alla riapertura delle supercarceri di Pianosa e dell'Asinara, che negli anni scorsi hanno garantito il massimo della sicurezza e l'effettività del 41 bis. Già lo stesso ministro della Giustizia aveva prospettato questa eventualità, poi per varie ragioni politiche non si è potuta realizzare".
La preoccupazione di Ingroia nasce dall'incontro avvenuto nel gennaio scorso, nel carcere milanese di Opera, tra il capomafia stragista Giuseppe Graviano e il capo storico del clan dei Casalesi Francesco Schiavone (LEGGI). È necessario partire da una considerazione ha spiegato Ingroia, "il carcere duro non ha una funzione penalizzante per il detenuto, ma ha solo lo scopo di impedire che il mafioso possa continuare ad essere tale. E questo obiettivo si realizza evitando di fargli pianificare affari e strategie. Ovvero impedendogli di comunicare all'esterno". "Oggi - ha infine concluso - è necessario considerare qualcosa di più insidioso, il sistema mafioso integrato. Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra fanno affari insieme. Ecco perchè gli incontri in carcere fra esponenti di organizzazioni criminali diverse sono davvero pericolosi".
[Informazioni tratte da ANSA, La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing]