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Nel 2004 più nascite che decessi: la popolazione italiana è aumentata del 1% grazie agli stranieri

I risultati del ''Bilancio Demografico Nazionale'' Istat

28 giugno 2005

L'aumento della natalità rispetto a quello della mortalità è sempre una notizia gaudiosa, che rinvigorisce l'animo di un paese e apre le porte ad una speranza sempre più provata e messa a dura prova ogni giorno che passa.
L'Italia, come tutti i paesi appartenenti all'opulento occidente, negli ultimi anni ha visto invecchiare sempre più la propria popolazione e sempre meno ha avuto modo di festeggiare l'arrivo di nuovi italici bebè.
Nel 2004 la tendenza è cambiata e invece di registrarsi un numero inferiore rispetto all'anno precedente, questo è risultato superiore. Nel 2004 la popolazione italiana è infatti aumentata di 574.130 unità, pari all'1 %.
Il risultato è quello del ''Bilancio Demografico Nazionale'' per il 2004 predisposto dall'Istat.
Il 31 dicembre 2004 la popolazione complessiva risultava infatti pari a 58.462.375 unità, mentre nella stessa data del 2003 ammontava a 57.888.245 residenti.
Un incremento, sottolinea l'Istat, dovuto alle iscrizioni anagrafiche successive alla regolarizzazione degli stranieri presenti in Italia regolamentata dalle leggi 189 e 222 del 2002, che sono proseguite anche nel corso del 2004.

Ed era dal 1992 che non si registrava un saldo naturale (numero dei nati da residenti in Italia; sono esclusi quindi i nati in Italia da genitori non residenti e i morti non residenti) della popolazione positivo.
Non solo: in valori assoluti, nel corso del 2004 si è registrato il più alto numero di nati e il più basso numero di morti degli ultimi 12 anni. Secondo il bilancio Istat, tuttavia, non è opportuno  parlare di inversione di una tendenza pluriennale: ''Nella determinazione del saldo positivo, infatti, è importante l'aumento del numero dei nati, ma risulta fondamentale la notevole diminuzione del numero dei decessi registrati nel 2004 e che può essere, almeno in parte, attribuita alla supermortalità dei mesi estivi che ha caratterizzato l'anno precedente''.
Infatti la diminuzione nel numero dei morti nel 2004 rispetto al 2003 è dovuta principalmente - secondo il bilancio demografico dell'Istat - all'anomalia registrata nel 2003. Quell'anno, infatti, aveva risentito della forte ondata di caldo estivo che aveva provocato, nel periodo giugno-settembre quasi ventimila morti in più rispetto agli stessi mesi del 2002. Inoltre nell'inverno del 2004 non si sono verificate temperature particolarmente basse né epidemie influenzali estremamente virulente, che sono le principali cause dei picchi di mortalità invernali.
Nonostante queste stime di cautela, l'incremento nelle nascite registrato nel 2004 trova corrispondenza nella recente ripresa della fecondità. Secondo le ultime stime del tasso di fecondità totale riferite all'anno 2004 nel nostro paese nascono in media 1,33 figli per ogni donna in età feconda. Si tratta del livello più alto registrato negli ultimi 15 anni ed è il risultato di una inversione di tendenza che si è avviata nella seconda metà degli anni '90. Per 30 anni a partire dal 1965, infatti, la fecondità italiana è andata continuamente riducendosi fino a raggiungere il minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
E' inoltre aumentato il numero dei nati vivi: nel corso del 2004 i nati vivi sono stati 562.599 unità (con un aumento di 18.536 nati rispetto all'anno precedente) e quello dei decessi di 546.658 unità (39.810 in meno rispetto all'anno precedente).

Altro nuovo dato è quello che vede il Nord come la parte del paese dove ci sono più nascite, va così a crollare l'immagine della famiglia meridionale continuamente alle prese con l'arrivo di nuovi figli.
La crescita della popolazione, si legge nel rapporto Istat, non è stata uniforme su tutto il territorio nazionale ma ha evidenziato un movimento migratorio particolarmente forte sia interno sia dall'estero verso le regioni del Nord e del Centro, nuove famiglie e quindi nuovi figli. Il saldo fra nuove nascite e decessi è invece stato positivo soltanto al Sud e nelle Isole.
Gli stranieri che si sono iscritti all'anagrafe 2004 sono stati quasi mezzo milione, un numero quasi sette volte superiore alle cancellazioni operate da chi ha lasciato l'Italia. Nel corso del 2004, prosegue l'Istat, 1 milione e 385 mila persone si sono trasferite da una regione all'altra, evidenziando uno spostamento di popolazione dalle regioni del Mezzogiorno (eccettuato l'Abruzzo) a quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il -4,8 per mille della Calabria ed il 4,9 per mille dell'Emilia Romagna. L'Emilia-Romagna è risultata la regione più attraente anche per gli immigrati provenienti dall'estero. La somma delle migrazioni interne ed estere porta infatti la regione in testa con un tasso del 14,9 per mille. Seguono Lombardia (12,9 per mille) e Umbria (11,9 per mille).

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28 giugno 2005
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