Nel 2005 il pessimismo negli Italiani si farà sentire meno, non per quel che riguarda l'economia e il lavoro
A sprizzare ottimismo da tutti i pori sono i cinesi, che cavalcano l'onda della continua ripresa economica
Secondo i risultati di un sondaggio effettuato alla fine dello scorso anno dalla Doxa, e da circa altri 60 istituti suoi omologhi sparsi per il mondo, quella italiani sarebbe risultata la popolazione meno pessimista. Alla domanda sulle aspettative personali per il nuovo anno, dopo anni il numero degli ottimisti supera quello dei pessimisti. Di poco, ma lo supera.
Questo l'identikit dell'ottimista 2005: vive nel sud Italia e ha un'età compresa tra i 18 e i 35 anni. Il risultato positivo rimane, però, ancorato alle aspettative personali.
Gli italiani, infatti, vedono ancora nero su economia e disoccupazione. Per quanto riguarda l'economia nessuno sembra nutrire belle speranze, anche se il numero dei pessimisti è sceso, probabilmente trasferendosi nella categoria del "non sa, non risponde".
Sull'andamento della disoccupazione, invece, il pessimismo riprende a crescere. Il 58% degli italiani prevede per il 2005 l'aumento dei senza lavoro. Sentimento che unisce uomini e donne, che invece, negli scorsi anni, erano più pessimiste. I più sfiduciati a tal proposito sono gli over 54, mentre rimangono più speranzosi i giovani fino ai 35.
Anche per il nuovo anno gli italiani non saranno tranquilli sul fronte-lavoro. Anche se il 65% degli occupati italiani considera sicuro il proprio posto, un non trascurabile 24% pensa di essere esposto al rischio della disoccupazione.
A fronte di questi dati, ce ne sono altri che ci dicono che, nell'eventualità di rimanere disoccupati, solo il 23% degli italiani pensa che non avrebbe difficoltà a trovare subito una nuova occupazione. La maggior parte, invece, pensa che incontrerebbe tempi lunghi e difficoltà. Risultati peggiorati rispetto a quelli dell'anno scorso.
La domanda sulle previsioni di bellicosità internazionale, che aveva toccato, in Italia, nel 2003, il risultato di gran lunga più negativo degli ultimi anni, vede nel sondaggio di quest'anno un rallentamento del pessimismo. Coloro che prevedono un 2005 tormentato da molti conflitti internazionali, che l'anno scorso erano il 72%, sono finalmente ridiscesi al 48%. Tuttavia solo il 7% degli intervistati pensa che il 2005 sarà un "anno tranquillo".
E nel resto d'Europa? I più ottimisti sono i danesi, fanno da contraltare gli olandesi. Compagni di strada dell'Italia saranno per il nuovo anno i francesi e i tedeschi, che in molte categorie sono addirittura più pessimisti di noi, tanto che il 39% rinuncia ad avere figli per paura di perdere il posto di lavoro, mentre il 29% sostiene che l'aumento della spesa per mantenere la prole è un ostacolo che impedisce di assaporare le gioie della paternità.
Considerando gli aspetti economici ed occupazionali, il pessimismo dilaga, con indici negativi più o meno accentuati, in quasi tutti i Paesi europei.
Sulle prospettive per l'occupazione si vede ancora più nero che su quelle dell'economia in generale, stessa situazione per la percezione della stabilità del proprio lavoro. Solo gli inglesi sembrano più tranquilli e sicuri di non avere difficoltà nel trovarne un altro.
Sulle guerre, infine, il pessimismo diminuisce non solo in Italia, ma anche in Germania, Giappone e, dato straordinario, in Israele, ma aumenta in Francia, Spagna, Inghilterra e Stati Uniti.
Tuttavia questi ultimi anche per il prossimo anno si distinguono per la persistente tendenza all'ottimismo, accompagnati nel 2005, e questa è una novità, dagli argentini, che tornano a guardare al futuro con fiducia dopo la crisi degli anni scorsi.
I dati raccolti dal sondaggio realizzato intervistando un campione della popolazione di 22 diverse al World Economic Forum di Davos (Svizzera) ci dicono invece che nessuno oggi irradia più ottimismo dei cinesi. Per gli abitanti delle metropoli dell'Impero Celeste l'orizzonte del 2005 regala ancora forte crescita economica, aumenti del reddito e del tenore di vita. Al capo opposto, gli italiani che sembrano naufragare nel pessimismo: sfiducia generalizzata, ristagno economico che limita i consumi, incertezza sui posti di lavoro. Chi vive nella penisola vede davanti a sé un quadro nero, più di quanto lo considerino gli abitanti di altri Paesi, anch'essi campioni di pessimismo, come Giappone, Sud Corea e Francia.
Un quadro che trova conferma nelle parole degli economisti che hanno aperto la giornata di lavori del Forum, tutti concordi nell'indicare per il 2005 un ulteriore spostamento del motore della crescita mondiale verso l'asse Usa-Asia, con Cina e India come grandi performer.