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Nel 2010 meno di 1.000 i morti sul lavoro

La soddisfazione dell'Inail: "Per la prima volta dal dopoguerra, la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi-anno"

07 luglio 2011

"Per la prima volta dal dopoguerra, nel 2010, la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi-anno. Dopo il calo record di infortuni del 2009, in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un'ulteriore contrazione di 15.000 denunce (per un totale di 775.000 complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell'andamento infortunistico in Italia".
A dirlo è stato il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, presentando nei giorni scorsi a Palazzo Montecitorio, 'Il Rapporto annuale Inail 2010'.

"Solo dieci anni fa - ha spiegato - gli infortuni erano oltre 1 milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali. Ma nel 2010 c'è stata anche l'approvazione della legge 30 luglio 2010, n. 122, con la conseguente incorporazione dell'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell’Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo)". "Questo - ha precisato - ha finalmente permesso la nascita del 'Polo della salute e della sicurezza' e il concreto sviluppo di quel piano industriale, da noi fortemente voluto e condiviso con governo e Parlamento, il cui obiettivo finale è la realizzazione effettiva della tutela integrata e globale del lavoratore".
"Dopo un 2009 estremamente difficile per tutte le economie - ha ricordato il presidente Sartori - avanzate, il 2010 si è dimostrato un anno di inversione del ciclo e di moderata ripresa dell'attività economica, sia pure con un trend molto differenziato a seconda delle aree geografiche e dei settori economici considerati". "I nostri dati specchio dell'andamento economico generale - ha sostenuto - confermano questa analisi cautamente ottimista ed evidenziano sia la solidità dell’Istituto sotto il profilo finanziario, sia la sostanziale tenuta del portafoglio; con oltre 3.300.000 (3.309.598) aziende iscritte possiamo addirittura vantare un lieve incremento (+0,63%) rispetto al 2009, segno che l'inversione di tendenza, seppur lentamente, è già iniziata". "Certo - ha ammesso - il perdurare della crisi si fa sentire: la riduzione del giro d'affari delle imprese ha prodotto una leggera diminuzione (-0,18%) delle posizioni assicurative totali (per complessive 3.796.933 'pat') e una contrazione delle entrate per premi di oltre il 9% (9,12%). Tale contrazione risulta, peraltro, compensata dalla diminuzione delle rendite in gestione (852.425 unità, pari a -3,56% rispetto al 2009) dovuta in parte al miglioramento dell’andamento infortunistico e in parte agli effetti delle liquidazioni in capitale delle rendite di inabilità comprese tra l'11% e il 15%".
"Personalmente - ha assicurato Sartori - temevo che, per una sorta di 'effetto-rimbalzo', il 2010 evolvesse in una ripresa del fenomeno infortunistico con un riallineamento ai livelli più consolidati degli anni precedenti. Così non è stato e la diminuzione degli infortuni nel 2010, pur in un certo permanere della crisi, rappresenta un risultato di particolare rilievo anche stimando che il calo 'reale' (al netto dell’effetto della perdita di quantità di lavoro svolta) sia stato superiore all'1% per gli infortuni in generale e al 6% per quelli mortali".

L'analisi settoriale 2009-2010 mostra che è l'agricoltura a conseguire il risultato migliore (-4,8%), seguita dall'industria (-4,7%) e dai servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%) le cui cause sono già oggetto di approfondimento. Il 2010 fa registrare una diminuzione sensibile dei decessi in tutti i rami di attività: agricoltura (-10,2%), industria (-9,7%) e servizi (-3,0%). Scomponendo i settori, riduzioni molto elevate si verificano nella metallurgia (-37,8%) e nel commercio (-26,3%), mentre il dato delle costruzioni (-6,1%) è allineato al valore medio generale (-6,9%). In controtendenza il settore dei trasporti (+9,8%).
Incidenti in calo solo per gli uomini - Tra la popolazione attiva maschile, lo scorso anno si è registrato un calo complessivo degli infortuni pari al 2,9% (da oltre 545 mila a 529 mila) rispetto al 2009 e dell'8,2% per i casi mortali (da 981 a 901). In leggera crescita invece gli infortuni per le donne: un migliaio in più quelli in complesso (+0,4% rispetto al 2009, da 244 mila a 245 mila) e sette lavoratrici morte in più (da 72 a 79), con un incremento percentuale, sempre sul 2009, del 9,7%. Va comunque tenuto conto - sottolinea il rapporto - che le donne rappresentano circa il 40% degli occupati, che la quota di infortuni femminili rispetto al totale è del 32% e dell'8% per i casi mortali: "Si deduce che il lavoro femminile è sicuramente meno rischioso".
Il 2010 peggiore per gli stranieri - A fronte della sostanziale stabilità del numero di lavoratori stranieri assicurati all'Inail, il 2010 è stato un anno peggiore del precedente (dai 119.240 infortuni del 2009 ai 120.135 del 2010, +0,8%). All'incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% gli incidenti contro il -1,2% dei maschi), circostanza - viene evidenziato - legata alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere che lavorano nel nostro Paese. Migliore la situazione per i casi mortali, che nel complesso tra gli stranieri continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2%). Ma ancora con una differenza di genere, che pure va rapportata ai numeri in assoluto: -9,7% i decessi tra gli uomini (da 134 a 121), +70% (da 10 a 17) per le donne.
Meno incidenti nel percorso casa-lavoro - Gli infortuni "in itinere" - verificatisi al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casa-lavoro-casa e causati principalmente, ma non esclusivamente, dalla circolazione stradale - hanno visto nel 2010 la riduzione maggiore (-4,7%). Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni "in occasione di lavoro" - ovvero nel luogo di lavoro, nell'esercizio effettivo dell'attività - che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l'ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale): i casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Labitalia, Repubblica.it]

 

 

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07 luglio 2011
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