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Nel 2011 l'Ecomafia ha fatturato 16,6 miliardi di euro

Rifiuti e cemento i settori clou. Pubblicato il Rapporto Ecomafia 2012

05 luglio 2012

I traffici gestiti da ecomafiosi e ecocriminali nel 2011 hanno accumulato ben 16,6 mld di euro. A tracciare il quadro ci pensa il rapporto Ecomafia 2012, l'indagine annuale di Legambiente sull'illegalità ambientale.
I clan, quindi, continuano a prosperare: 296 quelli censiti sino ad oggi, sei in più rispetto allo scorso anno. A cambiare invece, secondo il rapporto, sembra essere l'immagine del mafioso di professione, che si è evoluto nel corso delle generazioni e ora si contraddistingue per buona educazione e cultura, conoscenza delle lingue straniere, aspetto distinto.

Solo nel 2012 sono 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazione mafiosa e commissariate (erano 6 lo scorso anno). Per il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, "questa mafia, evoluta e trasformata per meglio penetrare nei contesti legali e diffondersi ovunque, sembra non essere intaccata nemmeno dagli arresti dei boss, mentre l'unico strumento che si è dimostrato efficace, la destinazione sociale dei beni confiscati, rischia di essere rimessa in discussione col rischio che torni in campo l'ipotesi della vendita ai privati e quindi la scontata possibilità che i beni tornino in mano ai mafiosi. Su oltre 10.500 beni confiscati infatti, solo 5.835 sono stati destinati per finalità istituzionali o sociali. Il resto è bloccato in un limbo, spesso a causa delle ipoteche bancarie''.

Le ecomafie si diffondono in tutto il Paese e non mancano i comuni sciolti per mafia anche al nord come Bordighera e Ventimiglia in provincia di Imperia, Leinì e Rivarolo in provincia di Torino, come non mancano i coinvolgimenti con i cosiddetti 'colletti bianchi', soggetti dalla fedina penale pulita, con ruoli nelle pubbliche amministrazioni e in grado di gestire a fini illegali i loro canali burocratico-amministrativi.

Nel 2011 sono 33.817 i reati ambientali scoperti, quasi 93 al giorno, il 9,7% in più rispetto al 2010. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d'arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare.
I numeri dell'attacco al patrimonio ambientale del Belpaese sono raccolti e descritti dal rapporto Ecomafia 2012 di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, con la prefazione di Roberto Saviano.
Il rapporto anche quest'anno fotografa una situazione grave, contrastata dalle forze dell'ordine che, solo nel 2011, hanno effettuato 8.765 sequestri, 305 arresti (100 in più, rispetto all'anno precedente con un incremento del 48,8%), con 27.969 persone denunciate (7,8% in più rispetto al 2010). Nello specifico, durante lo scorso anno sono aumentati gli incendi boschivi, che hanno devastato oltre 60 mila ettari di boschi; i reati contro la fauna (commercio specie protette, commercio illegale di pelli pregiate, bracconaggio, combattimenti tra cani, corse ippiche clandestine, macellazione clandestina), sono aumentati del 28% con ben 7.494 infrazioni.
E non solo: il patrimonio storico, artistico e archeologico ha subito un vero assalto con furti aumentati del 13,1% e più 50% di sequestri effettuati. Contro la filiera agroalimentare sono stati accertati 13.867 reati, più che triplicati rispetto al 2010. I sequestri sono stati pari a 1,2 miliardi di euro con un danno erariale di oltre 113 milioni.

La maggior parte dei reati registrati (il 47,7%) riguarda le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania in testa (con 5.327 infrazioni), seguita dalla Calabria (3.892), dalla Sicilia (3.552) e dalla Puglia (3.345). Mantiene il quinto posto il Lazio (2.463), mentre la prima regione del nord in classifica è la Lombardia (con 1.607 reati) seguita dalla Liguria (1.464).
I reati nel ciclo dei rifiuti e del cemento nel 2011 sono in lieve flessione ma si confermano i settori clou del business dell'ecocriminalità. Secondo il rapporto nel settore dei rifiuti nel 2011 sono 5.284 i reati e 5.830 le persone denunciate. Aumentano i traffici illeciti internazionali mentre i rifiuti gestiti illegalmente e sequestrati si sono attestati sulle 346 mila tonnellate, come se 13.848 enormi tir si snodassero in una fila lunga più di 188 chilometri.
Le inchieste sui traffici organizzati dei rifiuti dalla data della prima applicazione del delitto (art.260 dlgs 152/2006) ad oggi sono 199, con ben 1.229 persone sottoposte ad ordinanza di custodia cautelare, 3.654 persone denunciate e ben 676 aziende coinvolte in tutte le regioni, Val d'Aosta esclusa. Le inchieste hanno riguardato anche 23 paesi esteri, sempre più coinvolti nei traffici internazionali di rifiuti in partenza dall'Italia (dal 2001 al 30 aprile 2012 sono state 32 e hanno interessato ben 23 paesi tra Europa, Asia e Africa). Rifiuti in plastica e rottami ferrosi risultano essere tra i materiali più ambiti dai trafficanti di mestiere.

Sono invece 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate (circa 4 al giorno), nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale, l'abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni, con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro. L'Italia, secondo il responsabile dell'osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente, Enrico Fontana, "ha bisogno di stringere un patto con l'ambiente e la legalità. Per questo lanciamo oggi la campagna 'Abbatti l'abuso', perché è da qui che bisogna cominciare, non ci sono scuse. Le case illegali vanno demolite come prevede la legge. In attesa di vedere finalmente l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel Codice penale, è urgente contrastare questo assalto al Belpaese compiendo tutti il proprio dovere, senza eccezioni''. [Adnkronos/Ign]

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05 luglio 2012
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