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Nel Catanese ecatombe di aziende: in un anno ne sono "scomparse" ben 869. I dati della Camera di Commercio

03 febbraio 2012

Hanno chiuso bottega, oppure sono diventate fantasma lavorando in nero: 271 aziende manifatturiere, 272 imprese di costruzioni, 79 ditte di trasporti e magazzinaggio. In generale, centinaia di botteghe del catanese: in 869 non compaiono più nell'albo delle imprese artigiane iscritte alla Camera di Commercio etnea. In un anno, dal 2010 al 2011, sono passate da 19.620 a 18.751: lo rileva uno studio della Camera di Commercio di Catania, sui dati della Commissione provinciale per l’artigianato. Se la metà di esse non esiste più perchè quest'anno sono stati puliti gli archivi, l'altra metà - quindi oltre 400 botteghe - è stata costretta a chiudere.
"Mastri" alla canna del gas a causa della crisi: "Alcuni dei motivi - spiega il presidente della commissione Diego Bonaccorso - sono la mancanza di credito da parte delle banche, che hanno stretto la cinghia, e la difficoltà a reperire fondi sia pubblici che privati. Basti pensare che la Crias (la Cassa Regionale per il credito alle imprese artigiane siciliane) ha 14 mesi di ritardo, e che il sistema fiscale è ormai insostenibile. E' un danno per lo sviluppo e per l'occupazione".
Le situazioni più gravi? Nella manifattura, nei lavori edili, nei servizi in genere ma anche nelle comunicazioni. L'unico dato positivo riguarda una sola impresa in più nel settore della fornitura di acqua e reti fognarie. "C'è da considere - aggiunge il dirigente camerale Nicolò Petrone - la trasformazione da ditte individuali, e le imprese giovanili che a volte hanno difficoltà a restare sul mercato". E c'è la fetta degli abusivi che si allarga sempre di più, con artigiani che non pagano le tasse e risparmiamo sui contributi per i propri collaboratori: "Il calo - sottolinea il presidente della Camera di Commercio Pietro Agen - non è relativo solo all’effettiva chiusura di botteghe, ma anche all’improvvido passo indietro di alcuni operatori che hanno scelto di continuare a lavorare sì, ma in nero". Un grido d'allarme che ha spinto i rappresentanti della commissione a chiedere un incontro con le associazioni di categoria e con Provincia e Regione. [Fonte: Corriere del Mezzogiorno - Italpress]

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03 febbraio 2012
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