Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Nel giorno del funerale del boss Daniele Emmanuello... Presi due favoreggiatori del boss e aumentati i controlli a Gela

06 dicembre 2007

Sono due le persone fermate stamani dalla Polizia di Stato accusate di avere favorito la latitanza del boss mafioso di Gela, Daniele Emmanuello, ucciso lunedì mattina durante la fuga dal covo in cui si nascondeva. Ad essere arrestati Giuseppe Zuzzè e Franco Notaro, entrambi di Vallelunga Pratameno (CL), paese del boss mafioso Giuseppe 'Piddu'' Madonia. I due indagati sono accusati di associazione mafiosa e di favoreggiamento. Nei loro confronti i pm della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, Nicolò Marino e Rocco Liguori, hanno emesso i provvedimenti di fermo di polizia giudiziaria.
L'indagine mette in risalto per la prima volta che Emmanuello era protetto dalla mafia del "vallone", cioè da Cosa nostra nissena, ed in particolare emerge che il capomafia latitante di Gela era molto vicino alla famiglia mafiosa dei Madonia. Un'alleanza che avrebbe potuto stravolgere la geografia mafiosa di Cosa nostra.
Per gli investigatori, Giuseppe Zuzzè, 44 anni, avrebbe ricoperto un ruolo di vertice nella famiglia mafiosa di Vallelunga Pratameno. L'altro presunto favoreggiatore arrestato Franco Notaro, di 47 anni, è incensurato ed è titolare di una ditta di autonoleggio pullman sempre a Vallelunga Pratameno.

Intanto da ieri sera sei squadre anticrimine di polizia, carabinieri e guardia di finanza, pattugliano costantemente, 24 ore su 24, il territorio di Gela, mentre si è innalzato il grado di sicurezza al quale è sottoposto il sindaco, Rosario Crocetta, al quale è stata rafforzata la scorta.
Sono questi i primi risultati dell'incontro tra il sindaco Crocetta e il vice ministro degli Interni, Marco Minniti, avvenuto ieri pomeriggio a Roma. Il sindaco era accompagnato da due componenti della commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Lumia (vice presidente) e Orazio Licandro.
Al numero due del Viminale, Crocetta ha chiesto il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine di stanza a Gela, motivando la sua istanza con i fondati timori di una possibile guerra di successione nelle cosche mafiose gelesi, decapitate da arresti, e dal drammatico epilogo del blitz per la cattura di Daniele Emmanuello.

E si sono svolti questa mattina, in forma strettamente privata, i funerali del boss, nella cappella del cimitero di contrada Farello, a Gela. La decisione è stata presa dal comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico di Caltanissetta, che però ha rifiutato la restituzione della salma ai familiari, i quali, invece, chiedevano di potere portare a casa le spoglie del congiunto e di celebrare i funerali in forma solenne.
Ieri in segno di protesta contro la scelta del comitato, sei donne della famiglia Emmanuello, la sorella, le tre figlie, e due nipoti del defunto, hanno inscenato una manifestazione davanti alla prefettura, improvvisando un sit-in e chiedendo con fermezza la consegna del cadavere. “Sono tre giorni che chiediamo di riavere il corpo”, ha detto Marina Emmanuello, sorella del boss, a nome delle sei donne presenti. “Volevamo avere la possibilità di piangerlo, avere la possibilità di vivere il nostro dolore e di accompagnarlo, così come tutti i cattolici di tutto il mondo all'interno di una chiesa e con i figli accompagnarlo fino al cimitero”.
In serata c'era stata un'apertura da parte della questura di Caltanissetta ed era stato proposto di celebrare il funerale questa mattina ad Enna, con un massimo di cinque auto al seguito, anziché, - come deciso dal comitato provinciale - nella cappella del cimitero Farello di Gela. Alla fine della trattativa gli Emmanuello hanno deciso di procedere alle esequie in forma riservata, che si svolte, come detto, a Gela.

E sono arrivati altri particolari dall'autopsia sul corpo di Emmanuello, con la quale ieri si è scoperto che il boss prima di scappare aveva ingoiato alcuni ''pizzini'' avvolti nel cellophane. Questi sono in tutto sei, tre biglietti sono stati trovati nell'esofago e altri tre nello stomaco. I medici hanno inoltre rinvenuto nel corpo del mafioso due ogive, che erano state trattenute sottopelle, e sarebbero la traccia di conflitti a fuoco in cui il boss è stato protagonista alcuni anni fa. Una delle due ogive, che potrebbe essere calibro 44-45, trovata nella zona toracica laterale destra, risalirebbe al 12 agosto 1988, quando Emmanuello subì un tentativo di omicidio insieme ai fratelli Davide e Nunzio. All'epoca il boss si presentò in ospedale a Gela dove gli venne curata una ferita da arma da fuoco al braccio destro ed alla regione scapolare destra. E'stato allora che i tre fratelli venero arrestati dagli agenti del commissariato di Gela, per favoreggiamento personale nei confronti degli autori del tentativo di omicidio che rimasero ignoti.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

06 dicembre 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia