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Nel mondo lo scorso anno sono stati uccisi 69 giornalisti

Pubblicato il rapporto annuale di reporter sans frontieres

16 gennaio 2009

68 giornalisti uccisi, 673 arrestati, 929 minacciati o presi d’assalto, 29 rapiti e 353 pubblicazioni censurate. Sono queste le cifre con cui si è chiuso il 2008 per i giornalisti nel mondo, secondo il rapporto annuale di Reporters sans Frontières (RSF) che questa settimana è al centro di un articolo di Chiara Ciardelli su "L'agenda del giornalista Informa".
"Dal 2002 - vi si legge - per la prima volta il numero di giornalisti uccisi è diminuito rispetto all'anno precedente. Il 2007, infatti, ha fatto registrare 87 uccisioni contro le 68 del 2008. Nonostante ciò, non c'è molto spazio per essere ottimisti: considerare solo il fattore numerico può essere d'inganno". "Il miglioramento quantitativo di alcuni indicatori - denuncia RSF - è spesso dovuto allo scoraggiamento e all'abbandono che ha colpito molti giornalisti nei confronti del proprio lavoro. Tanti hanno cambiato occupazione o si sono costretti all'esilio. Inoltre, non si può nascondere che intimidazioni e censure siano su scala più ampia che in passato, anche in occidente, e che i governi autoritari abbiano intrapreso una linea di condotta decisamente aspra".

La lista nera dei paesi repressivi della libertà di stampa e in cui un maggior numero di giornalisti perde la vita a causa del proprio lavoro vede al primo posto l'Iraq con 15 reporter uccisi e 31 arrestati. Seguono il Pakistan, le Filippine e il Messico. "Sembra essere migliorata - scrive la Ciardelli - la situazione in Africa, dove si è passati dalle 12 uccisioni del 2007 alle 3 del 2008, ma bisogna considerare anche la totale scomparsa di operatori stampa in alcune zone di guerra, come in Somalia. Il continente africano, inoltre, svetta per numero di arresti nei confronti di giornalisti protratti oltre le 48 ore."

"Un trend confermato su scala mondiale è dato dall'accanimento contro chi fa informazione online. Per la prima volta quest'anno una persona è stata uccisa in quanto operatore al servizio del citizen journalism. In Cina Wei Wenhua, uomo d'affari, è stato picchiato a morte da forze dell'ordine locali mentre filmava uno scontro tra polizia e dimostranti il 7 gennaio 2008 a Tianmen, nella provincia di Hubei. Tra l'altro, il governo cinese si è aggiudicato anche un rilevante secondo posto al mondo per numero di censure online con la chiusura coatta di 93 siti Internet."

"In questo speciale elenco, primeggia la Siria con 162 portali censurati, mentre in terza posizione si attesta l'Iran con 38. In generale, comunque, la libertà di stampa online è fortemente limitata e tenuta sotto controllo, particolarmente in paesi quali Tailandia e Turchia. I social network, come Facebook e Twitter, e i portali di video-sharing, primo tra tutti YouTube, vengono monitorati, censurati o filtrati, a seconda dello Stato. Sempre più spesso, inoltre, si ricorre all'arresto per punire blogger che offendono in rete il potere costituito, così in Cina, Iran, Siria, Birmania, Egitto e Marocco". [Aise]

- Il Rapporto di RSF (pdf in inglese)

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16 gennaio 2009
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