Nel Rapporto annuale di Amnesty International un'Italia colpevole
In Italia violati i diritti degli immigrati, impedimenti nel diritto d'asilo, norme vaghe sul commercio delle armi
Anche nel 2004 sono stati calpestati i diritti di uomini, donne e bambini in ogni angolo del Mondo. Interessi economici, ipocrisia politica e discriminazione sociale continuano ad alimentare conflitti in tutto il Pianeta.
In estrema sintesi questo è quanto stato descritto nel Rapporto di Amnesty International 2005, presentato ieri in diverse capitali del mondo, che esamina in maniera diretta tutti i fallimenti dei governi e delle organizzazioni internazionali in 149 paesi.
La guerra al terrore, in particolare - dice Amnesty - sembra aver avuto migliori risultati nello schiacciare i diritti che nel combattere il terrorismo.
L'organizzazione internazionale per i diritti umani ha lanciato un durissimo atto d'accusa nei confronti degli Stati Uniti e dei metodi adottati da Washington nella lotta al terrorismo. Il Rapporto di quest'anno prende di mira la ''superpotenza politica, militare ed economica senza rivali'' che per questa sua caratteristica detta ''la linea di comportamento'' agli altri governi del mondo. E, sottolinea Amnesty, ''quando il Paese più potente del mondo si fa beffe del primato della legge e dei diritti umani, concede agli altri Paesi la licenza per compiere abusi con impunità''.
Il Rapporto di Amnesty punta il dito anche contro un'Italia che procede a ''deportazioni verso l'Egitto e la Libia di centinaia di stranieri arrivati nella penisola via mare'' e che ''aumenta del 16% (1.5 miliardi di euro) le autorizzazioni alle esportazioni di armi da guerra anche con paesi che sono in conflitto tra loro come India e Pakistan''.
Sono queste le colpe gravi di cui si è macchiato il nostro Paese nel 2004, e purtroppo non sono le uniche.
Amnesty International torna dunque ad accusare il governo italiano di limitare l'esercizio del diritto di asilo. Dopo aver ricordato il caso dei cittadini stranieri salvati in mare dalla Cap Anamur e poi respinti fuori dai confini nonostante le critiche dell'Alto commissariato per i rifugiati, l'organizzazione sottolinea ''la deportazione verso l'Egitto e la Libia - nei mesi di ottobre 2004 e marzo 2005 - di centinaia di cittadini stranieri arrivati nel nostro Paese via mare''. ''Tali respingimenti collettivi - insiste Amnesty - sono avvenuti in violazione delle principali convenzioni in materia di diritti umani e dei rifugiati'' mentre ''a metà aprile si è avuta notizia della deportazione di altre decine di cittadini stranieri da Lampedusa'' senza che il governo abbia ''illustrato il testo, né fornito maggiori dettagli sulla natura giuridica e sul contenuto degli accordi di cooperazione con la Libia, avviati dal 2000''.
Nel Rapporto inoltre l'organizzazione per i diritti umani lamenta di non aver avuto accesso nei centri per stranieri in Italia. ''Il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu - afferma Amnesty - non ha risposto alla lettera che il 15 marzo 2005 chiedeva l'accesso dei ricercatori e il 4 febbraio scorso la sezione italiana dell'organizzazione aveva ricevuto 'parere non favorevole' da parte del dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno. La critica è arrivata proprio nel giorno in cui il nuovo Alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Antonio Guterres, ha invitato i Paesi più ricchi ad assumersi le proprie responsabilità verso i rifugiati e a non assumere un'attitudine restrittiva''.
E ancora: ''Nel corso del 2004 e nei primi cinque mesi del 2005, il governo e il parlamento italiani non hanno fatto alcun passo in avanti nella lotta contro la tortura'' così come il governo non ha ancora presentato un disegno di legge per l'attuazione dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale ratificato nel 1999. ''Il parlamento italiano - prosegue Amnesty mettendo il dito in un vecchia piaga - non ha ancora approvato i progetti di legge di modifica dell'articolo 27 della Costituzione, che lascia ipoteticamente lo spazio per una reintroduzione della pena capitale mediante legge ordinaria, seppure limitatamente alle leggi militari di guerra''. ''Il testo unificato è fermo al Senato e non viene discusso dal luglio 2003'', ha ricordato Amnesty.
Nel capitolo dedicato all'Italia Amnesty, però, denuncia innanzitutto il persistere di un ''quadro legislativo insufficiente sul diritto d'asilo'' associato allo stallo del progetto di legge per l'introduzione di una normativa organica sui rifugiati, ancora fermo alla Camera. Quindi, rinnova ''le preoccupazioni condivise con l'Unhcr sulla tutela legale, l'identificazione, il trattenimento e le procedure d'asilo''.
Rispetto al commercio di armi, l'organizzazione rileva che in seguito alle pressioni della stessa Amnesty e della Rete Italia disarmo, nel maggio 2005, il Parlamento per la prima volta ha iniziato l'esame della Relazione annuale della presidenza del Consiglio sul commercio di armi, in applicazione delle legge 185 del 1990. Secondo quanto riportato dalla Relazione, ''l'Italia nel 2004 ha aumentato del 16% (1,5 miliardi di euro) le autorizzazioni alle esportazioni di armi da guerra e nella lista dei beneficiari permangono paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono ancora diffuse (come Malaysia, Turchia e Cina) e che sono in conflitto tra loro (come India e Pakistan)''.
Fonte: Corriere.it