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Nel veleno dello scorpione l'ultima speranza?

Aumenta il "pellegrinaggio" degli italiani in Albania per acquistare il farmaco anti-cancro ricavato dal veleno dello scorpione

15 giugno 2011

Il tam tam si è già diffuso, anche grazie al passaparola su Internet. E il 'pellegrinaggio' degli italiani malati di cancro a caccia del farmaco naturale ricavato a Cuba dal veleno dello scorpione azzurro - fino al 29 aprile scorso distribuito gratuitamente nell'isola - si è spostato in Albania. Agli inizi dello scorso mese di maggio sono state diverse decine gli italiani arrivati a Tirana per procurarsi il Vidatox. "Almeno 25 persone sono venute personalmente, mentre altre hanno contattato amici o conoscenti disposti a far da tramite", ha raccontato all'Adnkronos Salute un italiano che vive e lavora in Albania e che ha voluto restare anonimo.
Ma che cos'è questo 'Santo Graal' che, in uno dei tanti gruppi di aiuto che pullulano su Facebook e su altri social network, ha raccolto 6.067 adesioni? Si tratta di una sostanza di origine naturale, estratta appunto dal veleno dello scorpione azzurro che, secondo medici cubani autori di un lavoro diffuso online, sarebbe efficace contro una serie di tumori. Le testimonianze dei pazienti sul web sono positive, ma si tratta, è bene ricordarlo, di una sostanza che non è stata sottoposta a studi clinici controllati e pubblicati sulla stampa scientifica (anche a causa dell'embargo). E che non è autorizzata né dalla Food and Drug Administration (Fda) americana, né tantomeno dall'Ema, l'Agenzia europea dei medicinali.

Il 'pellegrinaggio' degli italiani in Albania è iniziato dopo che Labiofam, l'azienda farmaceutica cubana produttrice della sostanza - battezzata Escozul dal biologo cubano Misael Bordier, che negli anni '80 individuò le proprietà antitumorali della tossina dello scorpione e condusse esperimenti sugli animali, prima di somministrare il prodotto ai pazienti - non distribuisce più gratis Vidatox C-30 agli stranieri che da anni si recano a Cuba per ottenerlo. Labiofam ha infatti stipulato un accordo con Pharma-Matrix in Albania. Questa azienda, che nel suo sito si presenta, appunto, come la rappresentante ufficiale di Labiofam nel Paese, vende il prodotto in 30 ml di gocce sublinguali a 118 euro (il listino prezzi è pubblicato su www.pharmamatrix.net).
La scelta dell'Albania non sembra essere casuale. Il Paese ha presentato la richiesta di adesione all'Ue, ma è ancora fuori dall'Unione. E, secondo le leggi europee, i farmaci devono sottostare a precise regole per circolare nel Vecchio Continente. Insomma, per armonizzare il mercato farmaceutico Ue, solo i medicinali registrati o autorizzati possono rimanere sul mercato. Dunque Pharma-Matrix sarebbe impossibilitata ad immettere in Italia il Vidatox. Questo prodotto è stato sì registrato dall’ente regolatorio cubano per il controllo della qualità dei medicinali (Cecmed), ma non dalle agenzie europea o americana Ema e Fda o tantomeno dall'italiana Aifa.

Nonostante l'assenza di studi e pubblicazioni ufficiali, l'Escozul è protagonista di numerosi siti Internet in spagnolo, italiano e inglese. E vanta diversi gruppo di auto-aiuto su Facebook, con migliaia di adesioni e testimonianze di familiari e pazienti che lo hanno assunto fuori dai protocolli medici. Questo nonostante si racconti che sarebbero in corso studi in alcune strutture ospedaliere italiane. Basta leggere le testimonianze online per vedere che ad assumerlo sono persone con tumori al seno, al colon, al polmone o alla vescica. Secondo il tam tam, la tossina avrebbe diversi effetti positivi, non del tutto chiariti. Nel frattempo Pharma-Matrix, registrata il 23 febbraio 2011 presso la National Registration Center (QKR), con sede a Tirana nella Klinika Italiane in Rruga Irfan Tomini 30/1, ha iniziato a commercializzare il prodotto. L'azienda "occupa due stanzette, con un paio di scrivanie e un armadio, e uno spazio usato come un deposito", spiega un connazionale che vi ha acquistato il prodotto. Unico rappresentante della società è Francesco Matteucci, mentre il rappresentante legale sarebbe un cittadino albanese, Thoma Jance. L'azienda ha come oggetto sociale la produzione e distribuzione di farmaci e prodotti omeopatici, naturali e allopatici. "Le prescrizioni consegnate ai pazienti non vengono firmate da medici", spiega il connazionale mostrando la copia della prescrizione che raccomanda l'assunzione di 20 gocce al giorno, divise in due somministrazione da 5 gocce e una da sei. "Ti danno una boccettina tipo quella dello spray nasale, con un liquido incolore", aggiunge. "Non si deve mangiare 30 minuti prima e 30 minuti dopo dai pasti", recita la 'ricetta' in modo un po' criptico, siglata con un timbro, e senza firma del medico. Il prodotto viene venduto in confezioni da 30 ml (da 118 euro) e si assume sotto la lingua. Ma il pellegrinaggio è appena iniziato. E, considerato quello che è successo in passato a Cuba, ci si aspetta un afflusso di migliaia di italiani in Albania nei prossimi mesi.

"Non si tratta di un prodotto omeopatico: il medicinale messo a punto a Cuba è un estratto da una tossina dello scorpione, dunque un prodotto di origine naturale che avrebbe delle proprietà antinfiammatorie. Ma non ci sono dati, né esistono prove scientifiche su meccanismo d'azione ed efficacia. Ci sono solo le testimonianza dei pazienti. Insomma, se le cose continuano così, chi fa un viaggio della speranza in Albania rischia una cocente delusione". Parola di Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Che a proposito del farmaco dal veleno dello scorpione cubano e del 'pellegrinaggio' dei primi italiani in Albania, avverte: "Se non si interviene per fare chiarezza, questa cosa rischia di trasformarsi in un altro caso Di Bella". "Anche allora si diceva di risultati miracolosi - ha detto il farmacologo all'Adnkronos Salute - mentre poi si è visto che non c'erano. In questo caso, nonostante le testimonianze dei pazienti che l'hanno preso, devo dire che non ci sono prove che il prodotto abbia effetti contro il cancro. Conosco anche degli oncologi che sono andati a Cuba per capire di che si trattava, e non hanno trovato nulla". "E anche con le testimonianze, rilasciate in perfetta buona fede, bisogna essere cauti. Se un paziente cui il medico aveva dato 6 mesi di vita è sopravvissuto per qualche tempo in più, questo - ha spiegato Garattini - non basta per dire che il prodotto ha funzionato: queste previsioni sono stime, in medicina, non certezze".
Insomma, "solo uno studio scientifico controllato permette di avere certezze sull'efficacia" di un farmaco, sottolinea Garattini. "Certo, si può capire facilmente che persone con familiari malati terminali tentino ogni strada. Ma questi viaggi della speranza rischiano di provocare cocenti delusioni", avverte. E se ora il medicinale, che fino a poco tempo fa veniva distribuito gratis a Cuba, ora viene venduto in Albania, "l'intera faccenda rischia di trasformarsi anche in un business. Insomma - ha concluso - sarebbe bene che l'Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute intervenissero per chiarire la situazione alle persone e testimoniare che non ci sono dati. Oltretutto non si sa neanche che cosa i pazienti stiano assumendo". [Adnkronos/Salute]

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15 giugno 2011
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