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Nell'agenda rossa, la verità

Il diario di Paolo Borsellino potrebbe contenere gli elementi mancanti sulle stragi del '92

21 maggio 2013

L'agenda rossa, il diario di Paolo Borsellino che potrebbe contenere le risposte ancora mancanti sulla strage di via D'Amelio, resta al centro delle indagini della procura di Caltanissetta che, dopo anni di inchieste ipotecate da un clamoroso depistaggio, sta cercando di arrivare alla verità sull'eccidio.
Dopo la pubblicazione della foto, tratta da un video dei vigili del fuoco, che ritrae un oggetto rosso accanto al corpo di Emanuela Loi, uno degli agenti di scorta uccisi col magistrato, gli inquirenti hanno delegato alla Scientifica di Roma una serie di indagini per accertare se davvero si tratti del diario su cui Borsellino, soprattutto dopo la morte di Giovanni Falcone, scriveva freneticamente appunti e - pensano gli investigatori - riflessioni sulla trattativa Stato-mafia.

"Non se ne separava mai", hanno raccontato familiari e amici. "La usava sempre", ha confermato Diego Cavaliero, ex sostituto in forza alla Procura di Marsala quando il capo era il giudice ucciso in via D'Amelio. Il magistrato ha deposto ieri al quarto processo per l'eccidio in corso davanti alla corte d'assise di Caltanissetta a carico dei boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino e dei tre falsi pentiti accusati del depistaggio.
L'agenda rossa e la scena della strage sono stati il nodo centrale dell'udienza di ieri che con un colpo di teatro ha confermato i sospetti degli investigatori: il 19 luglio del 1992, in via D'Amelio, c'era più di uno 007. "Per un problema di coscienza, a distanza di 21 anni, e non potendolo più tacere - ha detto ieri ai giudici un altro teste, il sovrintendente di polizia Francesco Maggi - devo raccontare che quando sono arrivato sul posto c'erano almeno quattro, cinque uomini dei Servizi". "Due avevano un segno di riconoscimento, la spilletta del ministero dell'Interno, - ha aggiunto - altri tre li avevo visti alla Mobile, erano venuti a incontrare l'allora capo Arnaldo La Barbera".
Maggi arrivò in via D'Amelio immediatamente dopo l'esplosione e, dunque, gli 007 erano già lì. Un particolare che alimenta gli interrogativi sulla strage.
Che ci facevano in via D'Amelio gli agenti dei Servizi? E potrebbero avere avuto un ruolo nella scomparsa dell'agenda?

I magistrati dubitano che l'oggetto rosso filmato fosse il diario. Sul posto la temperatura, dopo l'esplosione, era tale da liquefare le armi degli agenti di scorta morti, difficilmente un diario sarebbe potuto rimanere integro. Potrebbe trattarsi, dunque, di un pezzo staccatosi dai palazzi colpiti dall'onda d'urto. E nella confusione del momento potrebbe essere stato eliminato insieme alle altre macerie. O ancora potrebbe essersi trattato proprio del diario non notato nella concitazione e andato distrutto. I magistrati non escludono nulla. Neppure la vecchia pista: che l'agenda rossa, cioè, fosse, invece, nella borsa che il magistrato aveva lasciato in auto e che venne ritrovata vuota. Probabilmente perché qualcuno la prelevò, tolse il diario e la rimise nell'auto.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Parliamo dell'agenda rossa... (Guidasicilia.it, 20/05/13)

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21 maggio 2013
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