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Nell'archivio segreto dei Lo Piccolo...

Perquisita, su mandato della Procura di Palermo, la redazione siciliana del quotidiano la Repubblica

28 dicembre 2007

Anche noi abbiamo riportato ieri l'articolo di Francesco Viviano pubblicato su la Repubblica che riportava un'anticipazione di quanto gli investigatori antimafia hanno scoperto tra le carte sequestrate a Salvatore Lo Piccolo, il giorno della sua cattura nella villetta sita nella campagna di Giardinello, nel Palermitano (leggi). Una documentazione ampia ed importantissima nella quale è raccolto quello che lo stesso Viviano ha definito “tutto l'universo mafioso, dal 2000 ai giorni nostri”.
Sulle pagine palermitane di Repubblica sono stati poi pubblicati i nomi delle persone e delle attività del capoluogo che a Salvatore e Sandro Lo Piccolo versavano la propria quota, quel pizzo che, dal piccolo commerciante all'importante imprenditore, sarebbe servito per comprare uno spicchio di illusoria tranquillità.
Tutte queste importanti informazioni sono state ritenute dalla Procura di Palermo “informazioni sensibili” che non avrebbero dovuto essere pubblicati ed è per questo che stamani la polizia ha effettuato una perquisizione nella redazione palermitana di "Repubblica". L'ipotesi di reato è quella di rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio. Gli agenti hanno portato via i computer di alcuni giornalisti ed hanno effettuato perquisizioni anche nell'abitazione dei cronisti Viviano e della moglie Alessandra Ziniti, entrambi autori degli articoli sulla documentazione dei boss Lo Piccolo.

"Ancora una volta - ha commentato il segretario provinciale della sezione di Palermo dell'Associazione siciliana della Stampa, Enrico Bellavia - si colpisce duramente chi con coscienza e professionalità esercita il diritto dovere di informare l'opinione pubblica. Fermo restando il rispetto per il lavoro dei magistrati, non si può non rilevare come simili provvedimenti finiscano per ledere il lavoro dei colleghi e costituiscano un deterrente, per nulla confortante, per quanti con passione e abnegazione si dedicano al lavoro di cronisti. Della qual cosa dovrebbero preoccuparsi in primo luogo i cittadini".
"Pagano sempre e solo i giornalisti", ha detto il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, Franco Nicastro. "L'iniziativa della magistratura rientra nelle iniziative prevedibili e routinarie con le quali si finisce per colpire solo da una parte e purtroppo con effetti paralizzanti per l'informazione. I cronisti, a cui va la solidarietà dei colleghi, hanno in questo caso esercitato nient'altro che un loro compito. E nel rispetto di un principio fondamentale della professione in base al quale il giornalista è tenuto a riportare tutte le notizie di cui viene a conoscenza, anche e soprattutto nell'interesse del pubblico".
Solidarietà ai giornalisti è stata espressa dall'Unci regionale. "Le perquisizioni e i sequestri dei computer di due colleghi sono sconcertanti e assolutamente inaccettabili", scrive in una nota la Fnsi.
  
Al di la della decisione della Procura e senza commentare l'eccellente lavoro dei magistrati, di seguito vogliamo relazionare su quanto i solerti giornalisti siciliani hanno fatto sapere a tutti gli italiani, notizie a nostro parere essenziali - in particolar modo per chi vive in Sicilia - perché danno costantemente la misura dell'enormità che accanto ai siciliani quotidianamente prolifera, enormità che con l'aiuto delle istituzioni e della buona coscienza di ognuno deve essere assolutamente debellata.

Nell'archivio segreto dei Lo Piccolo - Nell'archivio sequestrato a Salvatore Lo Piccolo lo scorso 5 novembre nel covo di Giardinello, si è trovato quanto difficilmente era immaginabile si potesse trovare: un “libro mastro” con segnato nero su bianco i tanti, tantissimi palermitani che al boss di San Lorenzo dovevano pagare il pizzo, le lettere di Bernardo Provenzano scritte precedentemente al suo arresto, resoconti degli affari che Salvatore Lo Piccolo insieme al figlio Sandro “curavano” e che trattavano pressoché di tutto (dalle sale Bingo di tutta Italia, al narcotraffico che interessava anche la 'ndragheta, dagli appalti per la costruzione di importanti infrastrutture ai contatti da caldeggiare per avere informazioni interne ai servizi segreti). Insomma, nella borsa di pella firmata, dalla quale Salvatore Lo Piccolo mai si seperava, gli investigatori hanno ritrovato una sorta di “collettore” di inestimabile valore che porterà ben presto ad una “gigantesca pulizia e riassetto della legalità”. 

Interessantissimi i contenuti del carteggio tra Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, nel quale i due boss parlavano del rientro a Palermo dagli Stati Uniti degli “scappati”. Il boss Nino Rotolo, arrestato nel giugno del 2006 nell'operazione Gotha, era in disaccordo con Salvatore Lo Piccolo sul rientro degli 'americani', e avevano investito il superboss corleonese della questione. "Io vi prego - scriveva Provenzano in una lettera - di trovare un accordo tutti insieme quelli che siamo fuori e la dove è possibile risolviamo le cose con la responsabilità di tutti....”. Nella missiva Provenzano proseguiva ancora dicendo: "Parenti di Totuccio Inzerillo (capofila dei cosiddetti 'perdenti', ucciso nell'81 nella guerra di mafia, ndr), Sarino suo fratello sta tornando dall'America per stabilirsi qua, perchè dicono che in America se la passa male... Il mio cuore volesse pace e serenità per tutti, se dipendesse solo da me la vicenda sarebbe risolta, ma dobbiamo creare le condizioni”.
I disaccordi tra Rotolo e Lo Piccolo sono terminati con l'arresto del primo, e il secondo sembra aver accolto la richiesta del padrino cercando e creando un inizio di alleanzadcon gli 'americani'.
Curioso poi il ritrovamente di numerose lettere d'amore idirizzate da donne diverse a Sandro Lo Piccolo, durante la sua latitanza condivisa col padre. La copiosa corrispondenza prova che nonostante i continui spostamenti dovuti alla latitanza Sandro Lo Piccolo riusciva ad intrattenere diverse relazioni sentimentali affidandosi spesso a “corrieri” per la consegna delle missive amorose. L'elemento costante delle lettere è il rammarico manifestato dalle donne del giovane boss, qualcuna separata e con figli, per le difficoltà di potersi incontrare. Così scriveva una spasimante di Sandro Lo Piccolo: "Amore mio dolce, mi manchi tanto. Dove ti sei perduto? Nell'abisso infinito? Di sicuro non so dove trovarti, altrimenti già avrei rimediato... Vivo di immagini di te, del tuo viso, che passano all'improvviso...".

E come prima accennato, tantissimi i resoconti e i promemoria riguradanti gli affari dei Lo Piccolo, che di seguito andiamo ad elencare sinteticamente come fatto dai giornalisti di Repubblica:
Il Bingo - Nei pizzini ci sono le istruzioni dirette agli uomini d'onore per l'apertura di alcune sale Bingo in Piemonte e nel Nord Italia con capitali della mafia.
La cocaina - I Lo Piccolo erano in affari con le cosche della 'ndrangheta calabrese per lo smercio di grosse partite di cocaina in Sicilia.
I clandestini - Nei conti dei Lo Piccolo una voce rilevante è costituita dal pizzo pagato dai “clandestini”: si tratta, con ogni probabilità, di somme versate dal giro dell'immigrazione irregolare.
Gli appalti - I boss imponevano una tangente alle ditte vincitrici di appalti pubblici: nel mirino c'erano lavori in autostrade, ospedali, reti fognarie, per la metropolitana di Palermo e l'aeroporto di Punta Raisi.
Le scommesse - Al centro degli interessi economici dei Lo Piccolo c'era anche una rete di scommesse clandestine sul calcio e sui numeri del lotto.
I grandi affari - I Lo Piccolo tenevano d'occhio i grandi movimenti di capitali a Palermo: l'apertura di ipermercati e centri commerciali, le sorgenti di acqua minerale nella provincia, il giro d'affari e la richiesta di pizzo al Palermo Calcio, richiesta che la società calcistica ha smentito con la nota che segue: "L'U.S. Città di Palermo, in riferimento a notizie di stampa smentisce categoricamente che la stessa o suoi amministratori o dirigenti abbiano mai ricevuto richieste o pressioni di natura estorsiva da parte di qualsivoglia soggetto e, ancor più, da soggetti collegabili ad organizzazioni criminose".
I "salari" degli uomini d'onore - Nelle carte dei boss Lo Piccolo c'è una dettagliata contabilità che riguarda le spettanze mensili degli affiliati alle dipendenze dei Lo Piccolo.
I servizi segreti - Nella corrispondenza tra i boss sono indicati i nomi di alcuni esponenti dei servizi segreti in trattativa con uomini d'onore per convincerli alla collaborazione, e nomi di rappresentanti della criminalità organizzata che in realtà sarebbero membri o informatori dei servizi segreti.

Come ultima voce abbiamo lasciato quella riguardante il “pizzo”, con il quale i Lo Piccolo incassavano mensilmente centinaia di migliaia di euro. Nel lungo elenco che raccoglie le “entrate” dei boss figurano, tra gli altri, anche i nomi di noti negozi del centro di Palermo, ma anche bar e ristoranti importanti. Nell'elenco compaiono anche numerosi commercianti della borgata di Mondello e anche i cantieri navali Motomar.
“Chi paga il pizzo di fronte ad un'efficace azione dello Stato, che ha inferto grandi colpi alla mafia, non può essere considerato vittima. Non vi sono più alibi legati alla paura. E' questo il momento per denunciare in massa gli estortori”. E' questa l'affermazione del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello commentando l'alto numero di imprenditori e commercianti che pagano il pizzo a Palermo come emerge dai fogli sequestrati ai Lo Piccolo. "Da questa lettura - ha aggiunto - arriva una conferma che era nell'aria e si capiva anche dal silenzio che era seguito dal sequestro dei pizzini: a Palermo il numero della persone che pagavano era alta. E' la dimostrazione di quanto fosse capillare l'imposizione del pizzo. Ma mi stupisce che, ancora oggi nonostante vi sia stata un'azione forte dello Stato che ha decapitato capi e gregari, siano poche le denunce [...] Adesso Cosa nostra è disarticolata vi sono le condizioni per denunciare e trovo singolare che fino a oggi nessuno lo abbia fatto. I commercianti devono avere più coraggio e ribellarsi in massa. Non farlo è un comportamento inspiegabile che non può essere tollerato".

- Tutti i nomi dei commercianti estorti (Repubblica / Palermo, 27-12-07)

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28 dicembre 2007
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