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Nell'Italia divisa a metà...

Mentre Berlusconi aspetta la riconta dei voti, vi diciamo chi è stato ''trombato'' e chi invece ce l'ha fatta

13 aprile 2006

Le elezioni sono finite. Una delle due coalizioni, il centrosinistra, seppur in maniera risicata ha raggiunto la maggioranza. Verso la metà di maggio (certo un po' in ritardo) il nuovo presidente della Repubblica nominerà il nuovo presidente del Consiglio, Romano Prodi.
Insomma, sembra che ci si possa avviare verso un nuovo cammino, con la speranza che il nuovo governo non continui a scavare il tunnel iniziato da quello uscente.
Tutto bene, quindi. Non proprio.

Berlusconi, infatti, sembra non riuscire ad accettare la sconfitta, che seppur non si tratta di sconfitta schiacciante sempre di sconfitta si tratta, e a due giorni dalle elezioni grida all'imbroglio e chiede che si ricontino i voti perché: ''Ci sono brogli a non finire'', ''brogli unidirezionali'', ''in diversi posti e in tutta Italia'', ''tutti a danno della Cdl''. Sono state queste le parole di Berlusconi appena dopo l'incontro con il presidente Ciampi di ieri. Poi, a notte fonda: ''Stiamo effettuando le dovute verifiche; noi non parliamo di brogli, ma abbiamo sempre e solo parlato di normali errori''. Così Denis Verdini, capo dell'ufficio elettorale di Forza Italia, risponde ai cronisti al termine di un incontro a Palazzo Grazioli fra i vertici di Fi e Silvio Berlusconi, che gli chiedevano se vi siano stati brogli nel voto di domenica e lunedì. A chi gli faceva notare, però, che lo stesso premier poco prima aveva parlato di brogli, Verdini ha risposto: ''Glielo avrete strappato voi; io comunque non ho sentito le sue dichiarazioni''.
Ma la campagna elettorale non era finita?

Lui, Silvio Berlusconi, continua a sperare sul riconteggio dei voti richiesto a gran voce. ''Pensavate forse di esservi liberati di me?'', ha detto poi scherzosamente (??) ai cronisti, uscendo dal Quirinale, dove l'ora e un quarto passato con Ciampi dice essere stato ''estremamente positivo''. Sarà.
Prodi e quelli della sua coalizione rispondono al Cavaliere con un sonoro ''Vattene a casa!'', e attendendo che il ricontrollo delle schede elettorali, non tutte ovviamente, finisca si dicono convinti che ''comunque non cambierà nulla!''.

Mentre anche noi aspettiamo i probabili risvolti, ma ragionando come se i giochi sono stati fatti e si è deciso chi ha vinto la partita, vogliamo porre l'attenzione su quelle persone che nascoste dietro ai simboli dei partiti sono riusciti a spuntarla e quelli che... invece no. Insomma, vogliamo vedere e presentarvi chi sono stati i TROMBATI e chi invece e riuscito a spuntarla alle elezioni 2006... 

Cominciamo da...
Craxi Vittorio Michele detto Bobo, casella numero 9 dell'Ulivo in Lombardia 3: NON ELETTO.
Pannella Giacinto detto Marco, capolista della Rosa nel pugno al Senato: NON ELETTO.
Tabacci Bruno, terza posizione per l'Udc in Lombardia 1: dipende dalla scelta di Pier Ferdinando Casini.
''Il catalogo è questo'' canterebbe il Leporello del Don Giovanni, ma qui, al posto delle donzelle amate dal protagonista del capolavoro di Mozart, ci sono i ''trombati'' dei due schieramenti. Non per tutti è detta l'ultima parola, in molti casi la decisione è politica e ci vorrà ancora un pochino per sapere il verdetto finale.
Per esempio, rimanendo nell'Udc oltre a Bruno Tabacci una spada di Damocle penzola anche sopra le teste di il sottosegretario Michele Vietti e il vicedirettore del Tg2 Francesco Pionati.

Dall'altra parte, nei Ds ce l'ha fatta ''col numero 12 dei portieri di riserva'' Peppino Caldarola, mentre è stato trombato Franco Bassanini. L'uscita dal Parlamento di Bobo Craxi, in certo qual modo era annunciata, pure se Prodi e Fassino avevano provato a salvarlo in corsa.
Tra gli esclusi celebri anche Vittorio Cecchi Gori, che si candidava con la Lega Nord in Liguria, e Rita Pavone, bocciata nella circoscrizione Estero, nella quale correva con la lista di Mirko Tremaglia.
In Forza Italia Gabriella Carlucci era in una posizione da brivido, ma ce l'ha fatta. Rischia di non farcela invece l'avvocato di Previti e sottosegretario all'Interno Michele Saponara.
Sempre nel centrodestra, per il Senato, sono stati trombati l'attore del Bagaglino Pippo Franco (era capolista nel Lazio per la Dc-Nuovo Psi) e la ex velocista Marisa Masullo, numero sei per An in Lombardia.
Non ce l'hanno fatta la psicologa Vera Slepo j, che aveva lasciato An per l'Udc e Salvatore Stefio, uno dei body guard sequestrati in Iraq nel 2004. Spesso non serve nemmeno essere il recordman delle presenze in aula: l'azzurro Giacomo Baiamonte è secondo dei non eletti in Sicilia occidentale alla Camera.

La Rosa nel pugno non ha ottenuto un senatore che è uno e così, oltre a Marco Pannella, restano a casa i veterani dello Sdi Ugo Intini e Cesare Marini . Non eletti, ma era nei patti, anche Marco Bellocchio e Fabrizio Rondolino. Nel Pdci Nicola Tranfaglia è il primo dei non ammessi in Piemonte 2, ma Diliberto dovrebbe optare in suo favore. E nei Verdi resta fuori Aminata Fofana, ex top model lanciata da Pecoraro Scanio come ''la prima deputata di colore''. La leader repubblicana Luciana Sbarbati , infine, sarà attesa invano a Palazzo Madama. ''Non abbiamo eletti, ma abbiamo superato La Malfa''.

C'è comunque da dire che, sia alla Camera che al Senato, di nuovi inquilini se ne contano parecchi. Più della metà (153) a Palazzo Madama, mentre il Senato ha aperto le porte a grandi vecchi, parlamentari di ritorno e alcuni leader, da Mastella a Follini.
Riecco il fondatore del Pdci Cossutta e Maccanico della Margherita. E due ex sindacalisti doc, come Franco Marini e il diessino Giorgio Benvenuto. Per non dire del vecchio leader liberale Valerio Zanone sotto le insegne del centrosinistra.
Dopo 10 anni di assenza e a dispetto del processo in corso per mafia, diventa senatore l'ex ministro Udc Calogero ManninoHa rinunciato invece, per ritentare la corsa alla Regione, il siciliano Udc Totò Cuffaro. Manterranno il seggio al contrario i suoi colleghi Formigoni e Galan (Forza Italia). Prima volta a Palazzo Madama per il cardiochirurgo Ignazio Marino (Ds). Ma anche per due magistrati di prima linea, entrambi senatori Ds, come Felice Casson e Gerardo D'Ambrosio. Esordio con entusiasmo da ventenne anche per la neo dipietrista Franca Rame, attrice, moglie di Dario Fo.

Ricambio maggiore alla Camera, dove mantengono la posizione o vi fanno ritorno tutti i leader, da Berlusconi a Prodi, da Fassino a Casini e D'Alema. Ci sarà posto per il no global Francesco Caruso, e per Wladimir Luxuria, entrambi sotto il segno di Rifondazione. E per la showgirl Mara Carfagna, dagli schermi di Rete4 allo scranno grazie a Forza Italia. Ce l'ha fatta anche la campionessa di sci Emanuela Di Centa, forzista anche lei.
È un ritorno che ha tutto il sapore della vendetta nei confronti della Margherita quello di Leoluca Orlando, passato con Italia dei valori e volato oltre i 50 mila voti trascinando in Parlamento (ma al Senato) il segretario particolare Francesco Giambrone.
Confermata alla Camera la vedova D'Antona, Olga Di Serio. Esordisce invece al Senato coi Ds Rosa Villecco, vedova Calipari. Sue colleghe saranno la moglie di Fassino, Anna Maria Serafini, e del governatore Bassolino, Anna Maria Carloni.

Ma questa legislatura è destinata a portare, più delle precedenti, il marchio dei giornalisti. Tutti col centrosinistra. Antonio Polito, ex direttore del Riformista, e Rina Gagliardi editorialista di Liberazione, Furio Colombo, ex direttore dell'Unità, e Paolo Gambescia, ex del Messaggero.
Non saranno troppi? E poi tutti con il centrosinistra! Che il Cavaliere avesse ragione a dire che la stampa è tutta comunista?

- ''Dalla 'porcata' all'autogol. E Calderoli lanciò l'Unione'' di Sebastiano Messina

 

 

 

 

 

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13 aprile 2006
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