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Nell'ultima manifestazione contro il Muos...

Scontri tra polizia e manifestanti sabato scorso in contrada Ulmo, a Niscemi

03 marzo 2014

Sabato 1 Marzo. Tutti convocati in contrada Ulmo, a Niscemi, per manifestare contro il Muos, il sistema di comunicazione satellitare statunitense ad altissima frequenza. Una manifestazione iniziata pacificamente. Un  lungo serpentone colorato di 2000 persone con bandiere, striscioni, cartelli e tamburi che hanno dato vita, per l’ennesima volta, alla rappresentazione delle preoccupazioni di un’intera comunità e della voglia di autodeterminazione di un popolo che vuole essere "padrone a casa propria".

Un corteo pacifico che, purtroppo, ha vissuto momenti di tensione quando, arrivato davanti al cancello numero uno della base, un gruppo di attivisti ha acceso un fumogeno e ha tentato di forzare il cordone di polizia in tenuta antisommossa che proteggeva l'edificio. Gli agenti hanno respinto i dimostranti. Nel parapiglia ci sono stati alcuni contusi. Una donna, Valeria Cimò, un'attivista di Palermo, si è accasciata a terra, ferita alla fronte. La donna è stata soccorsa da un medico che partecipava alla manifestazione. Perché arrivasse l'ambulanza, che l'ha portata in ospedale, si sono dovuti attendere 20 minuti. Nessun mezzo di  soccorso, infatti, aveva seguito il corteo. E’ rimasto ferito anche un agente e un altro attivista No Muos.

Al corteo hanno partecipato uomini, donne e bambini arrivati da ogni parte della Sicilia e persino da Lampedusa. Imponente lo spiegamento di forze dell'ordine che i manifestanti hanno trovato davanti la base americana, dopo aver percorso i viottoli della Sughereta e raggiungere il luogo con le sue 46 antenne in attività. Alla manifestazione hanno aderito anche i movimenti pacifisti (tra i dimostranti anche due monaci buddisti) gli autonomi e gli schieramenti politici extraparlamentari. "Ci volete schiavi, ci avrete ribelli" si leggeva in un cartello. Poi le esortazioni ad annullare la scheda alle prossime elezioni europee per dire "No al Muos, no alla mafia e ai politici corrotti", oppure l'invito a incatenarsi alle esattorie della Serit il 17 marzo a Palermo.
Dopo i tafferugli, quasi tutti gli attivisti sono andati via. È rimasto solo un  piccolo gruppo che presidia l'ingresso della base Usa.

"Alla manifestazione c'erano migliaia di persone, siamo stati accolti, per motivi di sicurezza, da agenti in assetto antisommossa, ma nessuno si è preoccupato di tutelare i cittadini, in un'area dove non c'è nulla prevedendo almeno un presidio sanitario. L'ambulanza è arrivata dopo 20 minuti. Per fortuna non è successo nulla di grave". Sono le parole di Valeria Cimò, l'attivista palermitana rimasta ferita negli scontri e che, dopo un breve ricovero è stata dimessa. "Quando la testa del corteo ha provato a sfondare il cordone di polizia, sono partite le cariche e qualcuno ha risposto lanciando oggetti - ha aggiunto -. Mi trovavo vicino ai giornalisti stavo facendo delle riprese con la telecamera, ho avuto la sensazione di essere stata colpita alla testa da una bottiglia piena di ghiaccio, non so, in effetti, cosa è stato se un grande masso o altro. In ogni caso condanno la violenza, perché alla violenza non si risponde mai con la violenza. Può sembrare un approccio ingenuo, ma penso sia l'unico modo per risvegliare le coscienze". "Ero lì - ha detto ancora - per condividere un concetto di buon senso, lanciare un messaggio di pace e ribadire che la nostra Costituzione ripudia la guerra e che la salute delle persone va tutelata"

- Il Pentagono dà l'ok: "Un anno per il Muos" di A. Ziniti (Repubblica/Palermo.it)

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03 marzo 2014
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