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Nella ruota dei pizzini è uscito il ''60''

E' stato arrestato l'infermiere che si è preso cura del malato Provenzano degli ultimi tempi

18 dicembre 2007

Infermiere professionale, stimato e rispettato, all'Ausl 6 di Bagheria, e consigliere d'opposizione al Comune di Altavilla Milicia, centro a pochi chilometri da Palermo, con una lista civica vicina a Forza Italia. Gaetano Michele Arcangelo Lipari, 47 anni, originario di Corleone ma da decenni residente ad Altavilla, era un uomo impegnato come possono essercene tanti dappertutto se solo ci si fermasse ai connotati descritti fino a qui. Ma l'esistenza di Gaetano Lipari era ben più arzigogolata, piena di “responsabilità” e misteri: lui era il numero ''60'' nei pizzini del boss Bernardo Provenzano, personaggio importantissimo nella latitanza ''du Zù Binu'' perché era quello che di lui si prendeva cura. Nel senso canonico del termine. Ossia, era Gaetano Lipari a dovergli procurare e somministrare il costosissimo medicinale (il Decapeptyl, un farmaco che costa 552,20 euro a fiala) per la cura della prostata dopo l'operazione che il boss si fece fare a Marsiglia (a carico della Regione) nel 2003.
Insomma, il ''60'' era un numero fondamentale per Provenzano, non solo per i servigi offerti da questo, ma anche in virtù della parentela importante che lo legava ulteriormente al boss, Gaetano Lipari è infatti cugino di Pino Lipari, indicato dagli ultimi collaboratori di giustizia come “l'assessore ai lavori pubblici di Cosa Nostra” e arrestato di recente.

L'indagine per scoprire chi si celasse dietro il numero ''60'' è stata parecchio laboriosa. Per più di un anno e mezzo quel numero nei pizzini trovati nel covo di Montagna dei Cavalli, ultimo covo del padrino nelle campagne di Corleone, è rimasto un'incognita.
In uno dei pizzini, firmato proprio dal “numero 60”, c'erano alcune indicazioni sulla cura che avrebbe dovuto seguire Provenzano e sulle precauzioni da adottare. Gli investigatori, coordinati dai Pm Michele Prestipino, Marzia Sabella, Nino Di Matteo e dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, hanno lavorato per esclusione, comprendendo innanzitutto di essere di fronte non a un medico - come si era pensato in un primo momento - ma a un operatore sanitario. E' stata poi individuata l'area, tra Casteldaccia e Altavilla Milicia, a pochi chilometri da Palermo, in cui si sarebbe mosso l'uomo. In un altro pizzino attribuito a uno dei fedelissimi di Provenzano si diceva che l'infermiere stava male a causa dell'influenza e che perciò l'appuntamento con Provenzano era stato spostato. Dagli accertamenti è emerso così che Lipari nei giorni indicati nel pizzino (dal 22 al 25 marzo 2006) era stato effettivamente assente dal lavoro per malattia. Sono state così recuperate le carte e le intercettazioni di un procedimento per associazione mafiosa aperto nei confronti dello stesso Lipari e poi archiviate. Mettendo assieme tutti questi elementi è stato individuato l'infermiere che avrebbe curato il padrino.

“Il 60 ha il giovedì libero”, questo il primo indizio che si leggeva fra i pizzini. E ancora: “All'inizio di aprile 2006 ha avuto la febbre”. Provenzano avrebbe dovuto incontrare Gaetano Lipari il 20 aprile del 2006, proprio un giovedì, ma fu arrestato prima. “123 (Carmelo Garriffo, nipote prediletto Provenzano) è in contatto con 60”, scriveva il padrino ai suoi uomini, per organizzare quella visita. Il posto sarebbe stato scelto da "15" (Bernardo Riina, custode del covo di Montagna dei cavalli), “ma 15 non deve incontrare 60”. Dopo giorni di preparativi, tutto era pronto, e così "123" ha scritto a Provenzano: “60, l'ho incontrato lunedì scorso (...) gli ho detto di portarsi una puntura e l'occorrente per gli esami, per lui va bene il mercoledì sera per tornare venerdì mattino”.
Ma quella puntura Lipari non l'ha potuta fare a nessuno, infatti Bernardo Provenzano è stato arrestato dieci giorni prima, l'11 aprile.

Gaetano Lipari, comunque, non era proprio un insospettabile, oltre ad essere cugino di Pino Lipari, sono diverse le intercettazioni telefoniche tra lui e Gariffo dove i due parlano non solo della salute del boss ma anche di estorsioni. E di salute ed estorsioni Lipari ne parlava anche col padrino tramite i messaggi a lui indirizzati. “Carissimo - scriveva il 60 a Provenzano - con gioia ho ricevuto tue notizie, mi dispiace sentirti dire che stai non molto bene e la cosa mi fa stare male. Capisco che i tuoi movimenti non sono normali come ognuno di noi ma bisogna che si prenda un provvedimento urgente magari solo per fare la puntura perché non farla può peggiorare la tua situazione”.
Secondo gli investigatori, inoltre, Gaetano Lipari curava in prima persona i collegamenti con i mafiosi di Bagheria e alcuni rapporti d'affari che questi avevano con Provenzano, e in più intratteneva rapporti anche con l'ex deputato regionale Giovanni Mercadante, medico radiologo finito in carcere nel luglio 2006 per associazione mafiosa.

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18 dicembre 2007
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