Nella speranza che la "Legge bavaglio"...
... lascerà almeno lavorare pm e polizia, il ministro Frattini si sconcerta per la presa di posizione dell'Onu contro il ddl intercettazioni
Sono in tutto undici gli emendamenti firmati per il ddl intercettazioni. I primi sei, firmati dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia Enrico Costa e dal leghista Matteo Brigandì, e i cinque dalla presidenza della commissione e relatrice del ddl sulle intercettazioni Giulia Bongiorno. Solo oggi si capirà il loro destino, ma nell'ipotesi che dovessero passare tutti e undici la conseguenza sarebbe che il ddl diventerebbe meno nefasto di quanto non sia oggi.
Modifiche importanti, a partire da quella della Bongiorno che elimina "la responsabilità giuridica per gli editori" qualora un giornalista pubblichi intercettazioni ancora segrete. E quella che toglie la clausola di salvaguardia per l'entourage più stretto di un parlamentare, "protetto" nella versione del Senato da qualsiasi possibilità di controllo della magistratura. Di rilievo anche la novità di Costa-Brigandì che fa rientrare tutti i delitti di grave allarme sociale, e quindi anche tutti i reati "spia" (secondo la dizione dei finiani), nel novero di quelli per cui non ci sono limiti alle intercettazioni, ma bastano i "sufficienti indizi di reato" e non ci sono limiti di tempo. Rilevante anche il venir meno della barriera della durata "breve" degli ascolti: per i crimini non gravi ci sarà sempre il tetto dei 75 giorni, ma esso potrà essere superato con proroghe progressive di 15 giorni in 15 giorni qualora dalle telefonate emerga che ci sono indizi da perseguire per raggiungere il colpevole.
Al di la delle novità, che queste passino o meno, bisogna non dimenticare che, comunque, il ddl sulle intercettazioni resta una legge-bavaglio, in quanto dal momento della sua approvazione non sarà più possibile, se non per riassunto, pubblicare gli atti di un'inchiesta. E soprattutto sarà del tutto vietato rendere pubbliche le intercettazioni, di cui non si potrà dar notizia né per riassunto né tantomeno nel contenuto. Ma, nell'ansia di ottenere il consenso dei finiani prima e del Colle poi, il Guardasigilli Alfano ha comunque "ceduto" ad alcuni cambiamenti. Come aver fissato il momento del rinvio a giudizio per poter allontanare dal processo un pm "colpevole" di una fuga di notizie e semplicemente denunciato, anche in via strumentale, da un imputato. O l'aver escluso le riprese visive dai nuovi limiti o aver deciso che per ottenere un tabulato basta l'ok del gip.
Ma è con gli emendanti di Giulia Bongiorno che il testo fa un salto di qualità. Basti pensare al ripristino della definizione di "privata dimora" per indicare il luogo dove non si può mettere una microspia, anziché quella ben più generica di "luogo privato", che avrebbe escluso da un ascolto ambientale un'auto o un ufficio. Di assoluto rilievo il ripristino della possibilità di mettere sotto controllo i telefoni di imputati "ignoti" solo a patto che "possano fornire elementi utili ai fini della prosecuzione delle indagini".
Dunque, se tutti gli emendamenti dovessero passare, la legge-bavaglio, pur restando tale, lascerà almeno qualche spazio in più a pm e polizia per le indagini.
L'intevento dell'Onu e lo sconcerto di Frattini - La legge sulle intercettazioni deve essere "o eliminata o rivista". Lo ha affermato in un comunicato il relatore speciale Onu per i diritti Frank La Rue, rivolto al governo italiano. La Rue avverte che "se adottata nella sua forma corrente, (la normativa) può minare la possibilità di beneficiare del rispetto del diritto di libertà d'espressione in Italia".
"Secondo l'attuale disegno di legge - ha sottolineato La Rue - chiunque non sia accreditato come giornalista professionista può essere condannato a quattro anni di carcere per aver registrato una comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e per aver poi reso pubblica tale informazione". Secondo il relatore speciale Onu, "tale grave pena minerà in modo serio tutti i diritti individuali di cercare e diffondere un'informazione imparziale, in violazione del Convenzione internazionale sui diritti civili e politici di cui l'Italia è parte".
Preoccupazioni anche per l'introduzione di una sanzione per giornalisti ed editori che pubblichino il contenuto di intercettazioni prima dell'inizio di un processo. "Tale punizione - ha proseguito La Rue - che include fino a 30 giorni di carcere e un'ammenda fino a 10.000 euro per i giornalisti e 450.000 per gli editori è sproporzionata rispetto al reato". Secondo il relatore Onu, "queste norme possono ostacolare il lavoro dei giornalisti investigativi su materie di interesse pubblico, come la corruzione, data l'eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia, e come sottolineato più volte dal Consiglio d'Europa".
"Sono consapevole - ha concluso il relatore speciale Onui - che il disegno di legge è stato avanzato per preoccupazioni sull'implicazione della pubblicazione delle intercettazioni sui procedimenti giudiziari e sul diritto alla privacy. Tuttavia, il disegno di legge nella sua forma attuale non costituisce una risposta appropriata a tali preoccupazione e pone minacce al diritto alla libertà d'espressione". La Rue, ricordando anche le proteste dei giornalisti, ha esortato il governo ad "astenersi dall'adottare questo disegno di legge nella forma attuale, e di impegnarsi in un dialogo con tutte le parti in gioco, in particolare con i giornalisti e i media, per assicurare che le loro preoccupazioni siano tenute da conto" e si è detto "ansioso" di cooperare con il governo italiano, in vista di una "possibile missione di sopralluogo nel 2011 per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto di espressione in Italia".
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, commentando la decisa presa di posizione del relatore speciale dell'Onu, ha detto: "Sono fortemente sorpreso e sconcertato per questa posizione di un rappresentante dell'Onu". "In tutti i Paesi liberali e democratici del mondo – prosegue Frattini – non è consentito dalla pubblica accusa di divulgare prima della sentenza definitiva atti che devono restare segreti. Questo per la semplice ragione che in democrazia si tutelano anche i diritti degli indagati. Il processo mediatico è una barbarie, non un principio di diritto, ecco perché credo che si dovrebbero leggere le proposte legislative prima di fare interventi del genere. In uno stato democratico e liberale qual è l’Italia - ha concluso il responsabile della Farnesina – il Parlamento sovrano decide e sulle proposte in itinere nessuno può interferire".
"Non siamo stupiti dal comunicato dell'Onu, anzi ci avrebbe sorpreso se si fossero espressi a favore'', commenta invece il vice presidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello. "La concezione dei diritti e delle libertà che ha l'Onu - ha rimarcato Quagliariello - si commenta da sé. Ci sono interi scaffali di librerie sui paradossi cui le Nazioni Unite sono arrivati. Questo pronunciamento - ha tagliato corto - è un'altra perla della collana...".
Di segno opposto la lettura che del richiamo fa l'Italia dei Valori che con il presidente dei deputati Massimo Donadi ha sottolineato come "dopo il dipartimento della giustizia americano, dopo l'Osce, ora persino l'Onu dice che il ddl intercettazioni va abolito. Una simile concentrazione di critiche - ha rimarcato Donadi - tutte provenienti da organismi internazionali che per prassi consolidata ben si guardano, in circostanze normali, dall'intervenire nelle faccende interne di altri Stati, non conosce precedenti e si giustifica soltanto con l'inaudita gravità di un provvedimento che è insieme criminogeno e lesivo del fondamentale diritto costituzionale alla libertà di informazione".
[Informazioni tratte da Repubblica.it, Adnkronos/Ing, Aise]