Nella zona A della riserva naturale Oasi del Simeto una traversa costituisce un ostacolo insormontabile per i pesci...
La riserva naturale Oasi del Simeto è stata istituita con Decreto del 14 marzo 1984 dell’Assessore al Territorio e Ambiente e con successivo decreto del 13 marzo 2002 è stata modificata la perimetrazione inserendo, in particolare, il tratto di fiume Simeto compreso tra il ponte Primosole e la confluenza con il fiume Dittaino. Tale tratto è compreso interamente in zona A. In contrada Passo Martino, ricadente nel suddetto tratto, è presente una traversa che sbarra il fiume Simeto, facente parte dell’impianto di trattamento delle acque del fiume Simeto realizzato dal Consorzio ASI di Catania. Si tratta di un’opera che, come tante altre, potrebbe essere definita (volendo usare una terminologia moderata) fortemente discutibile e che, comunque, versa in uno stato di totale degrado e abbandono (come verificabile da chiunque si rechi sui luoghi).
La traversa è stata realizzata diversi anni prima del suo inserimento all’interno della riserva naturale, avvenuto, come detto, col Decreto del 2002. Da quella data ad oggi la sua presenza appare in aperto contrasto con l’esistenza della riserva naturale (e anche prima del 2002 costituiva un gravissimo danno ambientale per il fiume). Essa costituisce, infatti, una barriera insormontabile per i pesci delle acque interne (che comprendono sia i pesci di acqua dolce che alcune specie di pesci marini eurialini che, pur potendo compiere l’intero ciclo biologico in mare, frequentano con regolarità le acque interne per motivi trofici). La traversa oltre a impedire la risalita di tali pesci a monte di essa, costituisce una discontinuità per il fiume. Tenendo presente che essa si trova a circa 7 km a monte della foce del Simeto, appare evidente che la parte dell’asta fluviale del fiume connessa alla foce e libera da sbarramenti presenta una lunghezza trascurabile rispetto al corso dell’intero fiume.
È il caso di osservare che la presenza di simili opere è uno degli elementi che ha contribuito in maniera determinante al noto depauperamento dell’originaria fauna ittica del fiume Simeto e all’estinzione, documentata da studi scientifici, di alcune specie (Ferrito & Tigano, 1995, 1996; Zerunian, 2002, 2003, Lo Duca & Marrone, 2009).
Legambiente ha denunciato tale situazione, che verosimilmente è ignorata dall’Ente gestore, la Provincia regionale di Catania. La documentazione fotografica presente sul sito di Legambiente Catania serve da esempio di ciò che avviene in corrispondenza della suddetta traversa. Le foto, scattate nel presente mese di settembre, riprendono un’elevata concentrazione di cefali (Mugil cephalus Linnaeus, 1758), pesci che notoriamente dal mare risalgono i fiumi spingendosi fino alle acque dolci. In particolare le foto mostrano tali pesci ammassati immediatamente a valle della traversa nel vano tentativo di superarla. Ad attenderli, come documentato dalle immagini, gruppi di pescatori. Eppure la pesca nella riserva, in base al punto b dell’art. 2 del regolamento recante le modalità di uso e divieti allegato al Decreto del 13 marzo 2002, è vietata o, in base al punto c dell’art. 1 dello stesso regolamento, potrebbe essere esercitata solo negli spazi appositamente segnalati e per periodi di tempo determinati dall’Ente gestore (attività che, a quanto risulta a questa Associazione, non è stata effettuata, come, peraltro, sembra dimostrare l’assenza di qualunque cartello di segnalazione).
Per tutto quanto esposto Legambiente ha chiesto di conoscere dall’Ente gestore quali provvedimenti o azioni abbia intrapreso dal 2002 ad oggi per ridurre o eliminare il gravissimo impatto ambientale prodotto all’intero corso del Simeto dalla traversa dell’A.S.I., ricadente nella zona A della riserva naturale e di conoscere se, nello stesso periodo di tempo, siano stati mai emessi dei verbali nei confronti di pescatori che esercitano l’attività di pesca nell’area corrispondente alla traversa del Consorzio A.S.I.
Legambiente chiederà nei prossimi giorni un incontro con i vertici del Consorzio A.S.I. al fine di attuare interventi volti a eliminare questa problematica di conservazione della fauna.
Purtroppo non possiamo non rilevare che ogni volta che questa Associazione denunzia pubblicamente abusi e violazioni all’interno della riserva naturale Oasi del Simeto, area protetta che la Provincia regionale di Catania gestisce dal 1988, giungono puntuali le repliche dei funzionari o dei politici dell’Ente che quasi sempre cercano di sminuire l’entità dei danni ambientali denunziati o si limitano ad affermare generiche "sensibilità alle problematiche ambientali".
Eppure sono a dir poco innumerevoli gli esempi per i quali, come quello in esame, non pare che la sensibilità alle problematiche ambientali a cui si richiamano i rappresentanti della Provincia regionale di Catania si sia mai attivata. Peraltro tale "sensibilità ambientale" è o dovrebbe (sic!) essere per essi un compito istituzionalmente dovuto per il quale percepiscono degli emolumenti.
L’augurio è che questa ennesima denunzia possa servire ad attivare, non a parole ma con i fatti, la "sensibilità ambientale" dell’Ente gestore.
Legambiente Catania