Nelle elezioni tutto regolare
La Regione siciliana scioglie i dubbi e dà l'interpretazione "autentica" della nuova legge elettorale
La ventisettesima ora ha sciolto i dubbi. Sono passate le 18 di martedì 8 maggio, quando la Regione siciliana dà "l'interpretazione autentica" della nuova legge elettorale che ha fatto il suo spericolato esordio alle elezioni comunali concluse lunedì. Mentre i tecnici dell'ufficio elettorale lavoravano in punta di diritto tra i commi della legge 6 del 2011, i candidati a sindaco di quattro città stavano sulla graticola: l'altro ieri sera avevano superato il 50% dei voti e indossato la fascia tricolore, ieri mattina l'avevano dovuta scucire per poi ricucirla nel tardo pomeriggio.
Il caos è cominciato quando gli eletti a Sciacca (Ag), Villabate (Pa), Erice (Tp) e Misterbianco (Ct) - 4 dei 22 Comuni (su un totale di 147) dove si vota con il sistema proporzionale -, danno un'occhiata ai numeri e stappano lo champagne per festeggiare la la vittoria al primo turno. Vanno a letto da sindaci, ma al loro risveglio due solerti dirigenti della Regione, responsabili dell'ufficio elettorale e dell'assessorato Enti locali, spengono l'entusiasmo dei neo eletti, spiegando loro che il risultato è frutto della cattiva interpretazione della legge da parte dei Comuni.
Perchè? Il calcolo della percentuale - dicono i burocrati - va fatto sul numero di tutte le schede valide, anche quelle in cui è stato segnato solo il nome del candidato della lista, omettendo quello del sindaco. Da quest'anno, infatti, la legge esclude il cosiddetto effetto trascinamento: le preferenze devono essere dichiarate espressamente sulla scheda. Il voto alla lista, infatti, non va automaticamente anche al sindaco ad essa collegato (come avveniva in passato); e così il voto per il candidato al Consiglio non sottintende la preferenza per il sindaco espressione di quella lista o di quella coalizione. Secondo questa interpretazione, la percentuale decresce drasticamente e Leoluca Orlando, per esempio, che a Palermo aveva ottenuto il 47%, si ritroverebbe con una percentuale intorno al 35%.
La confusione nel conteggio dei voti che si è sviluppato nei Comuni con più di 15mila abitanti è dovuto anche alla mancanza di informazioni fornite ai presidenti di seggio che in molti casi non hanno subito individuato i voti relativi solo al sindaco o solo alle liste. "Nel regolamento che ci è stato fornito - ha spiegato un presidente di sezione a Palermo - era specificato che da quest'anno non vale più il voto di trascinamento, ma solo da un'attenta lettura del verbale si poteva desumere che era necessario inserire anche i voti solo per il sindaco e poi solo per le liste (senza preferenze). Questo ha rallentato in moltissimi casi lo scrutinio e alcune sezioni hanno dovuto cominciare da capo".
E così la parola è passata alla Regione, che fino alle 18.30, però, non si è pronunciata. Dopo una frenetica riunione, durante la quale i burocrati sottolineano il vulnus presente nella nuova legge, la Regione prende una decisione - che molti ritengono del tutto politica - di lasciare le cose come stanno. Il risultato di questa tardiva scelta premia i quattro sindaci rimasti in bilico, che finalmente possono festeggiare la loro elezione.
Tutto risolto? In Sicilia non si può mai dire, così come non si può dire quando Palermo avrà il risultato completo delle elezioni, visto che fino a ieri sera 6 sezioni su 600 non avevano ancora fornito i risultati, mentre il portale web della Regione, per tutta la giornata, ha dato lo sconfortante messaggio che "il sito non è attualmente consultabile per aggiornamento dati".
Consultabili sono, invece, i sindaci appena "guariti" dall'amletico dubbio sul loro futuro: "Io sono il sindaco di Misterbianco. Ho appena parlato con l'assessore regionale agli Enti locali, Caterina Chinnici, mi ha detto che i Comuni hanno operato bene e che sta provvedendo a chiarire tutto", ha detto Antonino Di Guardo, finalmente primo cittadino di Misterbianco, che passa dalla depressione all'euforia.
Ciò vuol dire, pure, che viene confermato anche il dato che vede a Palermo Leoluca Orlando al 47,34%, e andare al ballottaggio con Fabrizio Ferrandelli che si attesta al 17%.
Orlando commentando l'eventualità di un errore nel calcolo, aveva dichiarato: "Se io dovessi avere il 37 per cento con il nuovo conteggio dei voti, allora c'è chi (Ferrandelli, ndr) scenderà al 7 per cento".
Intanto, c'è stato il tempo per far si che lo scontro tra i due candidati alla poltrona di sindaco si infiammasse. "Voglio il confronto pubblico con Orlando, lo chiedo pubblicamente. Lo conosco bene e mi basta guardarlo negli occhi per capire quando mente", ha detto Fabrizio Ferrandelli. "Siamo sicuri di potere ribaltare il dato elettorale e di vincere al ballottaggio, che sarà come vincere un referendum". "Leoluca Orlando rappresenta la politica della casta - ha aggiunto -, da 30 anni guadagna 20 mila euro al mese e gira in auto blu. Orlando deve spiegare da dove arriva quel 30 per cento di voti in più rispetto alle sue liste, sarebbe bene che prendesse le distanze da Ciancimino jr che ha dichiarato di votare per lui. Anche il capogruppo del Mpa all'Ars Francesco Musotto ha detto di averlo votato". "Leoluca Orlando è l'uomo dei sospetti, sospettò persino di Giovanni Falcone, non è degno di andare alla commemorazione". Ferrandelli ha rincarato poi la dose: "Orlando è un cialtrone. Chiedo un confronto pubblico con Orlando - ha detto in conferenza stampa - Deve guardarmi negli occhi quando dice certe bestemmie. Io lo conosco bene per essere stato con lui tanti anni, so come lavora".
Ma alla richiesta è arrivato un secco no di Orlando: "Io mi confronto con la città e non con chi da settimane non fa che insultarmi né io voglio insultare. Mi confronterò con le categorie produttive e con altri ma non con chi mi insulta". Commentando poi le parole di Ferrandelli, che lo ha accusato di fomentare "la cultura del sospetto come aveva fatto con Falcone", Orlando ha affermato: "Non voglio replicare a queste affermazioni. Io dico che compito del politico è denunciare le irregolarità. Compito della politica è denunciare i rapporti tra mafia e Stato". "Ricordo ancora il mio incontro con il consigliere istruttore Rocco Chinnici - ha aggiunto Orlando - quando condivisi con lui i miei sospetti su coloro i quali avevano armato la mano degli assassini di Mattarella, se non lo avessi fatto non sarei stato a posto con la mia coscienza. Chinnici mi rispose la penso come lei ma io ho bisogno delle prove lei comunque fa bene a denunciare".
E Costa rimane contento... - "Ho sentito tutti, si sono complimentati per i 30 mila voti che abbiamo conquistato uno per uno e che rappresentano un risultato straordinario perchè partivo da zero e ho ottenuto 30 mila consensi". Così Massimo Costa, candidato sindaco di Palermo di Pdl Udc e Grande Sud, che ha ottenuto circa il 13 per cento dei consensi, ha risposto ai cronisti in conferenza stampa che gli chiedevano se avesse sentito i big sponsor dei partiti che sostenevano la sua candidatura. "Al ballottaggio non sosterrò né Leoluca Orlando, né Fabrizio Ferrandelli, i miei elettori sono liberi di fare quello che riterranno opportuno". "Il nostro è un progetto civico e risultato ottenuto è straordinario, io sono un candidato nuovo che non ha mai fatto politica e che in 30 giorni ha raccolto 30 mila voti. Il dato politico lo devono analizzare i partiti, noi analizziamo il nostro risultato". "Ho raggiunto un risultato migliore di candidati come Alessandro Aricò e Marianna Caronia, che fanno politica da tempo - ha aggiunto - altri da quando sono nati, distribuendo prebende e clientele. Noi non abbiamo partecipato a queste spartizioni e questo risultato è un punto di partenza". "Il nostro progetto comincia oggi - ha concluso - resteremo vigili sull'operato della futura amministrazione". "Continuerò a rappresentare i 30 mila elettori che mi hanno votato, è chiaro che questo patrimonio non sarà disperso. Il progetto civico per la città continua".
Il "grande successso" di Riccardo Nuti - "Un grande successo". Riccardo Nuti, candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle non ha dubbi nell'archiviare positivamente la prima esperienza elettorale in Sicilia della sua formazione. L'essersi fermati ad una manciata di voti dall'ingresso in consiglio comunale lascia amarezza tra gli attivisti del Movimento (è stato sfiorato lo sbarramente del 5%), ma lascia sperare bene per il futuro.
"Questa tornata elettorale - commenta Nuti - ha dimostrato inequivocabilmente in tutta Italia la netta volontà degli elettori di farla finita con i vecchi sistemi di potere. Da noi il fenomeno è stato meno vistoso che in altre parti, ma è notorio che al Sud i vincoli di dipendenza dell'elettore dai partiti sono più accentuati. L'avere, però, sfiorato al primo colpo l'ingresso al Palazzo è per noi motivo di grande orgoglio, specie se si considera che siamo una formazione giovanissima e fino a poco tempo fa quasi sconosciuta".
A Nuti le urne hanno riservato comunque una beffa. "E' triste - dice - dovere constatare che pur essendo il candidato consigliere più votato a Palermo non potrò entrare a Palazzo delle Aquile in virtù di una legge costruita appositamente sulle logiche di potere dei vecchi partiti. E' questo, comunque, un grandissimo risultato, insperato alla vigilia, che ci spinge a continuare con rinnovato vigore anche in segno di ringraziamento a tutti coloro che hanno creduto in noi".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, AGI, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno, Ufficio Stampa Movimento 5 Stelle]