Nello Yemen in 20mila in piazza contro Saleh
Mentre l'Egitto è in fiamme migliaia di yemeniti sono scesi in piazza per il 'Giorno della collera'
Mentre l'Egitto è in fiamme, anche lo Yemen scende in piazza per il 'Giorno della collera'. Sono circa 20mila i manifestanti che hanno affollato ieri il centro di Sana'a per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, da 30 anni al potere.
La giornata di mobilitazione, proclamata dai partiti di opposizione sulla scia delle rivolte nei paesi del Maghreb e in Egitto, non si è limitata alla sola capitale. Anche in altre città del paese la gente è scesa in piazza. Per i partiti d'opposizione, le promesse di Saleh, che ha annunciato di non volersi ricandidare alle prossime elezioni, non sono sufficienti e per questo motivo ne chiedono l'immediata destituzione.
I manifestanti hanno marciato per quattro chilometri da un sobborgo della capitale, Bab al-Yemen, fino a piazza Tahrir, nel centro di Sana'a. "No al potere ereditario, no al potere di una famiglia, no agli emendamenti costituzionali", si leggeva sui cartelli di quella che è stata la seconda manifestazione indetta nella capitale yemenita dall’opposizione nell’ultima settimana.
Ali Abdullah Saleh
Parallelamente alla manifestazione antigovernativa, a Sana'a sono scesi in strada anche alcune migliaia di sostenitori del presidente, attivisti del partito al potere e dipendenti pubblici, armati di foto di Saleh e bandiere dello Yemen. "Con l'anima e il sangue sacrifichiamo noi stessi per te, presidente Ali", era uno degli slogan gridati.
Nonostante si temesse la replica di quanto avvenuto in Egitto, con scontri tra oppositori e supporter di Saleh, tutto è finito senza incidenti.
Ma il ministro degli Esteri yemenita, Abu Bakr al-Qurbi, respinge il parallelo con l'Egitto. In Yemen "non c'è una frattura netta tra il partito al governo e l'opposizione", ha detto in un'intervista ad Aki Adnkronos International nel corso di una sua visita a Bruxelles. Al-Qurbi spiega che "il dialogo avviato da tempo tra il governo e l'opposizione è l'elemento chiave per cui lo Yemen si differenzia dall'Egitto e dalla Tunisia". "Abbiamo avuto passi avanti e momenti di stallo in questo confronto - ha sottolineato - ma questa è una valvola di sicurezza per il nostro paese, perché da entrambe le parti c'è la volontà di affrontare la questione delle riforme e della loro attuazione".
Il ministro non nega l'esistenza di visioni divergenti in merito ad alcuni punti del processo di riforma, ma si dice certo che "le cose si possano risolvere con il consenso o il ricorso alla Costituzione". "C'è chi vuole far credere che ogni manifestazione in Yemen sia una ripercussione di ciò che succede in Tunisia o in Egitto, ma questo non è vero", ha assicurato, sottolineando che nel suo paese il pluralismo politico "non è una novità", come non lo sono quindi le manifestazioni. "Il governo yemenita - precisa - ha sempre affrontato le manifestazioni in un quadro istituzionale, a patto che non si trasformino in atti di violenza e vandalismo".
E sulla situazione in Egitto spiega che "la stabilità del paese è importante per gli egiziani, per la regione e per tutto il mondo, ma non bisogna intromettersi". "Spero che la situazione si stabilizzi al più presto - aggiunge - perché in Egitto ci sono politici in grado di risollevare il paese". [Adnkronos/Ing]