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NERO NATALE

I guerriglieri nigeriani del Mend: ''Gli ostaggi resteranno con noi ben oltre la fine dell'anno. In questa vicenda non c'è spazio per la compassione''

20 dicembre 2006

AGGIORMENTO
Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend), ha accusato l'Eni-Agip di aver offerto un riscatto per la liberazione dei quattro ostaggi, aggiungendo che preferiscono ucciderli piuttosto che rilasciarli per soldi. Il Mend lo afferma in una e-mail inviata ai media, aggiungendo che pagare riscatti è illegale sia in Nigeria che in Italia.
''Consigliamo all'Agip di ignorare tutti coloro che si propongono come persone in grado di facilitare la liberazione degli ostaggi'', si legge nel messaggio del gruppo. ''Non succederà mai. Piuttosto gli ostaggi saranno uccisi. E' una promessa''. ''Come abbiamo già detto in precedenza, la liberazione dei quattro uomini è legata alla liberazione dei quattro ostaggi originari del Delta del Niger che sono nelle mani del governo nigeriano'', indica ancora il messaggio.

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Due giorni fa il rappresentante del Mend (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger), Jomo Gbomo, ha spedito al Corriere della Sera alcune fotografie che ritraggono i tre tecnici italiani (Francesco Arena, Cosma Russo e Roberto Dieghi), insieme ad un collega libanese (Imad S. Abed), rapiti lo scorso 7 dicembre dalla stazione di pompaggio dell'Agip nello stato di Bayelsa, nel sud della Nigeria.
Nelle foto, seppur di non buona qualità, gli ostaggi, tenuti da qualche parte nella giungla della Nigeria, appaiono in discrete condizioni.
''Non so quando potranno essere rilasciati - ha scritto Jomo in un messaggio mandato insieme alle foto - tutto dipende dalla buona volontà del governo nigeriano che deve liberare i detenuti nostri fratelli incarcerati senza nessun motivo''. ''Noi non intendiamo fare del male a nessuno. Vogliamo però portare a conoscenza del mondo le condizioni di vita della popolazione che vive in uno stato di povertà assoluta mentre è proprietaria delle ricchezze petrolifere nascoste nel sottosuolo del delta del Niger''. ''Le compagnie petroliere straniere, tra cui l'Agip - conclude Jomo nel messaggio - sono responsabili del degrado della Nigeria. Hanno corrotto i governanti e colluso con i dittatori e provocato lo scempio ecologico che è sotto gli occhi di tutti''.

La liberazione dei quattro ostaggi, dunque, non sembra essere imminente, il Mend prevede di trattenerli ''ben oltre'' la fine dell'anno: ''Credo che resteranno con noi ben oltre la fine dell'anno – ha detto un portavoce del gruppo di ribelli -. In questa vicenda non c'è spazio per la compassione''.
Una determinatezza che risulta ancora più chiara dopo gli attacchi dell'altro ieri a due strutture petrolifere occidentali, una dell'Agip e la seconda della Shell, che volutamente non hanno provocato alcuna vittima e con il dichiarato obiettivo di tenere alta l'attenzione sulle loro richieste.
Con una strategia mediatica ben studiata, i guerriglieri del Mend hanno prima annunciato tre attacchi a strutture petrolifere occidentali, quindi ne hanno eseguiti due. La terza esplosione è stata cancellata all'ultimo momento perché, secondo quanto sottolineato dal portavoce dell'organizzazione, ''c'era una grande concentrazione di civili sul luogo e abbiamo soprasseduto per evitare la perdita di vite innocenti''. Nello stesso messaggio, il Mend ha lanciato un nuovo avvertimento a tutti coloro che lavorano per le compagnie petrolifere nel Delta, esortandoli a ''stare lontani dagli edifici di queste compagnie''. Il gruppo ha poi concluso la giornata inviando al ''Corriere della Sera'' le foto dei quattro ostaggi, e annunciando nuovi sequestri: ''Cattureremo presto altre persone, finché non ne avremo in mano a sufficienza per poter negoziare con il governo nigeriano''.

''Si tratta di un gruppo ben organizzato e che ha tempo; bisogna quindi aspettare che concretizzino meglio le loro richieste. Purtroppo - ha spiegato una fonte che sta lavorando per la soluzione del caso - ci sono anche dinamiche preelettorali nigeriane''.
L'Eni da parte sua, sta silenziosamente lavorando per facilitare il negoziato su basi economiche e cercando di favorire compensazioni locali, ma la preoccupazione per un sequestro che era stato previsto veloce e che invece si sta allungando pericolosamente (nonostante il Mend anche oggi abbia confermato di ''non voler fare del male a nessuno''), aumenta di giorno in giorno.

Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger - Nato nel dicembre scorso dalle ceneri di vari altri gruppi ribelli, il Mend è un'organizzazione tanto strutturata quanto misteriosa: il suo portavoce rilascia interviste via posta elettronica con il nome di battaglia di Jomo Gbomo; i suoi militanti agiscono nell'ombra, assaltando le postazioni dell'esercito federale e prendendo in ostaggio tecnici stranieri. A differenza di altre organizzazioni - che mischiavano militanza politica con sequestri a scopo di estorsione - il Mend avanza principalmente rivendicazioni di carattere politico: per il rilascio dei quattro tecnici attualmente nelle sue mani chiedono la liberazione di due personaggi di spicco del panorama politico del Delta incarcerati dal governo federale, l'ex governatore dello stato di Bayelsa Diepreye Alamieieseigha e Alhaji Dokubo Asari, fondatore di un altro gruppo ribelle molto attivo fino all'anno scorso nel paese. Il primo è accusato di corruzione; il secondo - leader incontrastato della Niger Delta People's Volunteer Force (Ndpvf) - è una figura controversa, che ha a più riprese cercato di negoziare con il governo federale migliori condizioni, prima di finire in carcere con l'accusa di alto tradimento.

Le tecniche di guerriglia adottate dal Mend sono molto più articolate di quelle usate dai gruppi che lo hanno preceduto. Le auto-bomba non si erano mai viste da quelle parti fino all'aprile scorso, quando i ribelli ne hanno fatte esplodere due a pochi giorni di distanza a Port Harcourt e a Warri, altra cittadina del Delta, prendendo di mira una caserma dell'esercito e un'installazione petrolifera. In quel caso, c'erano stati due morti.
Con l'approssimarsi delle elezioni generali dell'aprile prossimo, in cui dovranno essere eletti sia il nuovo presidente della repubblica che i governatori dei 36 stati che compongono la Nigeria, la situazione appare destinata a ingarbugliarsi sempre più. I ribelli del Delta, che chiedono sostanzialmente una più equa distribuzione delle ricette petrolifere attualmente risucchiate dal governo centrale, sono destinati a giocare un ruolo sempre più rilevante nel gioco politico del gigante africano.
La loro idea è quella di mettere in ginocchio il paese provocando la fuga delle compagnie petrolifere, che assicurano l'ossatura dell'economia nigeriana (le cui esportazioni dipendono per il 95 per cento dal greggio). Se si considera che, nell'ultimo anno, la produzione totale è calata di 500mila barili (sui 2,5 milioni complessivi) proprio in seguito ai loro attacchi, si capisce che le loro minacce sono da prendere sul serio.

 

 

 

 

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20 dicembre 2006
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