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Nessun giallo sul cadavere del bandito Giuliano

Dall’esame del Dna risulta che il corpo sepolto nel cimitero di Montelepre è quello del criminale siciliano

17 gennaio 2013

Il mistero della sua morte resiste da quasi 63 anni. Ma almeno sulla sua identità non ci sono più dubbi: è proprio di Salvatore Giuliano il corpo sepolto nel cimitero di Montelepre, il piccolo paese della cintura palermitana dove il più famoso e sanguinario bandito del dopoguerra siciliano era nato il 16 novembre 1922.
Il giallo su uno scambio di persona, alimentato da racconti romanzeschi, è stato smontato dagli esami del Dna: nel confronto con quello del nipote Giuseppe Sciortino i periti hanno raggiunto una certezza superiore al 90 per cento che lo scheletro sia proprio del bandito e non di un sosia ucciso al suo posto. Inevitabile quindi l'archiviazione dell'indagine decisa dal gip Giuliano Castiglia su richiesta dei pm Paolo Guido, Lia Sava e Francesco Del Bene.

Giuliano era stato ucciso il 5 luglio 1950. Con tante analogie con l'attualità, gli uomini del corpo speciale antibanditismo, inviati in Sicilia, avevano intavolato con lui una "trattativa" che avrebbe dovuto assicurargli un salvacondotto per gli Stati Uniti. Ma Giuliano fu stritolato da una trama oscura: sarebbe stato tradito e assassinato dal cugino-luogotenente Gaspare Pisciotta, a sua volta ucciso con un caffè avvelenato nel carcere dell'Ucciardone.
Le circostanze della fine di Giuliano sono state occultate dai carabinieri che organizzarono la sceneggiata di un finto conflitto a fuoco in un cortile di Castelvetrano. L'inganno fu svelato dal giornalista Tommaso Besozzi in un famoso articolo per L'Europeo intitolato: "Di sicuro c'è solo che è morto". Ma anche quell'unica certezza è stata messa in dubbio da una suggestiva ricostruzione dei fatti consegnata in punto di morte a due infermieri da Gregorio Di Maria, l'avvocaticchio che ospitò il bandito a casa sua fino al giorno della sua morte. Secondo Di Maria, Giuliano riuscì a rifugiarsi negli Usa perché al suo posto sarebbe stato ucciso un giovane sosia.

Un esposto degli storici Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino provocò l'apertura di un'inchiesta. Il 28 ottobre 2010 l'allora procuratore aggiunto Antonio Ingroia ordinò la riesumazione dello scheletro per un esame medico-legale che avrebbe potuto aprire nuovi spiragli sulla storia controversa di Giuliano: un giovane sbandato diventato bandito per caso ma entrato in una storia più grande di lui. La leggenda popolare del bandito che rubava ai ricchi per dare ai poveri non ha mai oscurato le imprese sanguinarie che il "re di Montelepre" compiva per colpire la democrazia appena nata e le speranze di riscatto delle forze popolari dalla mafia e dal feudo. Questo disegno, sostenuto da forze eversive, lo portò a organizzare la strage di Portella delle Ginestre il primo maggio 1947.
La riesumazione del suo corpo ha alimentato aspettative di nuove verità. Ma l'esito degli esami del dna, compiuti da Renato Biondo e Francesco De Stefano del dipartimento di medicina legale dell'Università di Genova, riporta ora i misteri nella tomba di Giuliano. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

- Il mistero del Bandito Giuliano (Guidasicilia.it, 10/11/12)

 

 

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17 gennaio 2013
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