Nessun regalo per i precari
Il Commissario dello Stato ha impugnato la legge siciliana sui precari: "Manca la copertura finanziaria"
Natale amaro per oltre 25 mila precari siciliani che prestano servizio nella pubblica amministrazione alla Regione e negli enti locali. La scure del Commissario dello Stato si è abbattuta sulle norme della legge varata il 14 dicembre scorso dall'Ars (LEGGI) che ne prevedeva la stabilizzazione.
Per accedere nella pubblica amministrazione afferma l'impugnativa "il concorso pubblico è innanzitutto, condizione per la piena realizzazione del diritto di partecipazione all'esercizio delle funzioni pubbliche da parte di tutti i cittadini". La procedura concorsuale, come prevede la Costituzione "consente infatti ai cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizione di uguaglianza e senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro talenti". La prova concorsuale inoltre serve "a che il reclutamento dei pubblici impiegati avvenga in base a criteri di appartenenza politica e garantisca, in tal modo, un certo grado di distinzione fra l'azione del Governo, normalmente legata agli interessi di una parte politica" e quella dell'amministrazione. Inoltre nella legge manca la copertura finanziaria adeguata. Essa deve essere invece "credibile, sufficientemente sicura, non arbitraria o irrazionale". Per quanto riguarda infine la proroga dei rapporti di lavoro la norma prevista nella legge varata dal parlamento siciliano si connota "come uno strumento surrettizio per consentire l'immissione definitiva in ruolo dei dipendenti in questione - si legge ancora nell'impugnativa - indipendentemente da qualsiasi forma di procedura selettiva pubblica nonché dalla necessaria, preventiva verifica dei fabbisogni di personale degli enti e dalla conseguente programmazione delle assunzioni".
Secondo il commissario dello Stato inoltre "l'aver prestato attività a tempo determinato alle dipendenze dell'amministrazione regionale non può essere considerato, in mancanza di altre particolari e straordinarie ragioni, un valido presupposto per una riserva di posti". La stabilizzazione "appare piuttosto costituire un privilegio a favore di una vasta categoria di persone che riduce indebitamente la possibilità di accesso dall'esterno, violando il carattere pubblico del concorso e conseguentemente i principi di imparzialità e buon andamento dell'amministrazione".
Inoltre ritornando alla copertura finanziaria del provvedimento vi deve essere "l'obbligo del legislatore di indicare i mezzi di copertura di una nuova o maggiore spesa: non può ritenersi assolto mediante l'autorizzazione ad iscrizioni nel bilancio". Un bilancio regionale, che "presenta, secondo quanto rilevabile dall'analisi dei conti consuntivi dell'ultimo triennio, un deficit strutturale di circa 1.500 milioni di euro all'anno".
Bloccato infine l'articolo che applica per un anno ai dipendenti delle fiere di Palermo e Messina il trattamento riservato al personale proveniente dai soppressi enti pubblici economici della Regione e confluito in una società a totale partecipazione regionale: una norma che provocherebbe "fonte di disparità di trattamento rispetto alla generalità di dipendenti di altri enti prossimi alla liquidazione".
"L'impianto ha tenuto: avevo detto che quella sui precari era una legge 'onesta' che non si limitava ad una proroga, che comunque è stata garantita, ma intendeva provare ad aprire un fronte nella direzione delle stabilizzazioni". Questo è quanto sostenuto da Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all'Ars, a proposito dell'impugnativa da parte del Commissario dello Stato di alcuni articoli dela legge sulla proroga e la stabilizzazione dei precari. "Alla luce dell'impugnativa del Commissario dello Stato - ha aggiunto Cracolici - le stabilizzazioni non solo sono consentite nei limiti previsti dalle disposizioni nazionali, ma adesso questo processo potrà avvenire in deroga ai vincoli di stabilità per i comuni che, a tal fine, dovranno considerare solo la parte finanziaria a loro carico e non il contributo che la Regione eroga per i precari (fra l'80 e il 90%). Si tratta, come è evidente, di una norma fondamentale. Adesso, di fatto, si estende a tutte le amministrazioni che hanno previsto nelle loro piante organiche l'utilizzo del personale in questione, la possibilità di avviare le procedure di stabilizzazione". "Naturalmente - ha concluso Cracolici - ipotizzavamo che alcune parti della legge potessero essere impugnate dal Commissario dello Stato: credo che, dopo i necessari approfondimenti, dovremo riproporle per arrivare al giudizio della Corte Costituzionale. La Sicilia deve dotarsi delle norme necessarie per chiudere la pagina del precariato e porre fine ad una stagione che abbiamo ereditato, iniziata oltre 15 anni fa".
"Le ragioni dell'impugnativa del Commissario dello Stato sulle legge per i precari corrispondo alle perplessità giuridiche e politiche che noi Popolari avevamo segnalato all'atto dell'esame del ddl. Ci era sembrato, infatti, un tentativo demagogico quello di annunciare stabilizzazioni sic et simpliciter senza un aggancio alle normative ed alla giurisprudenza nazionali". Questo invece il commento di Rudy Maira, capogruppo dei Popolari di Italia domani all'Ars. "Davanti a questo stop da parte del Commissario dello Stato - ha proseguito - ora è opportuno che almeno sul personale dei consorzi di bonifica si avvii immediatamente la discussione di un ddl ad hoc, da proporre anche assieme all'esercizio provvisorio o contestualmente, per consentire la proroga contrattuale. Anche se rimane il dubbio che la norma sui consorzi era stata così concepita, in ambienti governativi, con l'obiettivo di farla bocciare dal Commissario". "Per quanto riguarda la platea dei precari degli enti locali - ha concluso - è necessario un lavoro legislativo, a partire dalle commissioni permanenti, per elaborare una legge che consenta realmente l'immissione in ruolo di questo personale che, per i troppi anni vissuti nel limbo burocratico, non merita norme che tutto sono tranne che provvedimenti seri per consentire il pieno impiego a tempo indeterminato".
"Il percorso per la stabilizzazione dei precari è iniziato e andrà in porto. Partiamo da un presupposto: deliberatamente o meno, non è stato colto il punto che noi riteniamo fondamentale e cioè che per noi questa stabilizzazione è un fatto moralmente e finanziariamente irrinunciabile e andremo avanti fino al raggiungimento dell'obiettivo". Così il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo nel suo blog. "Si tratta di 22.500 persone e delle loro famiglie, precari da 18 o 20 anni, che non possono essere licenziate e che non possono continuare a vivere con l'incubo e l'incertezza di una proroga che arriva o meno. L'anno scorso rischiammo di non poter approvare l'ennesima proroga e i 'quattro paladini di Francia', i parlamentari nominati dai padroni e messi là per eseguire gli ordini e non per difendere gli interessi dei propri cittadini, si sono messi di traverso". "Il commissario dello Stato - ha scritto ancora il governatore - ha impugnato alcuni punti della legge, gli altri domani saranno promulgati: la stabilizzazione si può fare, il finanziamento che dà la Regione non viene conteggiato ai fini del calcolo per cui la spesa del personale non può superare il 40%. Alcune categorie di precari devono fare i concorsi? Bene. In questi concorsi c'è una riserva del 40% per i dipendenti, l'altro 60% si individua per titoli e per esami. Si può nell'individuare i titoli non tenere in conto l'esperienza portata avanti da anni? Impossibile. Il percorso della stabilizzazione è partito grazie alla determinazione del governo e andrà in porto. Ricorreremo davanti alla Corte Costituzionale contro questa bocciatura, è nostro diritto e lo faremo".
[Informazioni tratte da Ansa, www.raffaelelombardo.it]
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