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Nessun "Sistema Giacchetto"

Il project manager Fausto Giacchetto respinge tutte le accuse: "Mai avuto bisogno dei politici"

21 giugno 2013

AGGIORNAMENTO - È stata scarcerata stamattina dal gip di Palermo, Luigi Petrucci, Concetta Argento, moglie del manager Faustino Giacchetto ritenuto il dominus del comitato d'affari che avrebbe distratto 15 milioni di euro destinati all'ente di formazione Ciapi e pilotato gare d'appalto per la gestione della comunicazione dei grandi eventi siciliani. La donna, accusata di avere emesso fatture per operazioni inesistenti che avrebbero consentito alle società di fatto controllate dal marito di abbattere l'imponibile e soprattutto di ricevere il denaro poi destinato a Giacchetto, è stata interrogata oggi dal giudice. Argento, finita in carcere con altre 16 persone, ha sostenuto di essersi limitata a seguire le indicazioni del manager. Versione data già ieri ai magistrati da Giacchetto che ha definito sia la donna che la segretaria, Stefania Scaduto, anche lei in cella, totalmente estranee alla vicenda. Al termine dell'interrogatorio il legale Giovanni Di Benedetto ha chiesto al gip la scarcerazione della Argento. All'istanza ha dato parere favorevole il pm e la donna è stata liberata con l'obbligo, però, di dimora nel comune di residenza.
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Ieri i pm di Palermo hanno interrogato 5 delle 17 persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta della Guardia di Finanza che ha svelato un comitato d'affari che pilotava appalti pubblici e intascava fondi europei destinati all'ente di formazione Ciapi.
Davanti ai magistrati sono comparsi Faustino Giacchetto, dominus dell'organizzazione, Rino Lo Nigro, direttore dell'Agenzia regionale dell'Impiego, gli imprenditori Pietro Messina e Luciano Muratore e l'esponente del Pid Domenico Di Carlo.  
Nell'ambito dell'inchiesta, che vede indagati diversi politici per illecito finanziamento ai partiti e corruzione - alcuni sono stati sentiti l’altro ieri - sono stati sequestrati 28 milioni di euro.

Nessun "sistema Giacchetto" - Si è difeso negando ogni colpa Fausto Giacchetto, il project manager ritenuto la "mente" del comitato d'affari che si sarebbe appropriato di 15 milioni destinati all'ente di formazione Ciapi e avrebbe pilotato diverse gare d'appalto per la gestione della comunicazione dei Grandi eventi siciliani.
Giacchetto ha risposto per 4 ore alle domande dei pm sostenendo, tra l'altro, che 11 dei 15 milioni dati al Ciapi sarebbero stati destinati all'assunzione di oltre 200 persone incaricate di collocare nel mondo del lavoro 1500 giovani, in realtà mai assunti. Il manager ha respinto le accuse di corruzione e turbativa d'asta.
Alle domande dei pm ha risposto anche l'imprenditore Pietro Messina che avrebbe fatto qualche ammissione, mentre Luciano Muratore avrebbe sostenuto di avere regolarmente fatturato i servizi resi al Ciapi. Si è avvalso della facoltà di non rispondere invece l'esponente del Pid Domenico Di Carlo.
Pietro Messina ha ammesso di avere fatto una gran quantità di false fatture per conto di Giacchetto. Quelle fatture, già individuate dal nucleo di polizia tributaria della Finanza, erano lo strumento più efficace per fare scomparire fiumi di soldi pubblici. Ne sono spariti almeno quindici dalla casse del Ciapi. Ma lui, il principale protagonista di questa inchiesta, continua a negare.

La vera preoccupazione di Giacchetto è stata per la moglie Concetta Argento e la segretaria Stefania Scaduto, anche loro finite in manette nel blitz della Guardia di Finanza. "Loro non c'entrano proprio niente", ha detto. Ma non è la premessa di una confessione, bensì ll'inizio di una lunga autodifesa. "Le mazzette? Mai pagato un solo euro di tangente". "I viaggi ai politici? Solo qualche pranzo o cena ad amici". "Il rimborso delle spese elettorali? Mai dato soldi in contanti ai politici. Chi dice il contrario, lo querelo. Avrò fatto qualche bonifico a persone con cui c'erano rapporti di stima". Giacchetto ha tenuto a precisare: "Io non avevo bisogno dei politici, loro non possono fare niente per me. La mia interfaccia sono i tecnici".
Nell'aula interrogatori del carcere Ucciardone, Giacchetto si è presentato con i suoi avvocati, Giovanni Di Benedetto e Fabrizio Biondo, e con loro ha rivendicato il suo ruolo di gran regista della pubblicità in Sicilia. "Quello di cui vi state occupando - ha detto con tono sprezzante - è appena il 4 per cento dei miei affari, che ho costruito grazie alle mie capacità e alla mia rete di relazioni". "Il vero scandalo del Ciapi l'hanno consumato gli assessori tecnici del governo Lombardo - ha detto - facendo diventare l'ente di formazione uno stipendificio".

Di tutt'altro tenore è l'audizione di Pietro Messina, che confessa un milione di euro di false fatture fatte per conto di Giacchetto. Messina dice però di non sapere a cosa servivano così tanti documenti: "Mi limitavo a fare quello che Faustino mi chiedeva. Mi sentivo in debito con lui, mi aveva aiutato in un periodo di difficoltà economica", questo tiene a sottolineare il manager pubblicitario noto anche per il suo ristorante, "Burro". I pm gli chiedono tante altre cose. E così emergono nuove importanti ammissioni: Messina elenca tutte le volte in cui Giacchetto lo mandò a pagare conti e regali. Destinati ad altri. Non è ancora chiaro chi.
Gli interrogatori proseguono oggi. Domani, il gip andrà a Roma, per interrogare il presidente del Ciapi Francesco Riggio.

All’Ars, silenzi imbarazzati, rabbia e amarezza - Silenzi imbarazzati ma anche rabbia e amarezza all'Assemblea regionale siciliana per l'inchiesta della Procura di Palermo sull'uso dei fondi europei che coinvolge cinque deputati regionali, indagati a vario titolo per corruzione, finanziamento illecito: Francesco Cascio del Pdl, Nino Dina dell'Udc, Lino Leanza di Articolo 4, Santi Formica eletto col Pdl e ora al gruppo Musumeci e Carmelo Currenti del gruppo Musumeci per turbativa d'asta.
Mentre il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone (Udc) preferisce non commentare con i cronisti e nei corridoi molti non hanno voglia di esporsi, nel gruppo 5stelle monta lo sgomento. Dopo aver chiesto agli indagati di autosospendersi da parlamentari, i grillini alzano il tiro. E pongono il tema della questione morale.

"Sarebbe opportuno che il presidente dell'Ars convochi una seduta straordinaria per discutere di etica e morale della politica", incalza il 5stelle Salvatore Siragusa che bolla come "squallido e sconcertante" il contesto di escort, orologi di lusso, viaggi pagati con fondi che erano destinati alla formazione professionale di 1.500 giovani, come emerge dall'indagine della magistratura. Siragusa è componente della commissione Ue dell'Assemblea, che è presieduta proprio da uno degli indagati, Francesco Cascio. "Un po’ d'imbarazzo lo provo - ammette il deputato - magari d'ora in avanti avrò con lui un approccio un po’ più distaccato, meno conviviale; mi auguro comunque che riesca a dimostrare la sua estraneità alle accuse".

Francesco Cappello (M5S), invece, è nella commissione speciale per la spending review, insediatasi ieri e di cui fa parte Santi Formica, anche lui indagato, assente ieri mattina al battesimo del nuovo organismo che dovrebbe adottare i tagli del decreto Monti. "Sono un avvocato e dunque per me vige il principio di non colpevolezza fino a quando non si provano le accuse - ha affermato - Dal punto di vista etico, però, ritengo imbarazzante e sgradevole essere accusati di reati gravissimi come la corruzione e il finanziamento illecito". Come deterrente, Cappello rilancia uno dei punti programmatici del Movimento, il limite al mandato parlamentare (gran parte degli indagati è alla quarta legislatura). "Oltre a evitare la gerontocrazia - sostiene - il limite dei due mandati è sicuramente un deterrente rispetto al pericolo di cadere nel sistema della corruzione e delle clientele". E in questo senso i 5 stelle sono pronti a presentare un emendamento al disegno di legge sulla riforma elettorale, che in questi giorni è in discussione in commissione Affari istituzionali. "È un tema importante e ci batteremo perche la norma passi", aggiunge Cappello.

Angela Foti invece suggerisce a Nino Dina di dimettersi da presidente della commissione Bilancio dell'Ars, invita i partiti "ad aprire una riflessione al proprio interno" e rilancia la proposta di una seduta straordinaria sulla questione morale: "Ardizzone l'ha convocata per le vittime di Ustica, sarebbe utile che lo faccia anche per discutere di etica nella politica". E ai suoi colleghi 5stelle dice: "Questa vicenda mi dà maggiore spinta, noi 5stelle dobbiamo essere meno timorosi, dobbiamo insistere di più su certi temi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo]

- Il "Sistema Giacchetto" (Guidasicilia.it, 20/06/13)

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21 giugno 2013
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